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direttore Paolo Pagliaro

Ricciardi racconta
la vendetta di Oreste

Libri
Ogni settimana uno scaffale diverso, ogni settimana sarà come entrare in una libreria virtuale per sfogliare un volume di cui si è sentito parlare o che incuriosisce. Lo "Speciale libri" illustra le novità delle principali case editrici nazionali e degli autori più amati, senza perdere di vista scrittori emergenti e realtà indipendenti. I generi spaziano dai saggi ai romanzi, dalle inchieste giornalistiche, alla storia e alle biografie.

Ricciardi racconta <br> la vendetta di Oreste

RICCIARDI RACCONTA LA VENDETTA DI ORESTE  

Il vecchio Oreste ha un segreto. Poco prima di morire, costretto in un letto d’ospedale, chiede di poter parlare con un amico di famiglia, il commissario Ponzetti. Ma è troppo tardi, e così l’uomo porta via con sé un’oscura verità. Dieci anni dopo, Marco, il figlio di Oreste, invita Ponzetti nell’appartamento dei suoi genitori per mostrargli gli oggetti che ha rinvenuto in una cassaforte e di cui nessuno era al corrente: una pistola risalente alla seconda guerra mondiale e una lettera indirizzata a un misterioso Ulisse da parte di una donna. La scoperta, insieme ad altri dettagli, getta un’ombra sul passato di Oreste, esule istriano giunto a Roma nel 1954, in fuga dalle terre passate alla Jugoslavia all’indomani della guerra e da un clima di intimidazione e violenza. Da qui parte l’indagine non ufficiale di Ponzetti, che si svolgerà tra Roma, Trieste e la Slovenia, intorno all’enigmatica storia di Oreste: un caso in cui, come sempre, vengono coinvolti il fidato ispettore Iannotta e i familiari del commissario. Una storia che porterà tutti a confrontarsi con il dramma, a lungo taciuto, dell’esodo istriano e dei profughi giuliano-dalmati. “La vendetta di Oreste” di Giovanni Ricciardi (in uscita l’11 luglio per Fazi editore) è un giallo denso di indizi e interrogativi da sciogliere, a metà tra l’indagine poliziesca e la ricostruzione storica: Ottavio Ponzetti darà finalmente voce al destino taciuto di un uomo, vittima di una tragedia collettiva, che per tutta la vita è rimasto legato a un passato lontano che lo ha persino privato del diritto alla memoria. L’autore è professore di greco e latino in un liceo di Roma. Il personaggio da lui creato, il commissario Ottavio Ponzetti, è protagonista di una fortunata serie di romanzi tra cui I gatti lo sapranno, vincitore del premio Belgioioso Giallo 2008; Il silenzio degli occhi, finalista al premio Fenice Europa 2012; Il dono delle lacrime, candidato al premio Scerbanenco 2014. Il penultimo episodio della serie è L’undicesima ora, del 2017. Una raccolta con le prime tre indagini del commissario Ponzetti è uscita nel 2012; un’altra, con altre tre, nel 2015; la terza, con le ultime due, nel 2018.

 

 

SELLERIO FESTEGGIA 50 ANNI CON 8 RACCONTI GIALLI

“Cinquanta in blu. Otto racconti gialli”: Per i cinquant’anni dalla fondazione della casa editrice Sellerio, otto “giallisti” hanno ricordato un libro scelto tra gli oltre tremila del catalogo, quello che ha colpito ciascuno di essi per un qualunque motivo personale (non necessariamente l’essergli piaciuto di più), e ne hanno fatto l’elemento determinante di una nuova trama. Hanno scritto un racconto con un libro: dove questo è di volta in volta o una specie di movente per una morte (così nel racconto di Marco Malvaldi La fine è nota del misterioso autore Holiday Hall); oppure è lo strumento per una metamorfosi nella vita di una persona (nel racconto di Santo Piazzese, il poema di Ignazio Buttitta La vera storia di Salvatore Giuliano); o è assunto come schematico modello di uno scambio di equivoci, scheletro narrativo di una rischiosa vicenda (è il caso, nel racconto di Francesco Recami, del volumetto della Louise de Vilmorin I gioielli di Madame de***); o il nutrimento morale che dà la forza del dubbio necessario a chi indaga (come è, per i due “investigatori Stanlio e Ollio” di Gaetano Savatteri, l’apologo scettico del Procuratore della Giudea di Anatole France); una pura ispirazione (è quello che conduce Giampaolo Simi a scegliere di Vázquez Montalbán Assassinio al Comitato Centrale come guida alla sua storia di terrorismo); l’atmosfera persistente di una nera Palermo sotterranea (che è quello che vuole in comune con il suo intrigo nero Gian Mauro Costa in una vicenda truce e romantica da Storie e cronache della città sotterranea dell’indimenticabile cronista poetico e teatrante Salvo Licata); una medicina per un caso orrendo di isolitudine (lo è La luce e il lutto di Gesualdo Bufalino per il biblioterapeuta Vince Corso di Fabio Stassi); infine, un libro che suscita angoscia che diventa l’idea per risolvere il caso (come accade a Carlo Monterossi, il dilettante di Alessandro Robecchi che si trova a indagare su delle cartoline minacciose, mentre legge di quelle dei due piccoli eroi antinazisti di Hans Fallada in Ognuno muore solo). Gli autori di questi racconti, nel trarre dallo scaffale un libro Sellerio, per commemorare il cinquantesimo anno della casa editrice, non hanno voluto ideare un “racconto su un libro”, ma hanno tentato di ricreare per mezzo di una finzione la loro comunque più vivida esperienza di lettura con Sellerio.

