Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

A Roma i volti dei
“Cittadini del mare”

Mostre
Le grandi mostre in programma in Italia e quelle che hanno l'Italia, attraverso i suoi grandi artisti, come protagonista nel mondo. Lo "Speciale mostre" è un viaggio tra capolavori, opere d'avanguardia e sperimentali, pittura e scultura, memoria e identità, storia e filosofia, un tributo all'arte e ai suoi protagonisti e un modo per scoprire quanto di buono fanno le istituzioni nazionali e locali per il nostro patrimonio culturale e di creatività.

Le fotografie dei pescatori artigianali, testimonianza di una collaborazione sempre più stretta fra pescatori e Aree Marine Protette, sono esposte fino al 20 ottobre nella mostra “Cittadini del mare”, al Museo di Roma in Trastevere. Esposte 50 suggestive opere del fotografo romano Carlo Gianferro per l’esposizione realizzata dal WWF Mediterraneo al termine del progetto finanziato dalla Ue- FishMPABlue2, che vede come capofila Federparchi e che in tre anni di attività ha realizzato un lavoro di raccordo fra gli enti gestori delle AMP e i pescatori, sperimentando nuove forme di collaborazione e partecipazione nelle aree marine. L’esposizione è frutto del lavoro durato 9 mesi portato avanti da Gianferro che ha catturato la vita quotidiana dei pescatori artigianali che operano in quattro diverse aree marine protette: Telascica in Croazia, Cap Roux in Francia, Zante in Grecia e Isole Egadi in Italia. Nelle immagini scaturite da questo ‘microcosmo’ emerge il rapporto simbiotico tra pescatori artigianali ed ecosistemi marini e soprattutto, l’importanza centrale del loro ruolo per la tutela e la conservazione del nostro patrimonio più grande, il Mar Mediterraneo. Il Mar Mediterraneo è spinto ai limiti delle sue possibilità, la piccola pesca artigianale è parte di questo “ecosistema allargato” e quindi anch’essa una quotidianità che rischia di scomparire. Per Federparchi e WWF è proprio da loro, pescatori e pescatrici artigianali, che si può ripartire, rendendoli motore del cambiamento per la ridefinizione di un futuro sostenibile e di convivenza tra l’uomo e la natura. A completamento della mostra sono state realizzate anche 20 ‘video-pillole’ girate in 6 paesi mediterranei i cui i pescatori (e pescatrici) raccontano cosa significa per loro il Mediterraneo.

FIRENZE: IL RESTAURO DEL “GIUDIZIO” DEL BEATO ANGELICO

A Firenze celebrazioni per i 150 anni del Museo di San Marco. Per l’occasione è stato presentato il restauro del Giudizio Universale del Beato Angelico realizzato grazie ai contributi del Rotary Firenze Certosa e di altri club rotariani. Il dipinto è da sempre uno dei preferiti e più largamente popolari dell’Angelico, ma non è realmente conosciuto, nel senso che è ancora carico di interrogativi e domande senza risposta. La particolare forma trilobata, in alto, ancor oggi non ha spiegazioni certe. Anche il soggetto dell’opera è particolare: è un’insolita visione del Giudizio Finale. Vediamo il Cristo giudice in tutta la sua gloria, attorniato da angeli, in un cerchio celestiale che domina dalla sommità. La mano destra levata del Cristo invita i fedeli risorti verso i cancelli della Gerusalemme Celeste; la sinistra volta verso il basso consegna i peccatori alle fauci pietrose dell'Inferno. La Madonna e San Giovanni Battista sono raffigurati come intercessori in una posizione straordinariamente prossima al Figlio. Tra le novità l'inserzione di personaggi del Vecchio Testamento – Adamo, Abramo, Mosè, Abele, David – accanto agli apostoli e ai santi fondatori degli Ordini nel tribunale del Giudizio. Il Giudizio Universale, databile tra il 1425 e il 1428, fu probabilmente eseguito per la cappella maggiore della chiesa di Santa Maria degli Angeli. Verosimilmente fu Ambrogio Traversari, frate e più tardi priore di Santa Maria degli Angeli, studioso di patristica, l’ispiratore del programma iconografico del Giudizio. Le iniziative per la celebrazione dei 150 anni del Museo proseguiranno il 15 ottobre con la ricollocazione e la presentazione del restauro di un’altra opera del Beato Angelico la "Pala di San Marco". A fine ottobre alcune celle del museo ospiteranno un'inedita installazione di arte contemporanea. Prosegue inoltre fino al 6 gennaio la mostra "L’Annunciazione di Robert Campin. Un illustre ospite dal Museo del Prado per i 150 anni del Museo di San Marco".

