Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

Ketty Roselli, 'Molto sudore per nulla'

Teatro
Dai palchi più prestigiosi agli spettacoli di provincia, lo "Speciale teatro" presenta ogni settimana le novità in cartellone in giro per l'Italia. Tra classici della commedia e della tragedia, opere, One man show, cabaret e "prime", le rappresentazioni teatrali vengono anticipate attraverso una descrizione sintetica dello spettacolo, della sua scenografia e dei suoi autori e interpreti, oltre a un piccolo vademecum con le date e gli orari.

Ketty Roselli, 'Molto sudore per nulla'

MOLTO SUDORE PER NULLA, KETTY ROSELLI AL BRANCACCINO

Monologhi comici, sketch, personaggi radiofonici dal Ruggito del Coniglio, personaggi cabaret da Zelig Lab e soprattutto una carrellata di figure femminili buffe, tenere, surreali, comiche e stravaganti. Questo e tanto altro nello spettacolo “Molto sudore per nulla”, in scena a Roma al Teatro Brancaccino (via Mecenate 2) da giovedì 22 novembre a domenica 2 dicembre, dove Ketty Roselli non mancherà di coinvolgere il pubblico che, con lei, diventa grande protagonista. Le donne come filo conduttore, per ironizzare sulle loro dinamiche, isterie, insicurezze, passioni parlando di amore, sesso, lavoro, voglia di riscatto e molto altro. Il tutto intervallato da contributi video e brani eseguiti dal vivo, accompagnati dal bravissimo Antonio Nasca alle tastiere, con cui l’attrice collabora da anni e che questa volta sarà anche una fantastica spalla. Un modo intelligente e diverso per parlare di donne, usando la leggerezza per raccontare storie e dinamiche di tutti i giorni, reali e surreali, per far ridere, riflettere e sorridere, il tutto sempre all'insegna della comicità. “Questo spettacolo – spiega Ketty Roselli - è nato sotto la spinta di amici e fan che da tempo mi chiedevano di mettere insieme tutti i miei monologhi brillanti e i personaggi comici che ho creato e interpretato in questi anni fra radio, teatro e cabaret. Ho preso coraggio, l’ho fatto e con mia grande sorpresa ho riscontrato davvero molto successo. Ho scelto – continua l’attrice - fra i personaggi più amati e conosciuti, come quelli del Ruggito del Coniglio, e ho riproposto due dei monologhi comici del mio spettacolo su Monica Vitti. Essendo un insieme di personaggi femminili lo spettacolo parla di donne, ma ovviamente non mancano spunti che riguardano anche il mondo maschile, e non solo. Ho comunque cercato di farlo con leggerezza e molta autoironia – conclude - che credo siano la mia forza e le qualità che più mi aiutano a non mollare e ad aver voglia di continuare a fare cose”.  (PO / red)

“UN AUTUNNO DI FUOCO”, MILENA VUKOTIC E MAXIMILIAN NISI AL TEATRO GHIONE

Dal 16 al 25 novembre al Teatro Ghione di Roma (via delle fornaci 37) andranno in scena Milena Vukotic e   Maximilian Nisi in “Un autunno di fuoco” per  la regia  di Marcello Cotugno. “Quando ho letto per la prima volta 'Un Autunno di Fuoco', la prima suggestione che mi si è presentata alla mente è stata la bellissima poesia di Dylan Thomas ‘Do not go gentle into that good night’, un’acuta e emozionante esplorazione in versi sul tema della morte e del morire, come possibile gesto estremo di ribellione – si legge nelle note di regia -  Ma quello di Thomas è anche un estremo urlo di vita, un imperativo che il poeta ci rivolge per ricordarci di come, nell’impossibilità di prevedere le circostanze della fine della nostra storia, dovremmo vivere il tempo che ci è dato. La consapevolezza della morte, infatti, dovrebbe amplificare la passione e l’energia sovversiva con cui decidiamo di vivere il nostro percorso. Il testo di Coble prende spunto (inconsapevolmente?) da questa poesia, se è vero che Alexandra, la protagonista, si rifiuta caparbiamente di andarsene mite all’altro mondo: piuttosto che cedere alle richieste dei suoi figli, che vorrebbero ‘neutralizzare’ la sua vecchiaia tra le mura di una casa di riposo, preferisce barricarsi in casa e difendersi, con degli ordigni fatti in casa, dai possibili attacchi di un mondo esterno da cui si sente incompresa e tradita. Sarà il terzo figlio Chris, che Alexandra non vede da vent’anni, ad accompagnarla, attraverso un percorso di riflessione condivisa che è anche un tagliente e ironico incontro-scontro generazionale, verso una nuova consapevolezza: può esserci bellezza anche nella disgregazione delle cose, in un’età in cui, anche se il corpo perde forza e memoria, si può ancora guardare avanti verso traguardi nuovi e diversi, anche se magari posti appena pochi metri fuori dalla porta. Lo spettacolo asseconda i livelli emotivi del testo, che, proprio come nella vita, sfuma dal registro di commedia brillante e surreale, articolata sull’incessante e caustico botta e risposta madre/figlio, verso quello di una scrittura introspettiva più complessa e profonda, scandita dall’alternarsi dei monologhi dei due protagonisti. Alla fine, la vecchiaia si rivela come una condizione relativa, di perdita ma anche di conquista, che sta a noi investire di significato e di bellezza”. (red)

