Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

A Roma l'omaggio
a David LaChapelle

Mostre
Le grandi mostre in programma in Italia e quelle che hanno l'Italia, attraverso i suoi grandi artisti, come protagonista nel mondo. Lo "Speciale mostre" è un viaggio tra capolavori, opere d'avanguardia e sperimentali, pittura e scultura, memoria e identità, storia e filosofia, un tributo all'arte e ai suoi protagonisti e un modo per scoprire quanto di buono fanno le istituzioni nazionali e locali per il nostro patrimonio culturale e di creatività.

A Roma l'omaggio <br> a David LaChapelle

ROMA, OMAGGIO A DAVID LACHAPELLE
La Galleria Mucciaccia di Roma presenta, fino al 18 giugno, il notissimo artista americano David LaChapelle in una mostra che celebra la sua carriera, dagli esordi agli ultimi lavori. Inoltre, espone un inedito gruppo di artisti internazionali riuniti dal grande collezionista americano Hubert Neumann sotto la sigla “Aftermodernism”: il primo capitolo di questa serie di mostre è dedicato a James Busby e Justin Samson. Le due esposizioni, che hanno ricevuto il patrocinio dell’ambasciata degli Stati Uniti in Italia, si propongono come vetrina sull’America odierna, una singolare analisi sull’evoluzione dell’arte contemporanea e sull’approccio del collezionismo attuale. In particolare, per LaChapelle 34 opere ripercorrono tutta la produzione del grande artista americano, a partire dagli anni Ottanta, quando si allontana dal mondo dei rotocalchi e della pubblicità per avvicinarsi all’arte, fino alle opere più recenti. Atmosfere hawaiane, paesaggi inaspettati, figure mitologiche e suggestioni oniriche, popolano le opere di LaChapelle, in una mostra che procede a ritroso nel tempo. Del 2007, l’anno di svolta della produzione di Lachapelle, è la serie The deluge e After the deluge, ispirato dalla visione della Cappella Sistina.

LUCCA: MABUNDA, SE LA GUERRA DIVENTA ARTE
Fino al 30 giugno, la sede di Pietrasanta (Lucca) della Galleria Giovanni Bonelli ospita la personale di Gonçalo Mabunda (Maputo, 1975). L’esposizione propone 20 sculture dell’artista mozambicano, che rappresenta il proprio paese alla Biennale di Venezia 2019, create utilizzando materiali bellici smantellati come proiettili, parti di fucili e mitragliatrici, usati nella lunga e sanguinosa guerra civile che per 16 anni ha insanguinato il suo paese. Mabunda si appropria degli scarti bellici che vengono smontati e poi riassemblati per formare maschere e troni dalle reminiscenze tribali caratteristiche della cultura sub-sahariana. L’inizio di questa sua particolare produzione va ricercato nel programma governativo chiamato “Trasformare le pistole in speranze”, al quale Mabunda partecipò già dal 1995. Scopo del progetto era raccogliere le armi ancora estremamente diffuse sul territorio segnato dalla guerra civile appena conclusa, e distruggerne la gran parte mentre la quantità residuale, veniva consegnata agli artisti, chiedendo loro di “trasformarle” in modo creativo. Le maschere di Mabunda hanno la forza evocativa e mantengono le valenze simboliche e rituali delle antiche maschere tribali africane facenti parte della cultura e della tradizione con le quali l’artista è nato cresciuto. Con le sue creazioni Mabunda condanna le atrocità della guerra e soprattutto ne mette in evidenza in chiave metaforica e simbolica, gli indissolubili legami con l’esercizio del potere politico. I troni, simbolo del dominio conquistato con le armi di cui sono composti, diventano allo stesso tempo denunce della vacuità di un governo ottenuto con la violenza e un cortocircuito tra la modernità tecnologica (di cui le armi sono espressione) e l’ancestralità dei riti del popolo mozambichiano e della sua memoria collettiva.

NUORO, GLI ARTISTI DEL MEDITERRANEO
24 mag - Il Museo MAN di Nuoro presenta, fino al 9 giugno, due mostre appositamente concepite: la retrospettiva inedita dal titolo “Allori senza fronde”, un prezioso omaggio all’artista francese Pierre Puvis de Chavannes e “Personnages” la prima mostra in un museo europeo dell’artista franco - palestinese Maliheh Afnan. Inoltr,e il MAN presenta “Il segno e l’idea”, una mostra di opere provenienti dalla collezione permanente. L’intero progetto espositivo si inscrive in uno specifico percorso di ricerca che il MAN ha attualmente intrapreso e che pone al centro della propria attenzione il Mediterraneo, luogo decisivo dell'identità europea e nel cui bacino una varietà di culture e tradizioni sono sorte e si sono tra loro fuse. (red)

