“L'ebraismo mondiale è stato, durante sedici anni, malgrado la nostra politica, un nemico irreconciliabile del fascismo..." Queste le parole con cui Mussolini emanò, nel settembre 1938, le leggi razziali, da Piazza dell'Unità di Trieste. Ad una folla giubilante ed osannante, riunitasi intorno ad un enorme palco su cui campeggiava la scritta DUX, fu rivelato per la prima volta in pubblico il contenuto delle leggi razziali. Ma chi le formulò? A distanza di 80 anni dal Manifesto della razza, è stato ripubblicato un volume che rivela chi fossero e che fine avessero fatto i "dieci" scienziati firmatari delle leggi e, soprattutto, perché la storia ne avesse ignorato tanto a lungo le responsabilità.
I DIECI SCIENZIATI Lino Businco, Lidio Cipriani, Arturo Donaggio, Leone Franzi, Guido Landra, Nicola Pende, Marcello Ricci, Franco Savorgnan, Sabato Visco ed Edoardo Zavattari. Sono questi i dieci scienziati che firmarono in Italia il Manifesto della Razza che diede inizio alle persecuzioni razziali nei confronti degli ebrei. 10 nomi che rimasero a lungo nell'oblio ed emersero per la prima volta nel 2005 con il saggio “I dieci” di Franco Cuomo, scrittore e giornalista scomparso nel 2007 ed edito da Bonanno.
IL MANIFESTO Nel sottoscrivere il Manifesto della Razza i "dieci" si resero colpevoli delle deportazioni senza ritorno nei lager nazisti di ottomila cittadini italiani, tra cui settecento bambini. Ma per questo nessuno di loro pagò mai alcun prezzo, anzi furono reintegrati nei loro privilegi, proseguendo le loro carriere. Nessuno di loro venne rimosso dalle cattedre universitarie di cui erano titolari (tolte invece in molti casi agli ebrei esiliati: come Enrico Fermi, Bruno Pontecorvo, Emilio Segrè), cattedre che al contrario essi mantennero fino all’ultimo per essere poi celebrati per i loro incomprensibili meriti anche nella toponomastica urbana e scolastica.
IL LIBRO E’ intorno a questo mistero che ruota il libro di Cuomo, che non solo fornisce prove certe del ruolo teorico e operativo ricoperto dagli scienziati razzisti, prove sui loro incontri a Berlino con Himmler, Hess ed altri carnefici del Reich, delle visite ai campi di sterminio, delle alte cariche ricoperte da alcuni di loro nell’ufficio della razza. Ma allarga anche a macchia d’olio la sua inchiesta. E attraverso gli organigrammi del tribunale della razza e degli enti per la liquidazione dei beni tolti agli ebrei, che pubblica per la prima volta, arriva a identificarne i vertici, scoprendo che a gestirli erano state personalità che poi si erano riciclate con tutti gli onori nella neonata Repubblica. “Personalità”, di cui lo scrittore svela i nomi, spesso sorprendenti, di cui denuncia con coraggio le responsabilità rintracciando i loro stessi scritti, ricostruendone le carriere e le zelanti manifestazioni di adesione ai piani del regime. E non è tutto: nel libro Cuomo si sofferma anche nello spiegare i patetici sforzi di tanti intellettuali che sui giornali dell’epoca cercarono di dimostrare la presunta originalità del razzismo italiano, tanto decantata da Mussolini, che ne sosteneva la primogenitura rispetto a quello tedesco, analizzando il modo in cui si fusero in un unico disegno di morte le fumisterie scientifiche o filosofiche dei razzisti “biologici” e dei “nazionalrazzisti”, degli “esoterici” e degli “spiritualisti”. Ma nel libro sono raccontate anche le eccezioni, i cui nomi sono scolpiti a Gerusalemme sul Muro dell’Onore, che rappresentano un altro capitolo di quegli anni tragici, un elenco che Cuomo riporta in appendice al volume, insieme al censimento dei razzisti italiani, agli organigrammi dell’ufficio e del tribunale della razza, alle banche preposte alla gestione dei beni sottratti agli ebrei, alla lista dei conventi cattolici che diedero asilo ai perseguitati. Un’ampia documentazione che era rimasta inedita, avvolta nell’ombra come i nomi di coloro che d’intesa con il regime avevano elaborato e avallato la sintesi dottrinaria del razzismo fascista contenuta nel Manifesto, che fu preambolo e fondamento delle leggi razziali approvate nei mesi successivi.
CHI ERANO "I DIECI"?
Sabato Visco
Sabato Visco, direttore dell’Istituto di fisiologia generale dell’ateneo della Capitale e dell’Istituto di biologia presso ilConsiglio nazionale delle ricerche. Visco, che aveva retto anche l’Ufficio per la razza, nell’Italia democratica e repubblicana mantenne a lungo il titolo di preside della facoltà di scienze dell’ateneodella Capitale.
Nicola Pende
Nicola Pende, direttore dell’Istituto di patologia medica dell’Università di Roma, era un convinto assertore delle teorie eugenetiche. Il professor Pende seguitò a insegnare, agli studenti dell’università di Roma, fino al 1955.
Lidio Cipriani
L’antropologo fiorentino Lidio Cipriani (1892-1962) fu tra quegli studiosi italiani che più si impegnarono per argomentare sulla diversità, sulla “innata inferiorità mentale” degli africani. Cipriani, per anni, poté seguitare a compiere spedizioni di ricerca antropologica in giro per il mondo.
Arturo Donaggio
Arturo Donaggio, direttore della clinica neuropsichiatrica dell’Università di Bologna, nonché presidente della Società italiana di psichiatria;
Leone Franzi
Leone Franzi, assistente nella clinica pediatrica dell'Università di Milano
Guido Landra
Guido Landra, assistente di antropologia all’Università di Roma
Marcello Ricci
Marcello Ricci, assistente di zoologia all’Università di Roma
Franco Savorgnan
Franco Savorgnan, docente di Demografia all’Università di Roma e presidente dell’Istituto centrale di statistica
Edoardo Zavattari
Edoardo Zavattari. direttore dell’Istituto di zoologia dell’Università di Roma. Zavattari fu lasciato indisturbato, fino al1956, alla direzione del suo Istituto dizoologia.
Lino Businco
Lino Businco, assistente di patologia generale all’Università di Roma.
(red – 14 set)
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