Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

A Milano arriva
il 'mistero'
dell'arte di Banksy

Mostre
Le grandi mostre in programma in Italia e quelle che hanno l'Italia, attraverso i suoi grandi artisti, come protagonista nel mondo. Lo "Speciale mostre" è un viaggio tra capolavori, opere d'avanguardia e sperimentali, pittura e scultura, memoria e identità, storia e filosofia, un tributo all'arte e ai suoi protagonisti e un modo per scoprire quanto di buono fanno le istituzioni nazionali e locali per il nostro patrimonio culturale e di creatività.

A Milano arriva <br> il 'mistero' <br> dell'arte di Banksy

A MILANO IL “MISTERO” BANKSY
È uno degli artisti più rappresentativi e noti del 21mo secolo, un writer considerato uno dei maggiori esponenti della street art, le sue opere-manifesto sono degli autentici inni alla libertà di espressione nella sfera della politica, cultura ed etica. Sono presenti nei più importanti musei del mondo ma anche nei luoghi carichi di valenza storica e significato, come il muro che divide la Cisgiordania e lo stato d'Israele, lanciando un messaggio dal forte contenuto sociale. Di lui si sa solo che è inglese, perché la sua vera identità rimane ancora sconosciuta, ma i giornali di tutto il mondo ne parlano e sui social è tra i personaggi più seguiti, con 5 milioni di seguaci su Instagram. È Banksy, l’artista protagonista di una grande mostra visibile fino al 14 aprile al Mudec di Milano e intitolata “The Art of Banksy, a visual protest”. Esposti circa 80 lavori tra dipinti, sculture, stampe, oggetti vari, fotografie e video allo scopo di raccontare i movimenti che attraverso la fusione di parole e immagini, hanno utilizzato una forma di protesta visiva, a cui Banksy fa ampiamente riferimento nella sua arte: dal movimento situazionista degli anni ’50 e ’60 alle forme di comunicazione ideate e praticate dall’Atelier Populaire, il collettivo degli studenti che nella Parigi del ’68 diffuse i temi della protesta attraverso migliaia di manifesti affissi sui muri; per arrivare ai lavori dei writers e dei graffitisti di New York negli anni ’70 e ’80, multiculturali e implicitamente illegali. Una sezione video riguarda i murales che l’artista ha realizzato in giro per il mondo. (red)

PARMA, AGENTI DI POLIZIA E ARTISTI CONTRO IL FEMMINICIDIO
In occasione dell’8 marzo il Complesso Monumentale della Pilotta e la questura di Parma presentano “Voci dal silenzio”, fino al 10 aprile, presso i Voltoni del Guazzatoio del complesso monumentale, dedicata al tema del femminicidio. Diego Testolin, disegnatore di identikit e analista della scena del crimine della Polizia scientifica del Triveneto, scava in vicende umane che la sua vita professionale gli ha posto di fronte, rileggendo la realtà con sguardo intimo e atteggiamento rispettoso, nell’intento di restituire attraverso le sue tele, quell’umanità e quella dignità estetica che la brutalità dell’uomo ha strappato via. Ecco quindi che alcune figure femminili prese dall’iconografia artistica del passato vengono rivisitate in chiave moderna secondo il principio di bellezza assoluta e spirituale, diventando portatrici di un messaggio di speranza. Parte integrante della mostra, la videoinstallazione “Il silenzio del dolore” di e con Elena Ruzza. Il cortometraggio, presentato al 36mo Torino Film Festival e tratto da una storia realmente accaduta, restituisce il punto di vista umano e professionale di Katia Ferraguzzi, poliziotta della Squadra Mobile e psicoterapeuta, che porterà con sé per sempre il ricordo degli occhi di un bambino che, suo malgrado, ha assistito al “femminicidio” della madre da parte del padre. Il progetto è promosso da Legal@rte Onlus, associazione che nasce dalla volontà di un gruppo di appartenenti alla Polizia di Stato, con lo scopo di promuovere la legalità attraverso gli strumenti che la cultura mette a disposizione, nell’intima ambizione di contribuire alla nascita di nuove resilienze.