PERUGIA, LA VANITAS IN UNA BOLLA DI SAPONE
Fino al 9 giugno la Galleria Nazionale dell’Umbria di Perugia presenta la mostra “Bolle di sapone. Forme dell’utopia tra Vanitas, arte e scienza” che analizza per la prima volta questa tematica tradizionalmente correlata al genere artistico della natura morta e della vanitas. Un excursus sulla nascita dell’interesse artistico, scientifico, culturale delle bolle e delle lamine di acqua saponata. Il percorso si compone di circa 60 opere che coprono un lungo arco di tempo che va dal Cinquecento alla contemporaneità, di autori quali Fra Galgario, Jan Bruegel il Giovane, Gerrit Dou, Karel Dujardin. La rassegna arriva fino al Novecento con lavori di artisti quali Man Ray, Max Beckmann, Giulio Paolini, fino ad giungere alla sua trattazione nell’ambito dell’architettura contemporanea, con la maquette del Water Cube, la piscina olimpionica di Pechino progettata dallo studio australiano PTW Architects, con il quale hanno collaborato China State Construction Engineering Corp e Arup Ltd. Sempre fino al 9 giugno si visita una mostra al miniatore perugino Cesare Franchi detto il Pollino, raffinato artista cinquecentesco.

ROMA, LE FOTO DEI SUOI POETI
Al WeGil, l’hub culturale della Regione Lazio, fino al 23 giugno si tiene la mostra “Poeti a Roma. Resi superbi dall’amicizia”, promossa dalla Regione Lazio e organizzata da AGCI Lazio in collaborazione con LAZIOcrea, a cura di Giuseppe Garrera e Igor Patruno. L’esposizione raccoglie oltre 250 fotografie originali, molte delle quali inedite, che ritraggono la vita di scrittori e poeti per le vie della capitale tra gli anni ’50 e ‘70, tra presentazioni, passeggiate, cene e feste, fino a giungere al ricordo della morte di Pier Paolo Pasolini all'Idroscalo di Ostia, con scatti di Antonio Sansone, Tazio Secchiaroli, Rodrigo Pais, Dario Bellini, Guglielmo Coluzzi, Francesco Maria Crispolti, Jerry Bauer, Ezio Vitale, AlbertoDurazzi ecc. Inoltre, saranno esposti prime edizioni, inserti, riviste e rare incisioni discografiche. È il racconto di un’intera stagione, di un momento incantato della città di Roma, quando poeti e scrittori, felici e desiderosi di creare, costituirono una sorta di comunità d’amicizia.

ROMA, KORNISS E L’UNGHERIA SCOMPARSA
Considerato una delle personalità più significative della fotografia contemporanea ungherese, PéterKorniss è il protagonista della mostra “Transizione”, al Museo di Roma in Trastevere fino al 2 giugno. L’esposizione, promossa da Roma Capitale, arriva a due anni di distanza dall’80mo compleanno del fotografo e dalla retrospettiva monumentale a lui dedicata dalla Galleria Nazionale Ungherese e si concentra principalmente sulla scomparsa della cultura contadina tradizionale nell'Europa orientale e si compone delle più emblematiche fotografie realizzate dall’artista nella sua lunga carriera. Dai suoi prima scatti del villaggio transilvano Sic, realizzate nel 1967, alla più recente e concettuale serie Guest Worker Women a Budapest (2014-17), Korniss ha rappresentato con occhio attento i cambiamenti e i segni irreversibili che la globalizzazione ha lasciato sulla cultura e sulla vita familiare delle comunità dei villaggi rurali. Korniss ha lavorato come fotoreporter per la stampa ungherese così come per altre riviste internazionali, tra cui il National Geographic, GEO Magazine, Airone, Fortune e Forbes. Dal 1977 è stato membro della giuria del World Press Photo per tre anni. Come fotografo documentarista ha trascorso più di cinquant’anni a registrare il modo di vivere e la cultura contadina in via di estinzione. Dalla fine degli anni ’70 ha iniziato a concentrarsi sulla vita dei pendolari e ha seguìto la vita di András Skarbit per oltre un decennio. La serie The Guest Worker (1988) è stata il primo progetto fotografico a lungo termine nella scena artistica ungherese ed è stata esposta in tutto il mondo.


TORINO, RAVI AGARWAL, ARTISTA ECOLOGO
Fino al 9 giugno 2019 il PAV Parco Arte Vivente di Torino presenta Ecologies of Loss, la prima personale italiana dell’artista indiano Ravi Agarwal. Tra i maggiori esponenti della scena artistica indiana, da decenni Ravi Agarwal conduce una pratica interdisciplinare come artista, fotografo, attivista ambientale, scrittore e curatore. Il suo lavoro esplora questioni nodali dell'epoca contemporanea quali l'ecologia, la società, lo spazio urbano e rurale, il capitale. Per oltre quattro decadi, la fotografia ha costituito il medium d'elezione per il lavoro di Ravi Agarwal, che ha poi conosciuto una dimensione più estesa grazie all'inclusione di installazioni, video, interventi di arte pubblica, diari, all'interno di progetti dalla durata pluriennale. La natura decentrata del suo approccio (plurale, frattale, polifonico) colloca Ravi Agarwal tra quegli esponenti di una scienza nomade (Deleuze e Guattari) che si muovono contro le istanze teoriche unitarie, in favore di saperi minori, frammentari e locali. Animato dal desiderio di riappropriazione dei poteri collettivi autonomi sottratti dal capitalismo, di auto-gestione e auto-governo dei propri corpi e delle proprie vite, di cooperazione nel lavoro umano ed extra-umano, Agarwal registra i cambiamenti in corso nell'ambiente a partire dal lato della perdita. Da qui deriva il titolo, “Ecologies of Loss”, della mostra.