 

 

 

RAMPINI RACCONTA IL SUO VIAGGIO LUNGO 24.539 MIGLIA

“Nella mia vita di nomade non ho mai smesso la ricerca di radici. Immaginarie, costruite, conquistate. Ma indispensabili”. Le austere memorie di Genova, le atmosfere nordiche di Bruxelles e le sorprese di Parigi, l’iniziazione all’Oriente in Indonesia, poi verso Ovest a respirare l’aria decadente di New York, lo spaesamento di San Francisco, a riscoprire un’armonia celeste di Pechino, i bambini del Sichuan, le case a fior d’acqua del Kerala, il destino marittimo di Tokyo, le sorgenti del Nilo... Tre oceani e quattro continenti. Federico Rampini in “L'oceano di mezzo. Un viaggio lungo 24.539 miglia” (Laterza) ci racconta grande storia e vita quotidiana di tanti luoghi e personaggi indimenticabili. E forse qualche lezione appresa. Rampini (Genova, 1956) è corrispondente de “la Repubblica” da New York, dopo esserlo stato da Pechino e San Francisco, Parigi e Bruxelles. Ha insegnato alla Berkeley University in California, alla Shanghai University of Finance and Economics, all’Università Bocconi. Ha pubblicato per Mondadori tra l’altro: Il secolo cinese; L’impero di Cindia; Slow Economy; Occidente estremo; Alla mia sinistra; Voi avete gli orologi, noi abbiamo il tempo; Banchieri. Storie dal nuovo banditismo globale.

 

 

“IL KARMA IN UN PAIO DI SCARPE” DI ORETTA CICCHINELLI

 Nel romanzo “Il karma in un paio di scarpe” della giornalista e scrittrice Orietta Cicchinelli (Tuga Edizioni & Tony Lupetti) scorre la storia di Antonio da Nocera, nato povero in una famiglia numerosa, ragazzino vivace, caparbio e desideroso di riscatto in una terra avara con i suoi figli. Una vita vissuta intensamente alla massima velocità, che s’intreccia con personaggi ai limiti del surreale, negli anni delle guerre di camorra tra cutoliani e nuovi camorristi, in cui Antonio si ritrova a combattere una guerra non sua. E tutto a causa di un paio di scarpe. . . Dopo il successo del romanzo “Hijo de Puta-La parabola di un legionario” e del racconto “La madre” (la cui seconda edizione è appena uscita per Tuga edizioni) l’autrice ci consegna un’altra emozionante storia su un microcosmo di varia umanità. “Antonio – spiega la scrittrice - aveva letto il mio libro ‘Hijo de puta-La parabola di un legionario’ e mi disse di avere una bella storia da raccontare. Così iniziò a snocciolare i suoi ricordi che richiamavano fatti di cronaca lontani da me, fatti noti e meno noti. Senza indagare troppo su vicende di malavita organizzata e dintorni ho voluto concentrarmi sull’uomo e sui suoi trascorsi. M’incuriosiva. Dunque posso senz’altro affermare che questo non è un libro inchiesta né vuol essere uno studio sul fenomeno camorra. Non è un libro verità, ma è solo lo sguardo sul mondo di un personaggio particolare, il più silenzioso socio del club di biliardo gestito da mio fratello, un uomo che aveva bisogno di raccontarsi”.

 

 

 

MICHELA NACCI SPIEGA “IL VOLTO DELLA FOLLA”

 

Unanime, istintiva, emotiva, sempre irrazionale e spesso violenta: che si tratti di assembramenti politici, religiosi o ludici, nella folla l’individuo si fonde con gli altri, forma un corpo unico e gigantesco. “Gli uomini nella folla si sentono una cosa sola” scrive Elias Canetti. Proprio per questo fa paura: perché fagocita l’individuo e il suo giudizio, distrugge la sua volontà e il suo autocontrollo. Il libro “Il volto della folla. Soggetti collettivi, democrazia, individuo” di Michela Nacci (Il Mulino) analizza il momento – l’ultimo quarto dell’Ottocento – in cui la folla viene costruita dalla psicologia collettiva e rappresentata nella grande letteratura europea, per poi porsi domande che ci riguardano da vicino: parlare di folla significa automaticamente criticare la democrazia? È possibile pensare la folla non solo in modo negativo? In che modo la folla trasforma la politica e noi stessi? Nacci insegna Storia delle dottrine politiche all’Università di Firenze. Tra i suoi libri “Pensare la tecnica. Un secolo di incomprensioni” (Laterza, 2000), “Storia culturale della Repubblica” (Bruno Mondadori, 2009), “Strade per la felicità. Il pensiero politico di Bertrand Russell” (Edizioni Nuova Cultura, 2012).

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