di Paolo Pagliaro
(14 maggio 2019) Simulando di voler prenotare una visita, per un’intera mattinata la ministra della salute Giulia Grillo ha cercato di mettersi in contatto con il Cup della sua azienda sanitaria. Ma il Cup – democraticamente - non ha risposto neppure a lei, limitandosi a informarla che tutti gli operatori erano momentaneamente occupati e consigliandole – come fa con tutti - di restare in linea per non perdere la priorità raggiunta. L’accaduto è documentato in un video messo in rete dalla stessa ministra, che giustamente si domanda che uso si stia facendo dei 350 milioni stanziati dal governo per migliorare le prestazioni digitali dei centri unici di prenotazione, un incubo noto agli italiani con l’acronimo Cup.
Il tema delle liste d’attesa e delle attese per accedere alle liste d’attesa è da sempre motivo di frustrazione e sacrosanto malcontento per milioni di cittadini. Ed è dunque in cima alle agende dei ministri della Salute, che però possono fare ben poco perché la competenza in materia è delle Regioni. Proprio ieri è stato diffuso un rapporto della Fondazione Gimbe da cui risulta che sono solo 9 su 20 le Regioni con un portale interattivo dedicato alla gestione dei tempi d’attesa. Mentre solo il 18% delle Asl ha pubblicato on line le istruzioni per prenotare una visita o un esame in tempi ragionevoli.
Ora si tratterà di dare concreta attuazione al nuovo piano nazionale di governo delle liste d'attesa che fissa i tempi massimi che Asl e ospedali devano garantire per i ricoveri e le visite. Ma poiché anche il successo di questo piano è affidato all’iniziativa delle Regioni, sappiamo fin d’ora che il diritto a curarsi continuerà a non essere uguale per tutti.