BRESCIA, “ANIMALESCO” RINASCIMENTO
Fino al 9 giugno 2019, le sale di Palazzo Martinengo a Brescia ospitano un evento unico nel suo genere che documenta, attraverso oltre 80 capolavori, come la rappresentazione degli animali abbia trovato ampia diffusione nell’arte tra XVI e XVIII secolo. La mostra “Gli animali nell’arte dal Rinascimento a Ceruti”, organizzata dall’Associazione Amici di Palazzo Martinengo, in partnership con WWF Italy, trasforma la storica residenza cinquecentesca nel cuore della città in un ideale “zoo artistico”, che consentirà al visitatore di comprendere come l'animale abbia da sempre avuto un ruolo fondamentale nella grande pittura antica. Il percorso espositivo è suddiviso in dieci sezioni che indagano la presenza dell'animale nella pittura a soggetto sacro e mitologico - mettendo in evidenza le simbologie e i significati ad esso connessi - per poi addentrarsi in sale tematiche dedicata a cani, gatti, uccelli, pesci, rettili e animali della fattoria, spesso raffigurati in compagnia dell'uomo. Nell'ultima stanza, invece, sono protagonisti gli animali esotici - scimmie, pappagalli, dromedari, leoni, tigri, elefanti, struzzi - e fantastici, figli cioè della fervida vena creativa degli artisti. Tra le opere di Guercino, Ceruti, Bachiacca, Grechetto, Campi, Cavalier d'Arpino, Giordano e Duranti che giungeranno a Brescia da musei, pinacoteche e collezioni private italiane ed estere, sono da segnalare quattro capolavori del Pitocchetto che per la prima volta sono esposti in una mostra pubblica.

BIBBIENA: L’OCCHIO DI LISETTA CARMI
Il CIFA, Centro Italiano della Fotografia d’Autore di Bibbiena, presenta la retrospettiva “Lisetta Carmi - Da Genova verso il resto del mondo”. La fotografa ha realizzato i suoi lavori fotografici nell’arco di 18 anni; poi la sua vita cambia completamente grazie all’incontro con il maestro indiano Babaji, e nell’ultima parte si ritira a Cisternino dove vive di spiritualità in modo spartano e senza i moderni mezzi di comunicazione come il computer e Internet. Vicino a casa sua però c’è un edicolante che non solo espone i suoi libri, ma le fa anche da tramite con il resto del mondo ricevendo la posta elettronica a lei indirizzata e inviando le sue risposte. Undici i temi de percorso espositivo che partono dal racconto del porto e dei travestiti di Genova, passando per Israele, la Sardegna, Parigi, il Venezuela, l'Afghanistan, l'Irlanda, l'India e la Sicilia. Spiccano in mostra due ritratti del poeta americano Ezra Pound. Se si esclude il lavoro sulla metropolitana di Parigi dove le persone perdono la propria riconoscibile identità per diventare massa in movimento che percorre spazi artificiali e disumanizzanti, sono sempre le persone ad attrarre la sua attenzione. I bambini che appaiono in misura più o meno rilevante in ogni tema, assumono il ruolo di mediatori tra la realtà contradditoria e spesso drammatica del presente, e la speranza verso un futuro migliore.

FIRENZE, LEONARDO DA VINCI ALL’OMBRA DEL GIGLIO
Nel cinquecentenario della sua morte, tutto il mondo celebra Leonardo da Vinci. E Firenze, la sua città, lo fa ricordando il legame che Leonardo ha sempre avuto con lei, ospitando a Palazzo Vecchio, allora come adesso il suo luogo più rappresentativo, la mostra “Leonardo da Vinci e Firenze. Fogli scelti dal Codice Atlantico”, che presenta, fino al 24 giugno, 12 carte provenienti dalla veneranda Biblioteca Ambrosiana. In un percorso a cura di Cristina Acidini, la mostra si propone di ritrovare nei fogli del Codice i tanti richiami al luogo d’origine di Leonardo, mai veramente lasciato e comunque mai dimenticato. Leonardo e Firenze, dunque. Non solo Leonardo a Firenze, ma anche Firenze con Leonardo, sempre presente nella sua mente, ovunque egli si trovasse, sia nella rete di protezioni, conoscenze e amicizie che lo ha accompagnato per tutta la vita, sia nella corrispondenza che ha continuato sempre a tenere, sia nel bagaglio che si portato appresso sino alla fine, di esperienze e ricordi. Chiude l’esposizione, contraltare delle opere su carta, un solo quadro. Proveniente dalla Pinacoteca Ambrosiana, il dipinto è attribuito a Gian Giacomo Caprotti detto Salaino e raffigura il Busto del Redentore. Il dipinto è connesso, per vie ancora misteriose ma inequivocabili, al Salaino, del quale reca la firma, o il soprannome, Salai, uno degli assistenti più cari a Leonardo.

(© 9Colonne - citare la fonte)