NAPOLI, ESCHER NEL SUD ITALIA
Fino al 22 aprile, al PAN - Palazzo delle Arti di Napoli è ospitata la grande retrospettiva “Escher” che presenta oltre alle opere del visionario genio olandese, amatissimo dal vasto pubblico, anche un’ampia sezione dedicata all’influenza che il suo lavoro e le sue creazioni hanno esercitato sulle generazioni successive, dai dischi ai fumetti, dalla pubblicità al cinema: un percorso di circa 200 opere che parte da Escher per arrivare ai giorni nostri. Relatività (1953), Vincolo d’unione (1956), Metamorfosi II (1939) e Giorno e notte (1938) sono solo alcune delle opere iconiche che hanno reso celebre Maurits Cornelis Escher (1898-1972) e che, in occasione della mostra partenopea, sono affiancate da un’inedita selezione di opere prodotte dall’artista durante il suo viaggio - avvenuto nella primavera del 1923 - lungo la Costiera Amalfitana fino a Ravello. Un viaggio lungo la penisola che lo segna profondamente anche a livello personale: in Campania conoscerà infatti la giovane svizzera Jetta Umiker che, l’anno dopo, diventerà sua moglie. A far da cornice ai due sposi in una foto storica, una veduta mozzafiato dall’alto di Atrani con la sua chiesa che troneggia su uno sperone a strapiombo sul mare. Una chiesa che è un motivo ricorrente nelle opere di Escher tanto da trovarsi anche alla fine della famosa Metamorfosi II. In questo viaggio a più riprese, nel 1931 Escher visita Vietri sul Mare, Amalfi, Ravello, Scala, Positano, Praiano e Conca dei Marini. Da qui nascono disegni che si tradurranno in ben 15 stampe tra cui Atrani, Costa di Amalfi (1931), Case in rovina ad Atrani (1931), San Cosimo, Ravello (1932) e Il Borgo di Turello (1932). Nel Sud Italia Escher maturò buona parte di quelle idee e suggestioni che caratterizzano, nel segno della sintesi tra scienza e arte, la sua matura produzione e gli studi sulle forme che lo hanno reso unico nel suo genere. (red)

MODENA-FERRARA, ALLA SCOPERTA DELLE GALLERIE ESTENSI
Scrigno di straordinari tesori, il polo delle Gallerie Estensi (Modena-Ferrara-Sassuolo) offre al pubblico una serie di grandi novità. Alla Pinacoteca Nazionale di Ferrara, a Palazzo dei Diamanti, la riapertura di dieci sale interamente rinnovate. Tornano quindi visibili al pubblico le opere di Gentile da Fabriano, Mantegna, Cosmè Tura, ed Ercole de’ Roberti, in un percorso espositivo che conduce il visitatore attraverso le vicende della pittura ferrarese dal Trecento al Settecento. Nuova attenzione è dedicata anche alla pittura del Seicento e del Settecento, cui sono riservate quattro sale, che vanno ad aggiungersi a quella dedicata alle grandi tele di Scarsellino e Bononi. I lavori di riallestimento hanno coinvolto una nuova sala dedicata allo studiolo di Belfiore dove, fino al 22 aprile, si tiene la mostra “Cantieri paralleli. Lo studiolo di Belfiore e la Bibbia di Borso. 1447-1463”, che accoglie due ospiti di eccezione: da un lato, la tavola raffigurante la musa Polimnia, proveniente della Gemaldegalerie di Berlino, che si riunisce all’Erato e all’Urania di Palazzo dei Diamanti con cui formava parte della decorazione pittorica di questo ambiente voluto per la prima volta da Leonello d’Este a metà del Quattrocento come luogo dedicato alla meditazione e ai piaceri intellettuali. L’esposizione offre, inoltre, l’imperdibile occasione di ammirare a fianco dei dipinti dell’Officina ferrarese, un capolavoro che appartiene al patrimonio storico e artistico della città, ora conservato alla Biblioteca Estense di Modena. Si tratta della Bibbia di Borso d’Este la cui illustrazione, realizzata da un’équipe di miniatori guidata da Taddeo Crivelli e Franco dei Russi, ha costituito l’altro cantiere artistico nel quale, in quegli stessi anni, è stato forgiato lo stile della scuola ferrarese del Rinascimento. Una selezione di medaglie rinascimentali, monete e gemme antiche provenienti dalle raccolte della Galleria Estense di Modena ricorda come lo studiolo fosse anche luogo dedicato all’accumulo e all’esposizione delle prime collezioni umanistiche. (red)

