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direttore Paolo Pagliaro

ASSOLUZIONE MARINO,
ORFINI NON SI PENTE

Secondo Carlo Calenda "far fuori così Ignazio Marino fu una scelta autolesionista". E quello dell'ex ministro per lo Sviluppo economico è solo una goccia nel mare di dichiarazioni di politici e non che da ieri pomeriggio si congratulano con l'ex sindaco di Roma, dal momento dell'assoluzione con formula piena ottenuta dalla Cassazione per la famigerata “vicenda scontrini”, che convinse il Partito democratico a rimuoverlo dallo scranno del Campidoglio. Lo stesso Marino, su twitter, oggi scrive: "Voglio ringraziare sentitamente tutti quelli che in queste ore hanno manifestato e continuano ad esprimere nei miei confronti la loro stima, fiducia e vicinanza, siete davvero tanti e mi riempite di gioia". Chi non si è accodato al coro è Matteo Orfini, colui che da commissario del Pd romano disse al tempo l'ultima parola sulla sfiducia a Marino. "Chiunque giri la città sa che fuori dalle Mura aureliane sono pochi quelli che rimpiangono la nostra amministrazione. Abbiamo passato una settimana a parlare di quanto le periferie si siano sentite abbandonate dal Pd. Io sono l'unico parlamentare del Pd che nei giorni infernali in cui si rischiavano gli schiaffi a Torre Maura ci è andato - si sfoga Orfini su Facebook - Gli altri che magari ora se la prendono con me hanno fatto qualche tweet, come sempre. Qualcuno al massimo è venuto alla manifestazione quando tutto era già finito. Fossero usciti dal centro si sarebbero accorti che in quelle periferie ancora ci rinfacciano l'assenza di quegli anni. E di quelle amministrazioni. Un uomo intellettualmente onesto come Sabella, assessore alla legalità di Marino, ha recentemente riconosciuto proprio questo limite: l'aver governato Roma come finisse con le Mura aureliane". Secondo Orfini, "la Roma disastrata di oggi è anche figlia di quella stagione, di quei limiti amministrativi, di quella visione antipolitica, di un partito che era davvero impresentabile. E non sarà strillando bugie che cancelleremo la verità (ah, a proposito: non è nemmeno vero che i consiglieri si dimisero nello studio di un notaio. Lo fecero in Comune davanti al segretario generale del Campidoglio, come previsto dalla legge)". Orfini ritorna ai giorni del caso Marino in Campidoglio: "E' perfettamente legittimo contestare quella complicatissima scelta. Ma non lo è farlo stravolgendone le motivazioni perché fa comodo”.

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