VENEZIA, DNA ARTISTICI

La Biblioteca Nazionale Marciana di Roma ospita, nelle sue sale monumentali, fino al 4 novembre, la mostra “Portfolio - Genealogies”, che comprende opere grafiche, dipinti, opere fotografiche e un’installazione, di tre artisti originari di diversi continenti e background culturali che vivono principalmente in Germania: Kevin Clarke (1953- New York), Jiny Lan (1970 - Xiuyan, Cina) e Bernd Reiter (1948 - Colonia). Nei suoi “Dna Portraits” l’artista-fotografo Kevin Clarke combina l’impronta genetica di personalità viventi e/o storiche, costituita da una sequenza di lettere in composizioni grafiche metaforiche. Questa lettura può essere a buon titolo classificata come ‘genealogica’: il nostro materiale genetico contiene importanti informazioni che condividiamo non solo con i nostri antenati più vicini ma con moltissimi altri esseri umani. Anche i dipinti di Jiny Lan si confrontano con la genealogia in modo affascinante. L’artista nei suoi ritratti “Painterprinces”, allo stesso modo, ad esempio, di Jörg Immendorff o Georg Baselitz, affronta il termine “arte” in senso ‘storico’, cioè procedendo per accumulazione di lavoro in lavoro, costruendo una sequenza completa di piccoli frammenti a completare un qualcosa che assomiglia a un DNA. Una posizione a sé stante merita l’installazione di Bernd Reiter: sette banchi da chiesa e 40 monitor “(fintamente) sacri” con cui affronta una genealogia di moralità nella storia del pensiero della chiesa cattolica.

PADOVA: IL “SANTO” E LE ORIGINI DELLA FOTOGRAFIA

Indagare il sacro e la sua rappresentazione attraverso lo sguardo oggettivo della macchina fotografica, nel periodo storico che dalla nascita della fotografia su carta arriva all’anno del settimo centenario della morte di S. Antonio. Questo il filo rosso che attraversa la mostra “Padova Sacra. Arte architettura, religiosità e devozione popolare nell’immagine fotografica, 1850-1931” organizzata dalla Veneranda Arca di S. Antonio in collaborazione con la Pontificia Basilica di S. Antonio, fino al 10 novembre al Museo Antoniano alla Basilica di S. Antonio e realizzata all’interno del Festival internazionale di fotografia “Photo Open Up”. Luoghi, oggetti, riti, visti da importanti fotografi del passato. Tra questi spiccano: il padovano Domenico Bresolin (1813-1899) che, con i concittadini Giacomo Caneva e Antonio Sorgato, è considerato tra i padri della fotografia italiana; Carlo Naya (1816-1882), autore nel 1863 della prima riproduzione degli affreschi della cappella degli Scrovegni. E ancora: i fratelli Alinari, celebre famiglia di fotografi fiorentini, il cui primo catalogo con immagini del Veneto (1887) conteneva oltre settanta vedute, affreschi, dipinti e sculture riferite di Padova; Costante Agostini (1857-1941), fotografo ufficiale della Veneranda Arca del Santo e Pietro Poppi (1833-1914) che, con la sua ditta “Fotografia dell’Emilia”, già nel catalogo del 1879 aveva allargato il proprio raggio di azione interessandosi alla città del Santo.

CASSINO: LA SECONDA GUERRA MONDIALE IN 3D

Un modo innovativo e interattivo per raccontare gli eventi del passato, attraverso tecnologie innovative, personaggi virtuali che prendono vita e ricostruzioni di foto in 3D. La mostra “Memoria Viva. 1939 – 1945 Cassino” – fino al 18 ottobre al Museo Historiale della città laziale, organizzata nell’anniversario del bombardamento del 10 settembre 1943 che ne distrusse gran parte - propone un nuovo modo di raccontare la storia e i fatti della Seconda Guerra Mondiale, più coinvolgente e immediato. Esposte oltre 400 fotografie, selezionate tra oltre 2.000 scatti, e catalogate per anno e luogo, restaurate per l’occasione in formato digitale 3D. A raccontare i fatti del passato sono sette personaggi chiave di quel periodo, che prendono voce se inquadrati con il tablet grazie ad un software specifico. Questi personaggi, uno per ogni anno oggetto della mostra, dal 1939 al 1945, sono disposti su sette pannelli, ciascuno con uno schermo interattivo, che ripropone immagini d’epoca restaurate in 3D, stralci di vecchi quotidiani e una linea temporale con i fatti salienti dell’anno. Realizzata anche una postazione touch screen pensata appositamente per i più piccoli, dove potranno imparare divertendosi, con personaggi cartoon che racconteranno la storia con un linguaggio più leggero. L’evento, cofinanziato dall’Unione Europea, rientra nell’ambito del bando "Atelier, Arte, Bellezza e Cultura", una misura del Por-Fesr Lazio 2014-2020 che promuove, la valorizzazione culturale di cinque luoghi storici del Lazio. Dopo la chiusura della mostra tutto il materiale resterà disponibile gratuitamente online.