GALILEO CHINI, “ORIZZONTI D’ACQUA”
Il PALP Palazzo Pretorio di Pontedera ospita, fino al 28 aprile, la mostra “Orizzonti d’acqua tra pittura e arti decorative. Galileo Chini e altri protagonisti del primo Novecento” che ha come protagonista una delle figure di maggior rilievo del Modernismo internazionale, e alcuni artisti che hanno condiviso con lui le esperienze del periodo, dal Simbolismo al Liberty, dalla Secessione viennese alle suggestioni dell’Orientalismo. Il tema dell’esposizione è l’acqua, soggetto ricorrente in quei movimenti artistici che, tra Otto e Novecento, si sono identificati con il Simbolismo e il Divisionismo. L’acqua costituisce una nota costante in tutta la produzione di Chini e racconta la sintonia dell’artista con gli sfondi ora fluviali, ora marini, dall’Arno al fiume di Bangkok, da Venezia ai centri balneari e termali di Viareggio, Montecatini e Salsomaggiore. Non ne è esente neppure la produzione ceramica, l’ambito, tra i molteplici in cui Chini si espresse, che gli diede l’opportunità di entrare nel circuito internazionale e di imporsi fin dal 1898 tra i primi interpreti del Liberty in Italia: i soggetti della fauna marina sono protagonisti nella decorazione di vasi, piatti, formelle dove l’artista gareggia con la natura nella varietà delle composizioni e nella resa cromatica attraverso stupefacenti smalti a lustro. Ad aprire la mostra, nella prima sala, il quadro “La quiete”, esposto nel 1901 alla quarta edizione della Biennale Internazionale di Venezia, manifestazione che in maggior misura ha contribuito ai successi dell’artista e alla sua dimensione cosmopolita. Fu infatti nella città lagunare che nel 1907 il re del Siam ebbe modo di apprezzare l’allestimento della Sala del Sogno, decidendo di affidare a questo artista poliedrico, distintosi oltre che come ceramista anche come illustratore, scenografo, pittore e decoratore, la decorazione del nuovo Palazzo del Trono a Bangkok. L’esperienza thailandese influì in modo determinante sul suo bagaglio artistico, coinvolgendo la pittura di cavalletto, la decorazione e la produzione ceramica: proprio l’incontro diretto con l’Oriente, che fruttò a Chini anche l’attribuzione da parte di Puccini dell’allestimento scenico della Turandot, rese il suo un orientalismo non di maniera. (red)

