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direttore Paolo Pagliaro

..che Dio perdona a tutti: il ritorno di Pif

Libri
Ogni settimana uno scaffale diverso, ogni settimana sarà come entrare in una libreria virtuale per sfogliare un volume di cui si è sentito parlare o che incuriosisce. Lo "Speciale libri" illustra le novità delle principali case editrici nazionali e degli autori più amati, senza perdere di vista scrittori emergenti e realtà indipendenti. I generi spaziano dai saggi ai romanzi, dalle inchieste giornalistiche, alla storia e alle biografie.

 ..che Dio perdona a tutti: il ritorno di Pif

“. . . CHE DIO PERDONA A TUTTI” DI PIF

Arturo è un trentacinquenne, non ha ancora una fidanzata e fa l’agente immobiliare. Il suo principale obiettivo nella vita è mantenere immutato lo stato delle cose. Ha poche passioni che, con scarso successo, cerca di condividere con gli amici di calcetto. La più importante e irrinunciabile sono i dolci, in particolare quelli con la ricotta. Almeno fino a quando entra in scena lei, Flora: la figlia del proprietario della pasticceria che fa gli sciù più buoni di Palermo, il dolce preferito di Arturo. E in un istante diventa la donna dei suoi sogni.
Sveglia, intraprendente, ma anche molto cattolica, Flora sulla religione ha la stessa pignoleria di Arturo sui dolci, ed è proprio così che lui la conquista, interpretando Gesù durante una Via Crucis. Quel giorno è per Arturo un vero calvario, perché durante il tragitto si accorge di aver dimenticato i più semplici insegnamenti cattolici e sbaglia tutto, dando vita a una rappresentazione ai limiti del blasfemo. Ciò nonostante, Flora s’innamora e per un periodo felice i due stanno insieme, senza che lei si accorga della sua indifferenza religiosa e, naturalmente, senza che Arturo la confessi… Un precario equilibrio, fatto di sotterfugi e risposte liturgiche bofonchiate a mezza voce, che non può durare. Quando lei se ne accorge, Arturo, un po’ per sfinimento e un po’ per provocazione, reagisce con insolita fermezza: seguirà alla lettera la parola di Dio. Per tre settimane. Una rivoluzione che cambierà la sua vita, rivelando a lui, ma anche a Flora e a tutti coloro che li conoscono, amici e colleghi compresi, una verità molto scomoda. Con la sua inconfondibile voce, in “. . . che Dio perdona a tutti” (Feltrinelli) Pierfrancesco in arte PIF Diliberto esordisce nel romanzo con un’opera divertentissima che ci costringe a riconsiderare i rapporti che ci legano gli uni agli altri e il senso profondo delle parole solidarietà, uguaglianza, verità.

 

