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direttore Paolo Pagliaro

Ravenna: Oliviero Toscani, “Magnifici fallimenti”

Mostre
Le grandi mostre in programma in Italia e quelle che hanno l'Italia, attraverso i suoi grandi artisti, come protagonista nel mondo. Lo "Speciale mostre" è un viaggio tra capolavori, opere d'avanguardia e sperimentali, pittura e scultura, memoria e identità, storia e filosofia, un tributo all'arte e ai suoi protagonisti e un modo per scoprire quanto di buono fanno le istituzioni nazionali e locali per il nostro patrimonio culturale e di creatività.

Ravenna: Oliviero Toscani, “Magnifici fallimenti”

Il Comune di Ravenna ed il MAR Museo d'Arte della città di Ravenna, presentano fino al 30 giugno 2019 la mostra “Oliviero Toscani. Più di 50 anni di magnifici fallimenti”. Per la prima volta in un museo italiano una mostra che ripercorre la carriera del grande fotografo: oltre 100 fotografie che mettono in scena la potenza creativa e la carriera di Oliviero Toscani attraverso le sue immagini più note. Toscani mediante la fotografia ha fatto discutere il mondo su temi come il razzismo, la pena di morte, l’AIDS e la guerra. Tra i lavori in mostra il famoso Bacio tra prete e suora del 1991, i Tre Cuori White/Black/Yellow del 1996, No-Anorexia del 2007 e decine di altri. Sono esposti anche i lavori realizzati per il mondo della moda, che Oliviero Toscani ha contribuito a cambiare radicalmente: dalle celebri fotografie di Donna Jordan fino a quelle di Monica Bellucci, oltre ai ritratti di Mick Jagger, Lou Reed, Carmelo Bene, Federico Fellini e i più grandi protagonisti della cultura dagli anni '70 in poi. Più di 50 anni di magnifici fallimenti è il titolo dell’esposizione al MAR che mette in mostra qualche decennio del lavoro del fotografo. Per chi conosce la storia di Toscani, sa che il fallimento rappresenta per l’artista una prospettiva, per non fermarsi mai e sfidare ogni limite. L’esposizione - che complessivamente presenta quasi 150 fotografie - gravita attorno a un corpo centrale di immagini costituito da 100 fotografie di piccolo formato che ripercorrono la carriera di Toscani. Completano e integrano il percorso espositivo due corpi di lavoro che si sviluppano lateralmente: il “Progetto Razza Umana” e il “Focus newyorchese”. (red)

 

 

 FOTOGRAFI A ROMA

Un’acquisizione straordinaria alle collezioni di Roma Capitale: 100 opere dall’intero progetto Commissione Roma, progetto unico per durata e qualità artistica, ideato e curato da Marco Delogu - sviluppatosi nell’arco delle quindici edizioni di “Fotografia. Festival internazionale di Roma” -, sono infatti acquisite al patrimonio cittadino andando ad arricchire le collezioni dell’Archivio Fotografico del Museo di Roma, e restituendo così uno sguardo contemporaneo sulla cittàche si inserisce nella narrazione della Roma storica contenuta già nella sua collezione permanente. Questa vasta produzione fotografica viene presentatadal17 aprile al 16 giugno all’interno della mostra “Fotografi a Roma. Commissione Roma 2003-2017 e le acquisizioni al patrimonio fotografico di Roma Capitale”, promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e curata da Marco Delogu eFederica Pirani. Organizzazione Zètema Progetto Cultura. Catalogo Gli Ori - Editori Contemporanei. L’esposizione ha un grande valore per la città e la Sovrintendenza: per quindici anni consecutivi la Commissione Roma ha affidato il ritratto della capitale ad alcuni dei più grandi fotografi del panorama internazionale, che l’hanno ‘raccontata’ in totale autonomia interpretativa, in base alla propria estetica e al proprio vissuto. Ne è nato un dialogo sincero, non privo di confronti duri: Roma spesso non si riconosce immediatamente, mentre rimane invariato l’equilibrio tra la sua forza visiva e l’identità creativa degli autori. Un confronto che viene da lontano, eredità del Grand Tour, dove artisti contemporanei percorrono la città con i loro linguaggi, cercando di restituire figure mai viste, unire la loro interiorità con la città più “immaginata” della storia, portare i loro mondi. Tra gli artisti le opere diJosef Koudelka,Olivo Barbieri, AndersPetersen, Martin Parr, GracielaIturbide, Gabriele Basilico, GuyTillim, TodPapageorge, Alec Soth, Paolo Ventura, Tim Davis, Marco Delogu, Paolo Pellegrin, Hans-Christian Schink,Roger Ballen, JonRafman, Simon Roberts, Léonie Hampton. Oltre alle immaginidella Commissione Roma sono in mostra anche le fotodi MartinBogren e Rodolfo Fiorenza, anch’esse acquisite al patrimonio fotografico della Sovrintendenza. L’Archivio Fotografico del Museo di Roma conserva preziose fotografie antiche che testimoniano la nascita e l’evoluzione dell’arte fotografica a Roma dal 1845 a oggi. Attualmente la consistenza delle collezioni ammonta circa 30.000 positivi - dagherrotipi, carte salate e albuminate, stampe al carbone e ai sali d’argento, fotoincisioni e ferrotipi - e 50.000 negativi su lastra al collodio umido e ai sali d’argento e su pellicola piana. (red)

 

 

