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direttore Paolo Pagliaro

In Brianza occhi puntati sulle macchine di Leonardo

Mostre
Le grandi mostre in programma in Italia e quelle che hanno l'Italia, attraverso i suoi grandi artisti, come protagonista nel mondo. Lo "Speciale mostre" è un viaggio tra capolavori, opere d'avanguardia e sperimentali, pittura e scultura, memoria e identità, storia e filosofia, un tributo all'arte e ai suoi protagonisti e un modo per scoprire quanto di buono fanno le istituzioni nazionali e locali per il nostro patrimonio culturale e di creatività.

In Brianza occhi puntati sulle macchine di Leonardo

BRIANZA: LE MACCHINE DI LEONARDO

 A 500 anni dalla morte, resta di strettissima attualità il genio artigiano di Leonardo da Vinci, che trova la sua celebrazione in una mostra allestita a Cesano Maderno, presso  Palazzo Arese Borromeo, fino al 19 maggio. L’evento, curato dal Museo del Legno di Cesano Maderno, vede la collaborazione degli Amici del Palazzo e del Giardino Arese Borromeo e dell’Unione Artigiani. Protagoniste, ben ventotto macchine ideate e costruite da Leonardo, realizzate in legno e in scala ridotta da Giorgio Mascheroni, artigiano appassionato studioso e ricercatore di opere leonardesche, che si è scrupolosamente attenuto ai disegni del Codice Atlantico per le fedeli riproduzioni. "Abbiamo aderito con entusiasmo alla realizzazione di questa mostra - spiega Marco Accornero, Segretario Generale dell’Unione Artigiani -, perché in fondo Leonardo da Vinci rappresenta la punta di diamante dell’artigianato italiano e universale. Ingegnosità, creatività, ma anche abilità manuali consentirono a Leonardo più di 500 anni fa di progettare e produrre una serie infinita di invenzioni ancor oggi attuali. Lo stesso percorso formativo di Leonardo, giovanissimo apprendista nella bottega del maestro Andrea del Verrocchio, testimonia come 5 secoli dopo sia ancora fondamentale la trasmissione della conoscenza e il passaggio generazionale attraverso l’apprendistato”. (red)

 

 

ROMA: GLI “ORGANI” DI SABINO DE NICHILO

 Caratterizzate da una volumetria morbida e da colori brillanti di gusto pop, le sculture di Sabino de Nichilo sono le protagoniste della mostra intitolata “Organi da asporto”, la prima personale dell’artista barese a Roma, fino all’11 maggio presso L29 art studio. Le sue sculture evocano strutture organiche e possono facilmente ricordare a chi le osserva stomaci, fegati e cuori, ma non rispondono ai canoni di un’anatomia ortodossa. Con il suo “sventramento” incruento, Sabino de Nichilo “rende nobili gli scarti e le frattaglie e si adopera affinché i processi digestivi ai quali allude evochino la società dei consumi nelle forme di una vanitas contemporanea, mescolando con sapienza ironia e retaggi alchemici” si legge nella presentazione. (red) 

 

IMPERIA: DIALOGHI DI SUPERFICIE

 La mostra “Dialoghi di Superficie”,fino al 13 maggio a Palazzo del Parco di Diano Marina,  mette in relazione le opere di due artisti, dalle poetiche e dalle modalità espressive apparentemente lontane: le stratificazioni bidimensionali del monzese Gianluca Patti, realizzate con materiali industriali - declinate nei monocromi della serie Frequencies o nella duplice variante dei Noise e dei Floating Noise, opere caratterizzate da un elemento geometrico ricorrente - e le fotografie della comasca Lucrezia Roda, scatti che immortalano il processo produttivo dell’acciaio (carpito con un’ossessione maniacale per il dettaglio), con modalità inedite che richiamano la tecnica dello still life (da qui il gioco di parole che dà il nome alla serie Steel-Life) e che danno vita, a loro volta, ad immagini dal forte impatto estetico, associate ad altre che, percorrendo una strada più introspettiva, indagano la materia "metallo" dall’interno, arrivando a concepire mappature astratte tanto più rarefatte quanto l’occhio meccanico si insinuava con maggiore profondità nelle sue trame. In tutti i lavori in mostra, la superficie è la porta di ingresso principale di una complessa stratificazione di senso e di significato. La superficie come ultimo strato della sedimentazione della memoria e quindi sua proiezione, tramite tra il corpo dell’immagine e lo spazio esterno della fruizione, diventa fondamentale trama del visuale, pelle, involucro attraverso cui si esprime la materialità tipica della cultura visiva contemporanea. (red)

