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direttore Paolo Pagliaro

“Punti di Luce”. Essere una donna nella Shoah

Mostre
Le grandi mostre in programma in Italia e quelle che hanno l'Italia, attraverso i suoi grandi artisti, come protagonista nel mondo. Lo "Speciale mostre" è un viaggio tra capolavori, opere d'avanguardia e sperimentali, pittura e scultura, memoria e identità, storia e filosofia, un tributo all'arte e ai suoi protagonisti e un modo per scoprire quanto di buono fanno le istituzioni nazionali e locali per il nostro patrimonio culturale e di creatività.

Piacenza, Fiorenzuola d’Arda e Castel San Giovanni: un tris di esposizioni per “Punti di Luce. Essere una donna nella Shoah”, la mostra realizzata dall’Assemblea legislativa regionale in collaborazione con lo Yad Vashem di Gerusalemme e dedicata alle donne perseguitate dai nazisti. Dopo il successo del 2017 nei locali del parlamento regionale a Bologna e una ventina di allestimenti sul territorio regionale e non solo, ora “Punti di Luce” arriva in provincia di Piacenza dove sarà esposta nella sala del Consiglio provinciale in Corso Garibaldi (fino al 24 ottobre), nei locali del Comune di Fiorenzuola d’Arda (dal 28 ottobre al 5 novembre) e da ultimo a Castel San Giovanni (dall’8 al 17 novembre). “I trenta pannelli che compongono l’esposizione danno una lettura al femminile del genocidio che lacerò l’Europa del ‘900 e rappresenta un importante tributo a tutte le donne e alla forza che sanno dimostrare”, spiega Simonetta Saliera, presidente dell’Assemblea legislativa regionale. (Ph. Assemblea legislativa Regione Emilia Romagna)

NAPOLI: NEI VICOLI DI DOMENICO REA

La mostra "Bassi – Giovanni Robustelli disegna Domenico Rea" nasce da un progetto durato un anno che ha visto come protagonisti gli studenti di alcune classi di quattro scuole superiori napoletane (Cuoco, Campanella, Pagano Bernini, Pansini, Umberto I) e l’artista siciliano Giovanni Robustelli. Gli studenti hanno dapprima conosciuto i testi e le riflessioni di Domenico Rea sui bassi e i vicoli di Napoli per dedicarsi successivamente ad un viaggio reportage proprio nei contesti descritti dallo scrittore napoletano e per conoscere le storie dei suoi abitanti e delle sue evoluzioni attuali. Dal confronto sul tema trattato tra gli studenti e Robustelli nasce un’esposizione dei dipinti prodotti dall’artista - fino al 6 novembre al Convento di San Domenico Maggiore di Napoli - accompagnati da una piccola parte del lavoro svolto dagli studenti. Il tema posto da Rea trova in Giovanni Robustelli, artista che nella propria produzione fa coincidere mito e realtà, una nuova traduzione e accessibilità. “Ninfa Plebea di Domenico Rea – spiega Robustelli – mi ha suggerito un immaginario mitologico, leggendario, in cui i personaggi del suo romanzo vivono come in una tragedia greca. Così, ispirandomi a Milluzza, la protagonista del romanzo, ho mischiato le carte, sovrapponendo ad un contesto domestico, quale quello dei “bassi”, personaggi che evocano più o meno esplicitamente, figure come Danae, la Susanna biblica o una Vergine. Il percorso delle opere diventa quindi un’amplificazione del soggetto come svuotamento dell’io”.

BOLOGNA: LE ASSOCIAZIONI CULTURALI NEL MEDIOEVO

“È una mostra chiara e semplice che dovrebbe essere molto presente nelle Istituzioni perché è un corso di formazione per la politica di oggi: guardandola si imparano molte cose e soprattutto come proseguire nella valorizzazione della nostra storia”. Con queste parole Simonetta Saliera, presidente dell’Assemblea legislativa, ha inaugurato la mostra “Arte-Scienza-Città”, realizzata dalla Consulta fra le antiche istituzioni bolognesi. Visitabile fino al 10 novembre, nella sede della Regione, la mostra racconta le storie delle associazioni mutualistiche e culturali attive sotto le Due Torri fin dal lontano Medioevo, tanto che la più antica, la Compagni dei lombardi, è attiva dal 1170.

REGGIO EMILIA: UNA “SELVA” DI SCATTI E PENNELLATE

Con la mostra di Mirko Baricchi (La Spezia, 1970) e Giulia Lazzaron (Milano, 1992), in programma fino al 13 novembre, la Galleria 8,75 Artecontemporanea di Reggio Emilia inaugura un nuovo format espositivo, teso a favorire il dialogo tra artisti appartenenti a diverse generazioni. Le opere di Mirko Baricchi presenti in mostra fanno parte della serie "Selva", la cui trama pittorica nasce da un duplice gestualità: da un lato l'applicazione del colore acrilico sulla tela attraverso pennellate veloci, dall'altra la parziale rimozione della materia pittorica, procedura che, contrariamente a quanto si potrebbe immaginare, contribuisce anch'essa alla costruzione dell'opera. La fotografia di Giulia Lazzaron, volutamente aniconica, costituisce la base per incisioni dirette a punta secca o indirette all'acquaforte. La scelta dell'inquadratura e gli interventi in camera oscura le consentono di ottenere un fondo soffuso, quasi un acquario all'interno del quale si muovono animali spesso in via d'estinzione. A partire da fatti di cronaca, l'artista conduce una riflessione sull'impatto dell'uomo sul mondo animale e sulle strategie messe in atto dalla natura stessa per sopravvivere.