RIPENSARE L’EUROPA CON POLITICHE COMUNITARIE

Cosa ci fa un filosofo della scuola di Francoforte come Habermas insieme al capo di Stato francese Macron e al presidente del Partito Socialdemocratico Tedesco Sigmar Gabriel? Parlano di Europa, di politica, di economica, di diseguaglianze. Lo hanno fatto nel marzo del 2017, in un incontro alla Hertie School of Governance di Berlino, dal titolo "Quale futuro per l'Europa?". Quell'incontro e la discussione profonda che lo ha caratterizzato è diventato da poco un libro di Habermas, Macron e Gabriel: "Ripensare l'Europa" (Castelvecchi, 2018, 48 pagine, 5 euro). Si tratta di un volumetto agile e veloce, che si apre con una introduzione del filosofo tedesco che introduce i temi fondamentali della discussione, ricordando come nonostante tra Germania e Francia il "contesto politico, sociale ed economico sia diversissimo, il sentimento generale dei cittadini riflette [...] un'analoga irritazione: irritazione per l'inerzia dei governi, che – malgrado la crescente e palpabile pressione dei problemi che ci troviamo a fronteggiare – continuano a vivacchiare senza alcuna prospettiva di ristrutturazione. L'impressione è che la mancanza di una volontà politica ad agire si riveli paralizzante, specie alla luce di quei problemi risolvibili solo collettivamente, a livello europeo". E in questo contesto, poi, allargando lo sguardo oltre Germania e Francia e spostandosi verso nord o sud dell'Europa, Habermas fa notare come si riscontrino significative differenze tra le economie, nel debito nazionale, nei tassi di crescita e nei livelli di disoccupazione e come tutto ciò produca, nel concreto, anche una progressiva erosione della coesione politica dell'Unione monetaria e una generale sfiducia popolare nell'UE. In questo contesto, per Macron le cause sul mancato e auspicato funzionamento dell'Unione in quanto tale trovano origine nella bocciatura di Francia e Olanda, nel referendum nazionale di dieci anni fa, del Trattato costituzionale europeo e nel fatto che da allora nessuna nuova visione europeista sia stata messa in campo. Per Gabriel, invece, è cruciale il problema della narrazione politica, per cui ricorda come alla Germania sia sempre attribuita la responsabilità di condizionare l'Europa con le politiche di austerity, indipendentemente da chi la governi. Ma il leader socialdemocratico ricorda come il successo tedesco dipenda anche dal fatto che insieme a politiche di contenimento del debito e di conti in regola, i governi tedeschi abbiano introdotto riforme sociali che prevedevano grandi investimenti: nell'educazione (il programma scolastico a tempo pieno del governo Spd-Verdi), nelle energie rinnovabili, nella ricerca e nello sviluppo. Quindi spiega come a livello sovranazionale l'Europa, per salvarsi, debba avanzare lo stesso modello: coniugare politiche di bilancio con consistenti politiche di investimento e crescita. Nella discussione, poi, non mancano temi come la minaccia del terrorismo, la pressione migratoria, i crescenti razzismi e nazionalismi, i populismi: temi che impongono sempre più la necessità di "elaborare un'agenda europea e una politica comunitaria".

 

 

IL MEDITERRANEO DA BRAUDEL AGLI STUDIOSI DEI GIORNI NOSTRI

Lo storico francese Fernand Braudel, nell’introduzione al libro “Mediterraneo”, scriveva che “la storia non è altro che una continua serie di interrogativi rivolti al passato in nome dei problemi e delle curiosità – nonché delle inquietudini e delle angosce – del presente che ci circonda e ci assedia. Più di ogni altro universo umano ne è prova il Mediterraneo, che ancora si racconta e si rivive senza posa. Per gusto, certo, ma anche per necessità”. E allo stesso tempo, ricordava come in questo piccolo mare siano nate ben tre civiltà: l’Occidente cristiano, con il suo centro a Roma, prolungatosi fino a dare origine all’Unione europea dei nostri giorni; l’Islam, che va dal Marocco all’Oceano indiano e che si contrapporrebbe alla civiltà cristiana; e la civiltà greco-bizantina, vero ponte tra Asia e Balcani. Partendo da questa opera tre studiosi dei giorni nostri, Deborah Paci, Paolo Perri e Francesca Zantedeschi, curatori del libro di recente uscita, “Paesaggi mediterranei: storie, rappresentazioni, narrazioni” (Aracne, 2018, 184 pagine, 12 euro), intendono dimostrare come, impiegando approcci e modelli interpretativi diversi, sia possibile pensare a nuove letture e nuovi modi di studiare il Mediterraneo nel suo contesto di insieme. Il volume, dopo due anni dal VI convegno di Persistenze o Rimozioni, “Mediterraneo, uno spazio liquido”, si presenta come un’opera corale che raccoglie i saggi di nove studiosi quali Michele Bosco, Niccolò Cuppini, Romina Lavia, Marcello Messina, Matteo Morandini, Marta Petrusewicz, Manuelita Scigliano, Annamaria Scorza ed Elisabetta Serafini. Messi insieme dai tre curatori, questi studi dimostrano come il Mediterraneo, trovandosi nella particolarissima condizione di essere racchiuso in mezzo a ben tre continenti, sia un luogo-non luogo nel quale trovano motivo di incontri e conflitti l’Oriente e l’Occidente, il Nord e il Sud del mondo e come questo mare sia storicamente quell’area del Pianeta nella quale vivono storie di integrazione e guerre, di dialoghi o conquiste, di città e imperi dai quali ancora oggi abbiamo molto da imparare per interpretare il presente e per gettare un ponte di integrazione verso quel futuro che sempre più sarà fatto di movimenti migratori e interdipendenza tra Europa, Africa e Medio Oriente.