 

 AREZZO: I TESORI DI MONTEVARCHI

A Montevarchi, a Palazzo Pretorio, la mostra “Botticelli, Della Robbia, Cigoli. Montevarchi alla riscoperta del suo patrimonio artistico”, fino al 28 aprile, mette insieme per la prima volta capolavori e importanti opere d’arte realizzate nel territorio di Montevarchi ponendo l’accento  sulla rilevante importanza socio-culturale e artistica della città tra la fine del ‘400 e la fine del ‘700. Opere d’arte che, per circostanze di vario genere, sono state allontanate dai luoghi per i quali sono state realizzate e rappresentano il frutto delle grandi committenze per gli enti religiosi di Montevarchi. Il percorso espositivo comprende nove dipinti e una statua in terracotta ma il ruolo di protagonista spetta ad un autentico capolavoro come l’Incoronazione della Vergine e Santi di Sandro Botticelli, (Firenze 1445 – 1510), uno dei maggiori esponenti del Rinascimento fiorentino. L’opera fu trafugata ai primi del XIX secolo, a seguito della soppressione napoleonica dei beni ecclesiastici, dalla chiesa di San Ludovico (ora Sant’Andrea a Cennano) ed in seguito a varie vicissitudini è oggi custodita a Villa La Quiete a Firenze. Un altro capolavoro presente in mostra è l’imponente Miracolo della mula di Giovanni Martinelli (Montevarchi 1600 – Firenze 1659), uno degli artisti più affascinanti ed enigmatici della pittura del Seicento, anche se, allo stesso tempo, tra i meno conosciuti. Un’altra opera di grande interesse è il San Francesco della pittrice Violante Siries Cerroti (Firenze 1710 - 1783), pittrice operante a Firenze tra la corte degli ultimi Medici e i Lorena. (red)

 

 

 

 

 

PARMA: FOTOGRAFARE LA TRASFORMAZIONE SOCIALE

 All’Abbazia di Valserena, sede dello CSAC Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma, la mostra “Nuove figure in un interno”, nell’ambito dell’edizione 2019 di Fotografia Europea, presenta fino al 19 maggio opere provenienti dagli archivi dello CSAC di autori quali Gianni Berengo Gardin, Carla Cerati, Giovanni Chiaramonte, Mario Cresci, Luciano D’Alessandro, Luigi Ghirri, Guido Guidi, Marzia Malli, Paola Mattioli, Giovanna Nuvoletti. La mostra ruota attorno alla trasformazione – che avviene nel corso degli anni Settanta – del racconto della dimensione intima degli individui, la cui identità sociale risulta profondamente modificata dai mutamenti di visione che le ‘rivoluzioni’ del decennio precedente hanno portato con sé. Si impongono, dunque, anche in ambiti fotografici non espressamente caratterizzati da intenzionalità di denuncia, gli esiti del reportage militante e l'interesse per particolari temi: la liberazione sessuale, le lotte di genere, il rovesciamento degli schemi tradizionali del modo di intendere la famiglia e le relazioni, la messa in discussione delle gerarchie sociali e il conseguente emergere, con ruoli di protagonisti, di nuovi gruppi sociali. (red)

 

MILANO: OMAGGIO A GALLERIA ARCHITETTURA 2A+P/A

Lo studio di architettura 2A+P/A di Milano presenta, fino al 10 maggio, nella mostra “Disegni e progetti”, una raccolta di progetti, immagini, illustrazioni e fotografie che mette in scena la ricerca poetica della storica galleria di architettura di Antonia Jannone. Ogni lavoro presentato in mostra investiga altri progetti, cercando di affermare un’idea di architettura come forma di conoscenza collettiva. I due partner, Gianfranco Bombaci e Matteo Costanzo, esplorano le potenzialità del progetto di architettura attraverso una campionatura non filologica di riferimenti provenienti da discipline diverse come oggetti, quadri, edifici, sculture, tessiture. Cosi l’architettura diventa uno strumento di ricerca per comprendere la realtà e allo stesso tempo dare forma e spazio ai riti collettivi dei nostri giorni. “Questa mostra rappresenta la nostra Camera delle Meraviglie” si legge nella presentazione. (PO / red)

 

 

 

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