 

“PRINCIPESSE E SFUMATURE”, IL PLURIPREMIATO SPETTACOLO DI CHIARA BECCHIMANZI IN TOUR

A tre anni dal debutto, Principesse e Sfumature di Valdrada Teatro continua a girare i teatri d'Italia nel segno del divertimento e dell'impegno, operando un percorso di sensibilizzazione che vede Chiara Becchimanzi, giovane talento under 35 di Latina, in tournee lungo lo stivale. Vincitore Roma Fringe Festival, Coppa Solinas e Comic Off 2017, tra i migliori 5 spettacoli dell'anno 2016 per la TOP TEN di Media&Sipario e tra le 10 eccellenze creative del Lazio 2018, “Principesse e sfumature” di e con Chiara Becchimanzi tra novembre e gennaio toccherà L’Aquila, Messina, Roma, Verona, Rimini e tante altre città. L’Ordine degli psicologi ha scelto lo spettacolo per il suo Festival di Psicologia, nella giornata dedicata alle relazioni e all’identità di genere; il nucleo romano del Collettivo Chayn per i diritti delle donne ha celebrato con “Principesse e Sfumature” il primo anno di attività. “Principesse e sfumature” è il diario di una psicoterapia tragicomica, che propone uno sguardo piccante, sincero, acuto, femminile e soprattutto esilarante sui cliché di genere (e non solo). Una donna a cavallo dei 30 anni, una indefinita psicoterapeuta dalla voce suadente, e molte domande: perché le donne di oggi devono essere per forza "tutto"? Cosa vuol dire sottomissione femminile in un contesto in cui una patacca editoriale come "50 sfumature di grigio" vende lo stesso numero di copie di "Don Chisciotte"? Senza mai prendersi troppo sul serio, lo spettacolo e la sua protagonista si interrogano sulla femminilità, sulle relazioni, sulle idiosincrasie della sensualità/sessualità, a partire dalla narrazione di vissuti che potrebbero essere condivisi da molti/e, e che conducono, appena prima della fine, a sentirci bambini e bambine, e chiederci – davvero – se le cristallizzazioni che abbiamo creato per distinguere i generi siano poi così incontrovertibili, o così importanti. (PO /red)

UN RICORDO DELLA DIVINA CALLAS A QUARANT'ANNI DALLA MORTE

Un ricordo della divina Callas a quarant'anni dalla morte: in Master Class, Terrence McNally ripercorre la vita, l'arte, l'ascesa e il graduale distacco dal mondo del grande soprano greco. Lo spettacolo sarà in scena al Teatro della Cometa di Roma (via del Teatro Marcello, 4) dal 20 novembre al 2 dicembre e vede protagonista, nei panni della Divina, Mascia Musy, in scena con e con Sarah Biacchi soprano, Chiara Maione soprano, Andrea Pecci tenore, Diego Moccia pianista. La regia è di Stefania Bonfadelli. In questa pièce che vede come interprete d’eccezione Mascia Musy - attrice capace di dar voce alla complessa personalità di un'artista dalle mille sfaccettature, al suo carisma e ai toni amari del declino di una carriera inimitabile - Terrence McNally focalizza l’attenzione sulle lezioni che la Callas tenne alla Juilliard School Music di New York, dopo essersi ritirata dalla scena. La grande artista rievoca la propria leggenda pubblica e privata senza risparmio di frecciate, mentre si diletta a usare come cavie e vittime sacrificali gli allievi che seguono le sue lezioni.  Ma tra la stizza orgogliosa e la capacità di commuoversi, c'è posto anche per la trepida complicità con una grande professionista che spasima per la verità dei dettagli e la concretezza della recitazione, intimamente soggiogata dalla musica. Il suo pensiero torna con l'insistenza di un incubo alla durezza degli inizi greci, al periodo della fame e della bruttezza, alle battaglie per sopravvivere, alla fatica tremenda di una carriera circondata dall'ostilità.  La commedia è incentrata sui momenti dell’ascesa al tempio scaligero; la “divina” torna quindi a recitare i suoi personaggi e ci conduce, con un ulteriore passaggio, nell'impasse tormentosa dei rapporti amorosi con gli uomini della sua vita: un paternalista Meneghini e un volgare e spietato Onassis, scendendo molto nell'intimo con l’inevitabile approdo al melodramma. (red)

