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direttore Paolo Pagliaro

Il Capitano Ultimo
e la trattativa inesistente

Il Capitano Ultimo <br>e la trattativa inesistente

di Paolo Pagliaro

“Se arresti zingari e tossici va bene, di più no perché diventi un pericolo per le lobby e cominciano i guai”. Questo dice a Pino Corrias il carabiniere Sergio De Caprio, alias Capitano Ultimo, l’uomo che arrestò Totò Riina, e che con la sua squadra di investigatori condusse alcune delle più importanti indagini sulle mafie e sulla corruzione.

De Caprio si è occupato di Finmeccanica, della banca del Vaticano, dei diamanti della Lega, è stato accusato di aver complottato contro Renzi e negli ultimi anni ha incontrato migliaia di studenti per parlare con loro di legalità. Ma lo ha dovuto fare a viso coperto, perché sul capitano – nel frattempo diventato colonnello e caduto in disgrazia - pendono ancora le condanne a morte emesse da Provenzano e Bagarella.

A lui lo scrittore Corrias dedica l’ultimo dei suoi ritratti in chiaroscuro dell’Italia dei nostri giorni, “Fermate il capitano Ultimo!”, edito da Chiarelettere.

Tra le cose che Ultimo dice al suo intervistatore ce n’è una molto impegnativa e cioè che la trattativa stato-mafia di cui si è occupato il processo di Palermo in realtà non c’è mai stata. È un’invenzione costruita su invenzioni che a forza di essere ripetuta ha finito per sembrare vera. Secondo il colonnello De Caprio evocare la trattativa serve a dire che le bombe sono esplose per colpa dello Stato e non della mafia. E alla fine, indebolendo lo Stato che ha vinto, contribuisce a rafforzare la mafia che invece ha perso.

(© 9Colonne - citare la fonte)