TORINO: IL MUSEO DELL’AUTOMOBILE OMAGGIA IL FONDATORE

In occasione delle celebrazioni per i 140 anni dalla nascita e i 60 anni dalla scomparsa del suo fondatore, il MAUTO - Museo Nazionale dell’Automobile di Torino inaugura un nuovo spazio espositivo permanente a lui dedicato. E’ lo stesso Carlo Biscaretti, personaggio anticonformista e visionario, a dare il benvenuto ai visitatori - tramite una proiezione olografica - ed a illustrare la genesi del suo progetto museale. Le scene in prima persona si alternano a proiezioni video nelle quali una voce narrante racconta gli episodi chiave della grande passione di Biscaretti per il mondo dell’auto: in questo modo, il visitatore rivive i momenti salienti della sua vita ed il suo forte desiderio di creare questo straordinario museo, di cui venne designato “ordinatore” nel 1933. La passione di Biscaretti per le quattro ruote non aveva limiti. Fu pilota e giornalista, grafico pubblicitario e artista. Per raccontare la poliedricità dei suoi interessi, si è scelto di esporre una selezione di 33 sue opere originali realizzate tra il 1921 e il 1957, allo scopo di corredare il percorso espositivo del museo che stava progettando. La più spettacolare è L’incidente, una tavola umoristica di oltre 5 metri. Esposto anche il De Dion Bouton del 1898, triciclo a motore costruito verso la fine del secolo scorso dalla famosa fabbrica fondata nel 1881 dal conte Albert De Dion e da Georges Bouton per la costruzione di veicoli con motori a vapore e, più tardi (1891), a scoppio. Con un modello simile, Carlo Biscaretti iniziò la sua carriera nel mondo delle corse. In occasione dell’inaugurazione del nuovo spazio espositivo,il Centro di Restauro del MAUTO ha effettuato il restauro funzionale della FIAT 18/24 HP del 1908, appartenuta allo stesso Biscaretti, cui il 12 novembre verrà dedicato un convegno.

MODENA: GIOVANI ARTISTI CRESCONO

Fino al 17 novembre il MATA – Ex Manifattura Tabacchi di Modena ospita la mostra dei vincitori dell’ottava edizione del Premio Davide Vignali dedicato al ricordo del giovane ex-alunno dell’Istituto d’Arte Venturi di Modena, prematuramente scomparso. Il concorso seleziona ogni anno le più significative opere fotografiche e video realizzate dagli studenti dell’ultimo anno delle scuole superiori dell’Emilia-Romagna. Il primo premio va a Clara Grilanda e Gianmarco Onofri, studenti del Liceo Artistico e Musicale Statale di Forlì ed autori del video Essere Maschi. Il secondo riconoscimento è andato a Luz Angelica Moccia, una studentessa del Liceo Chierici di Reggio Emilia, per la serie Incontri onirici, mentre il terzo classificato è risultato Mamoudou Cisse dell’Istituto d’Arte Venturi di Modena, per la serie Viaggi. Il Premio Venturi, riservato a uno studente dell’omonimo istituto modenese, è stato assegnato a Sara Perfetto, autrice della serie fotografica Marionetta. Il Premio Davide Vignali costituisce per Fondazione Modena Arti Visive un’importante occasione di collaborazione e scambio con le realtà più vicine alle nuove generazioni, riflettendo l’attenzione da sempre rivolta verso la formazione di giovani artisti. Parallelamente alla mostra, prende avvio la nuova edizione del premio: il bando rimarrà aperto fino al 10 aprile.