ROMA: 21 GRAMMI - MOSTRA DI KATALIN RÉNYI

A Palazzo Falconieri, sede dell’Accademia d’Ungheria in Roma, fino al 30 maggio la mostra “21 grammi” di Katalin Rényi, grafica/pittrice ungherese premio Munkácsy Mihány. Secondo la concezione cristiana, dopo la morte, l'anima si separa dal corpo: lo lascia e vola via, come un uccello che abbandona la sua gabbia. L'anima di una persona devota desidera tale ascesa ancora prima, mentre è ancora viva: "Come la cerva ansima dopo i torrenti d'acqua, così ansiosa l'anima mia dopo di te, o Dio". (Salmo 42) Ma non tutte le anime si dirigono verso il Signore: l'Arcangelo Michele pesa le anime dei morti sulla sua bilancia di giudizio, ei dannati verranno rinviati all'Inferno. All'alba del XX secolo, una delle premesse della visione del mondo pre-einsteiniana era che tutte le cose esistenti possedevano necessariamente determinati parametri fisici misurabili. Questo fu probabilmente ciò che spinse il medico americano Duncan MacDougall a tentare di misurare il peso dell'anima, mentre lascia il corpo. Mise i suoi pazienti terminali su una bilancia speciale, che, immediatamente dopo il momento della morte, mostrò una differenza di peso. Nel suo studio, pubblicato nel 1907, specificò questo cambiamento di peso come una perdita di 21 grammi, che, nella sua interpretazione, equivaleva al peso dell'anima, quando lascia il corpo. Tale risultato venne poi riproposto nell’arte. Dopo il volgere del millennio, il tema ha suscitato un ulteriore interesse per la cultura popolare, probabilmente dovuto in parte al lungometraggio di grande successo di Alejandro González Iñárritu, intitolato “21 grammi”, uscito nel 2003. L'ampia esposizione di Katalin Rényi - a cura di Barbara Baska e in programma fino al 30 maggio p.v. - si inserisce bene in questa prospettiva. Il soggetto delle sue opere è sempre l'anima o un'esperienza trascendente - a volte un mistero - ad essa collegato. In ogni caso, il lavoro di Rényi mira oltre il mondo materiale. Si tratta di una questione di fede e di scelta artistica. La mostra dopo Roma prosegue a Parigi, Mosca, Vienna, Berlino e Bruxelles. (red)

 

 

VENEZIA: LA COLLEZIONE DI SCULTURE CLASSICHE

Daniele Ferrara, direttore del Polo museale del Veneto e Toto Bergamo Rossi, direttore di Venetian Heritage, sono i curatori di “DOMUS GRIMANI 1594 – 2019”, l’eccezionale mostra che, fino al 30 maggio, vede dopo oltre quattro secoli, il ritorno a Palazzo Grimani a Venezia della collezione di statue classiche appartenuta al Patriarca di Aquileia Giovanni Grimani. Conservata nel palazzo di famiglia in Santa Maria Formosa fino alla fine del 1500, fu poi donata alla Serenissima Repubblica di Venezia proprio per volontà di Giovanni dopo la sua morte. L’evento sarà accompagnato da una pubblicazione edita da Marsilio che, oltre ad approfondire la storia della collezione Grimani, ne rivelerà la sua straordinaria bellezza, grazie a una importante campagna fotografica realizzata per l’occasione. Giovanni Grimani fu raffinato collezionista, influenzato dal grande interesse che la sua famiglia nutriva da sempre per l’arte e il bello. Lo stesso Palazzo Grimani è una preziosa rarità per via della sua conformazione architettonica che richiama la domus romana e i modelli rinascimentali della città papale. Mèta culturale frequentata da eruditi, letterati, artisti, sovrani e personaggi di rilievo in visita a Venezia, deve il suo aspetto agli interventi realizzati da Vittore Grimani e suo fratello Giovanni durante il XVI secolo e può vantare decorazioni di impronta manierista tosco-romana, con affreschi e stucchi di Francesco Salviati, Federico Zuccari e Giovanni da Udine, allievo di Raffaello.

 

A MILANO IL POLIEDRICO ZHIVAGO DUNCAN

La Galleria Poggiali di Milano presenta, fino al 28 giugno, Soulmate / Cellmate, prima mostra personale a Milano, la terza con la galleria, del poliedrico artista Zhivago Duncan (Terre Haute, USA, 1980). Soulmate / Cellmate raccoglie un nuovo corpo di opere pensate e realizzate dall’artista appositamente per la sede milanese della Galleria Poggiali. Una serie di lavori che spaziano dalla pittura alla scultura in ceramica, tecnica cui ricorre spesso: l’artista ha ricreato in mostra l’immagine della sua mente, partendo da un pensiero libero, fluido, ha abbozzato nei dipinti degli universi in formazione, paesaggi mitici e immaginari dai colori psichedelici. Zhivago Duncan si trova così a dialogare con lo spazio cubico della projetc-room che si affaccia su Foro Buonaparte, modificando e plasmando l’ambiente con l’installazione di sculture in ceramica e dipinti dalle forme esotiche e astratte, realizzate con la tecnica Batik. Una tecnica antica, le cui origini ancora oggi non sono certe, capace di donare alle opere una luminosità incredibilmente ricca. Si tratta di un modus operandi nato da errori casuali nella tintura dei tessuti, dove macchie di grasso o altre sostanze impermeabili hanno impedito al colore di penetrare durante il bagno di tintura. Duncan in questa serie, per realizzare le sue opere con la tecnica Batik ha utilizzato la cera, materiale con cui ha coperto alcune zone dei dipinti, impedendo così al colore di penetrare sulla superficie della tela. In stratta relazione con le grandi tele, sono presenti in mostra innumerevoli sculture di argilla modellata e smaltata. Un insieme di nuvole, bolle, cellule, organuli e mitocondri in continuo divenire ricreano degli ambienti immaginari, leggeri, fluttuanti.

(© 9Colonne - citare la fonte)