ROMA, MASCHERE ARCAICHE DALLA BASILICATA
Un viaggio nello spazio e nel tempo, alla scoperta di storie e cronache di vita, fra natura impervia e borghi accoglienti. È il filo conduttore della mostra “Il mito rivisitato. Le maschere arcaiche della Basilicata”, ospitata nel suggestivo ambiente della Casina delle Civette di Villa Torlonia, a Roma, fino al 28 aprile, all’interno di una più ampia manifestazione dedicata all’intera Basilicata e alla tradizione del Carnevale lucano. La mostra si propone di far conoscere l’universo artistico lucano attraverso 38 opere tra maschere e sculture realizzate dall’artista Nicola Toce. Tra volti antropomorfi, animali fantastici, creature magiche, travestimenti, spiriti e abitatori delle argille, filo conduttore dell’esposizione sono le narrazioni che le maschere – realizzate con antiche tecniche di lavorazione e decorazione della cartapesta – sussurrano ai visitatori, trasportandoli in una dimensione altra, accogliente e spaesante, propria della Basilicata antica e contemporanea. Le opere esposte raccontano di luoghi e suggestioni da percorrere per scoprire legami che non si fermano alla bellezza della Basilicata, ma che affondano le radici nella sua arte, nell’unicità di un territorio che rispecchia una cultura che sa rinnovarsi nelle sue tradizioni. Dai paesaggi rupestri e calanchivi, ai fitti boschi immersi nell’alea di riti e miti ancestrali, alle città d’arte e ai borghi antichi, fino a Matera Capitale europea della cultura 2019. Un patrimonio poco noto al grande pubblico nella sua espressione materiale, ma soprattutto in quella immateriale, portatrice di conoscenze e sentimenti che, partendo da tradizioni più o meno lontane nel tempo, si mostrano nella loro continua evoluzione. (red)

A CAMPOBASSO MCCURRY IN 100 SCATTI
Cento celebri scatti, più dieci inediti. Immagini di grande impatto emotivo che immortalano il talento e la profondità in ogni particolare, la poesia e la guerra insieme, gli sguardi di disperazione, le lacrime, i sorrisi dei bambini. È “Icons” di Steve McCurry, in esposizione a Campobasso, al palazzo Gil, fino al 28 aprile. La mostra, concepita da McCurry e dalla curatrice Biba Giacchetti come un concentrato di tutto il suo percorso di fotografo e umanista, è promossa dalla Regione Molise e Fondazione Molise Cultura. L'esposizione, particolarmente attesa dopo la partecipazione di McCurry alla kermesse “Art festival Poietika” nello scorso settembre, consente al visitatore di attraversare le frontiere e conoscere da vicino un mondo complesso, in profonda trasformazione. (red)

FIRENZE, GLI ACQUARELLI IN MOVIMENTO DI ESIONOV
Fino al 28 aprile l’Accademia delle Arti del Disegno di Firenze presenta la mostra “Neo-nomadi e Autoctoni” di Andrey Esionov (Tashkent, 1963), grande acquarellista e maestro dell’arte figurativa russa contemporanea. Il titolo della mostra deriva dal ciclo di lavori “Neo-nomadi”, un’analisi dedicata a un evento strutturale che si sta realizzando in ogni parte del mondo: l’umanità in movimento, dai grandi flussi migratori fino al turismo di massa. Questo fenomeno non è visto con lo sguardo di chi accoglie o di chi migra, ma da una prospettiva inedita, quella dall’estraneo che è in grado di coglierne sfumature e paradossi. L’esposizione racconta quindi i mutamenti e le contraddizioni di un’umanità in costante movimento, attraverso 42 opere, tratte da otto diverse serie di acquerelli, con le quali l’artista realizza una riflessione critica, surreale e pungente intorno allo scenario delle metropoli contemporanee e all’umanità che le popola. La sua fama è dovuta alla serie dei ritratti di celebri intellettuali russi, quali lo scrittore Vladimir Voinovich, i registi Pyotr Todorovsky e Eldar Ryazanov, il campione mondiale di scacchi Anatoly Karpov, sino a quello del presidente dell’Urss Michail Gorbaciov, tutti realizzati ad olio su tela. La tecnica prediletta di Esionov è, però, l’acquerello su carta, che reinterpreta in chiave contemporanea, in dialogo con la tradizione accademica e il linguaggio fotografico. Dopo Firenze, la mostra proseguirà a Roma dove, a settembre, le opere dell’artista saranno esposte nella splendida cornice del Museo di San Salvatore in Lauro. (red)

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