MONZA: I SONY WORLD PHOTOGRAPHY AWARDS

Fino al 3 novembre, nella prestigiosa Villa Reale di Monza, la cui 12ma edizione ha raggiunto il record di 326.997 candidature presentate da fotografi originari di 195 Paesi e che ha visto trionfare un italiano. In mostra ha infatti il posto d’onore “Five Degrees” del fotografo bolognese Federico Borella premiato con l’ambito titolo di “Photographer of the Year 2019”. La serie Five Degrees, presentata per la categoria Documentario, indaga la piaga dei suicidi maschili nella comunità agricola di Tamil Nadu, nel sud dell’India, colpita dalla più grave siccità degli ultimi 14 anni. “Senza un intervento mirato delle istituzioni, il surriscaldamento globale farà aumentare il numero di suicidi in tutta l’India”, ha dichiarato. “L’impatto dei cambiamenti climatici si ripercuote sul benessere a livello globale, oltrepassando i confini dell’India e rappresentando una minaccia per tutta l’umanità. Grazie a questo lavoro ho avuto la possibilità di essere testimone di questa realtà e di documentarla come fotoreporter”. Non mancano poi le opere degli altri quattro artisti italiani che hanno vinto nel concorso Professionisti: Alessandro Grassani primo nella categoria Sport (con la serie “Boxing Against Violence: The Female Boxers of Goma”, che racconta come la box rappresenti un mezzo di sostegno e un luogo sicuro per molte donne a Goma, nella Repubblica Democratica del Congo), il duo formato da Jean-Marc Caimi & Valentina Piccinini primo nella categoria Scoperta (con la serie “Güle Güle”, che in turco significa “arrivederci”, dedicata a Istanbul), Massimo Giovannini secondo nella categoria Ritratto (con “Henko”, parola giapponese che significa “cambiamento” e “luce variabile e insolita”, attraverso cui affronta il tema della) e Nicola Vincenzo Rinaldi vincitore del National Award con l’immagine di street photography, The Hug che, come l’artista stesso spiega, “ritrae un abbraccio avvolgente: solo i piedi sfuggono alla stretta”.

PERURIA, “ORSI” E “LUPI” TRA GLI OLIVI

Orsi e lupi tra gli olivi della campagna perugina. Tre sculture in alluminio firmate da Davide Rivalta - un orso e due lupi in alluminio - sono collocate negli spazi esterni del centro per le arti “L’Arca di Pan” di Panicale, ricavato negli spazi di un ex frantoio. L’esposizione è accompagnata dalla proiezione del documentario “Davide Rivalta, lo sguardo dell’innocenza” di Elena Matacena, sull’arte del provocatorio scultore . Tra il 2014 ed il 2015, Matacena ha documentato l’intero processo creativo di Rivalta, dalla genesi delle opere nel suo studio nella periferia bolognese, agli scambi operativi durante la realizzazione delle sculture presso la fonderia artistica De Carli nel torinese, fino alle incursioni nei luoghi (Bologna, Roma, Ravenna, Arezzo, ecc..) con cui i suoi animali hanno sempre creato legami inscindibili. Un film tessuto intorno al lavoro dell’artista, intrecciando testimonianze e tecnica artistica, ma anche quella sua maniera di intendere il corpo dell’animale. Ne scaturisce così un perfetto ritratto dell’artista che si serve del linguaggio della pittura, del disegno e della scultura (in resina, bronzo, alluminio), per dar vita a singolarità animali con cui implicitamente si celebra la crisi di un’antica e troppo spesso indiscussa concezione antropocentrica. Ogni sua creatura infatti, gorilla, ghepardo, orso o lupo che sia, possiede caratteristiche e qualità singolari che la connotano con una riconoscibile e precisa animalità. “Gli animali di Rivalta – per la critica – sono spesso delle provocazioni, poiché abbandonando la funzione simbolica che hanno avuto nel corso dei secoli ritrovano la loro più profonda essenza”.

PADOVA: I FRAGILI “GIGANTI” DEL MARE

La mostra “I giganti del mare: così grandi, così fragili”, fino al 3 novembre a Palazzo Cavalli di Padova, invita a riflettere su un tema di drammatica attualità. Malattie, traffico marittimo, inquinamento acustico, la plastica: sono le tante, troppe minacce che quotidianamente mettano a rischio la vita dei grandi cetacei in quella che dovrebbe essere la loro “casa sicura”, il mare. Giganti, ma così fragili da rischiare oggi l’estinzione. Attraverso una presentazione delle attività di ricerca del Dipartimento di Biomedicina Comparata e Alimentazione e del Museo Didattico di Medicina Veterinaria, da più di un decennio impegnati nello studio dei cetacei del Mediterraneo, la loro anatomia, le loro abitudini e le cause di morte, vengono messi in luce quanto i processi antropici siano determinanti per il sottile equilibrio della vita di queste creature. “Si resta col fiato sospeso quando si guarda un gigante del mare, che passa davanti alla prua della tua barca - dice Giuseppe Palmisano, conservatore del Museo didattico di Medicina Veterinaria dell’Università di Padova e curatore della mostra -. Si resta col cuore spezzato quando lo stesso gigante lo ritrovi agonizzante sulla battigia di Porto Cervo. Non riesci a comprendere come quel Paradiso possa essere diventato la tomba di un animale così grande, così perfetto come solo Madre Natura riesce a fare, mettendo la sua mano su questa parte di universo”. Esposti scheletri completi, crani e altri reperti provenienti dal museo, appartenuti a diverse specie di cetacei, come capidoglio, balenottera, tursiope e stenella.

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