 

UNA GUIDA ALLA LETTERATURA NOIR

Il Noir è forse il genere cinematografico più prolifico e duraturo della storia del cinema. Legato alla letteratura, ma capace di sviluppare anche moltissimi soggetti originali, accompagna il pubblico sin dagli anni Trenta. Oggi tutto viene etichettato come Noir, ma esistono canoni tematici e stilistici che il lettore deve conoscere per approfondire questo ricchissimo filone. Lo scopo di “Guida alla letteratura noir”, di Stefano Di Marino e Michele Tetro, edito da oggi per Odoya, è introdurre il neofita in un mondo oscuro e complesso e stimolare l’esperto a rivedere e analizzare film classici e meno conosciuti. Una panoramica del genere Noir, così come è stato interpretato non solo nel suo paese d’origine, gli Stati Uniti, ma anche in Francia, in Inghilterra e in Italia, senza tralasciare quelle cinematografie che negli anni hanno integrato il Noir nella loro tradizione: la Spagna, la Scandinavia e l’Estremo Oriente. Chiarita la divisione nei tre periodi principali, Noir classico (dagli anni Trenta fino alla fine dei Cinquanta), neo Noir (dalla Nouvelle Vague fino agli anni Ottanta) e post Noir (le ultime tendenze legate al cinema di Tarantino), il volume affronta tutti i personaggi chiave con un’ampia scelta di film. Si affrontano i protagonisti maschili e femminili nella loro evoluzione, con esempi tratti da un gran numero di pellicole corredate da “Casi scottanti”, film emblematici analizzati nel dettaglio. Gangster, rapinatori, detective, poliziotti onesti e corrotti, dark ladies e donne perseguitate, maniaci e avventurieri in terre lontane, senza dimenticare una folta schiera di uomini e donne coinvolti in situazioni da incubo. Una panoramica che consente non solo di scegliere e apprezzare i singoli film, ma di seguire l’evoluzione di un genere arrivato fino a noi.

 

“NAPOLI. NOSTALGIA DI DOMANI” DI PAOLO MACRY

Napoli è una sorpresa che deve essere cercata senza pigrizie nella carne viva del suo corpo affollato, accettando le tensioni di un viaggio in territori ignoti. È un catalogo di possibilità che la storia ha reso talvolta drammatico. Uno specchio di intelligenze, passioni, ferite, in cui a ciascuno è dato ritrovare qualcosa di se stesso. Napoli è uno di quei luoghi che ciascuno crede di conoscere anche se non li ha mai visti. Un immaginario spesso ideologico, fatto di stereotipi, di racconti ossificati, di un’infinita aneddotica. La città si giudica continuamente e viene continuamente giudicata. Sconta il pessimismo indulgente che non di rado gli stessi «nativi» si cuciono addosso e sconta la lontananza culturale, arcigna o paternalistica, di chi la osserva dall’esterno. Della città, Paolo Macry in “Napoli. Nostalgia di domani” (Il Mulino) tocca le nervature profonde, ripercorre i segni di un tessuto urbano bimillenario, i comportamenti di lungo periodo della popolazione. Insegue le fratture drammatiche della sua storia, le esperienze politiche che l’hanno segnata, fino alle vicende di tre sindaci-sovrani, Lauro, Bassolino e de Magistris. Ci trasmette la suggestione di una città difficile e mai rassegnata. Napoli, per chi voglia conoscerla, capirla, ritrovarla, continua a essere un mondo. Un mondo da pensare. O forse un modo di pensare. Paolo Macry è storico dell’età contemporanea e commentatore politico. Tra i suoi libri per il Mulino ricordiamo “Ottocento” (2002), “Gli ultimi giorni. Stati che crollano nell’Europa del Novecento” (2009) e “Unità a Mezzogiorno” (2012).

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