 

"ORA ZERO" DI E CON MARCO DAMILANO: LA FIGURA DI MORO E IL TRAMONTO DELLA REPUBBLICA

 “Siamo quasi all'ora zero: mancano più secondi che minuti”, scrisse Aldo Moro in una delle sue lettere dalla prigionia, riferendosi alla propria vita ma anche alla fine di un sistema politico. Giovedì 22 novembre alle 20.30 sul palco del Teatro Palladium di Roma (Piazza Bartolomeo Romano, 8 ingresso libero fino ad esaurimento posti) arriva “Ora zero” di e con Marco Damilano, per la regia di Antonio Sofi, a chiudere l’anno che segna il 40° anniversario del barbaro omicidio del grande statista, figura emblematica che ha segnato la Storia della Repubblica Italiana. Un percorso di parole, immagini, video per raccontare la figura di Moro e cosa sia successo nei decenni successivi, senza di lui e senza la politica: un’eterna ora zero. Damilano, giornalista e direttore de l’Espresso, autore di “Un atomo di verità. Aldo Moro e la fine della politica in Italia” (Feltrinelli 2018), è affiancato in scena dall’attore Emanuele Caiati - nipote di Moro, figlio di Agnese - che leggerà brani dalle lettere, gli scritti e i discorsi dello statista. Il sequestro di Aldo Moro – compiuto dalle Brigate Rosse il 16 marzo e il cui corpo senza vita fu ritrovato il 9 maggio 1978, dopo 55 giorni di prigionia – ha contrassegnato la fine di una generazione, la sua morte, il tramonto della Repubblica. Marco Damilano ha deciso di tornare a quell’istante, per indagare le traiettorie che, a partire da uno dei capitoli più cupi della storia italiana, si sono dispiegate fino a oggi. Getta luce sul punto in cui la drastica interruzione di una stagione politica si incontra con le vicende personali di una generazione, che tra il 16 marzo e il 9 maggio 1978 assiste alla fine di un’epoca. Dopo via Fani, secondo Damilano, comincia la lunga fine della Prima Repubblica. Un racconto autobiografico che attraversa la dissoluzione della Dc, la morte di Berlinguer, la caduta del Muro, Tangentopoli e la latitanza di Craxi in Tunisia, fino all’ultima stagione, inaugurata dalla sua metafora televisiva: il Grande Fratello. Arriva a Berlusconi, a Grillo e a Renzi, i protagonisti di una politica che da orizzonte di senso e di speranza si è fatta narcisismo e nichilismo, cedendo alla paura e alla rabbia. “Datemi un milione di voti e toglietemi un atomo di verità e io sarò perdente” è una delle frasi più emblematiche di Moro che ben rappresenta cosa ha perso l’Italia con la sua morte.  Testo di Marco Damilano; voce narrante  Marco Damilano , Emanuele Caiati; regia Antonio Sofi. Damilano (Roma, 1968), giornalista, è il direttore del settimanale “l’Espresso”. Tra le sue ultime pubblicazioni: Eutanasia di un potere. Storia politica d’Italia da Tangentopoli alla Seconda Repubblica (Laterza 2012); Chi ha sbagliato più forte. Le vittorie, le cadute, i duelli dall’Ulivo al Pd (Laterza 2013); La Repubblica del selfie. Dalla meglio gioventù a Matteo Renzi (Rizzoli 2015); Processo al nuovo (Laterza 2017). Ha curato Missione incompiuta. Intervista su politica e democrazia di Romano Prodi (Laterza 2015) e partecipa alla trasmissione “Propaganda Live” su La7.(red)

(© 9Colonne - citare la fonte)