MILANO: LA SICILIA VISTA DAI MASBEDO

“Perché le frontiere cambiano” è il titolo della mostra che Masbedo, duo artistico formato da Nicolò Massazza (1973) e Iacopo Bedogni (1970), presenta fino al 10 novembre all’ICA Milano – Istituto Contemporaneo per le Arti. Focus del progetto è una riflessione sulla storia passata e presente della Sicilia, da sempre terra di tutti e di nessuno, luogo mitopoietico per eccellenza. La mostra raccoglie lavori preesistenti, riedizioni e opere inedite, tutti generatisi in territorio siciliano e legati alla sua complessità culturale e sociale. Si fondono tra loro elementi della storia siciliana, come la vicenda della casa di produzione Panaria Film e la testimonianza del sindaco di Palermo Leoluca Orlando, celebri riferimenti alla cinematografia dei registi Vittorio De Seta, Ugo Gregoretti, Francesco Rosi e Luchino Visconti, e le questioni legate alla comunità Tamil di Palermo. La mostra diventa anche l’occasione per presentare i temi più cari agli artisti: la storia del cinema e il suo legame con la performance, l’immagine come strumento di riflessione e divulgazione della memoria, l’importanza dell’azione culturale e al tempo stesso la sua dimensione performativa. Attraverso un percorso narrativo storico e culturale del tutto italiano, i Masbedo svelano la creazione di un sogno, quello cinematografico, riportato in vita negli spazi di ICA. Gli artisti attivano così un ragionamento sul cinema del passato, conducendo una riflessione sull’immagine deportata nella memoria e sulla sua capacità di influenzare le azioni culturali e performative.

ROMA: “OMBRE SOSPESE” NEGLI OCCHI DEI MIGRANTI

Che cosa significa essere un richiedente asilo nel Regno Unito? La decima edizione del Festival della Diplomazia porta a Roma - fino all’8 novembre alle Officine Fotografiche - la mostra “Lingering Ghosts, letteralmente "ombre sospese" del fotografo inglese Sam Ivin, che vede una serie di ritratti di richiedenti asilo in cui gli occhi sono stati raschiati via manualmente dall’autore. Una volta arrivati nel Regno Unito, i migranti si trovano a vivere in una sorta di limbo, dovendo attendere notizie della loro richiesta di asilo per mesi o addirittura anni. Diventano dei lingering ghosts, delle ombre sospese. Graffiare via i volti di questi migranti è un modo per trasmettere in maniera potente l’idea della perdita di sé, e la confusione che li attanaglia, mentre aspettano di conoscere il loro destino.

ROMA: QUANDO IL DEGRADO SI ELEVA AD ARTE

Le metropoli, enormi formicai brulicanti di movimento, desiderio, pensiero, sono testimonianza della vita nel suo continuo divenire. Ciò che per l’occhio del comune cittadino può rappresentare il deperimento, per l’artista può essere una traccia della vita stessa in tutte le sue trasformazioni: in questa chiave perfino il degrado diventa l’affascinante segno di una storia, della vita vissuta in ogni minima parte del nostro habitat. Da questa riflessione nasce il progetto “Frammenti da una città che vive” di Eugenio Donato e Alessandro Zazza: due sguardi diversi, ma dialettici fra loro, sulla città di Roma, di cui catturano dettagli di intrinseca vitalità. Il progetto, curato da Penelope Filacchione, si concretizza in una mostra di fotografia e scultura – fino al 3 novembre nella galleria ArtSharing, evento di Rome Art Week - messe a confronto fra loro per raccontare il presente vivo della città di Roma. Il colore del cielo e la materia dell’asfalto si specchiano fra loro diventando espressione della contemporaneità di una città fin troppo sovraccarica dei significati di un passato fin troppo incombente.

ROMA: LE FERITE DELLA GRANDE GUERRA

Le moderne armi di distruzione e il paesaggio devastato dal conflitto, le mutilazioni fisiche e psichiche dei soldati, la gestione dell’emergenza, gli approcci terapeutici e, là dove fu possibile, il reinserimento degli invalidi nella vita sociale e produttiva del paese costituiscono i quattro momenti fondamentali sui quali è stato realizzato il percorso della mostra “La guerra addosso”, ospitata alla Casa della Memoria e della Storia di Roma, fino al 14 novembre. L’esposizione si propone di mettere in risalto le conseguenze drammatiche provocate dalla Prima guerra mondiale sui corpi e sulle menti dei sopravvissuti. La mostra è promossa da Irsifar (Istituto Romano per la Storia d’Italia dal fascismo alla Resistenza), Istituto Nazionale Ferruccio Parri, Associazione Nazionale fra Mutilati e Invalidi di Guerra. Attraverso il vastissimo materiale fotografico e documentario a disposizione sulla Grande Guerra e le fonti d’archivio custodite presso enti e organizzazioni - quali la Croce Rossa Italiana, i comitati di assistenza agli invalidi di guerra e, in ambito regionale, l’ospedale San Lazzaro di Reggio Emilia, l’Istituto Ortopedico Rizzoli e il Museo del Risorgimento di Bologna - l’esposizione, dopo aver delineato un quadro generale dell’impatto traumatico del conflitto, focalizza l’attenzione sulla determinante opera di assistenza dispiegata dall’organizzazione sanitaria sui campi di battaglia così come nelle retrovie del fronte. Il progetto grafico, ispirato allo stile futurista, in quanto movimento coevo e dall’impatto “deflagrante”, contribuisce alla rievocazione del clima dell’epoca e a porre in risalto il contrasto tra l’entusiasmo patriottico che accompagnò l’entrata in guerra dell’Italia e le indelebili tracce lasciate dal conflitto nel corpo e nella mente di decine di migliaia di militari. Nell’ambito della mostra, l’Irsifar in collaborazione con l’Anmig cura, fino al 14 novembre, il corso di formazione per insegnanti “La vittoria mutilata”.

(© 9Colonne - citare la fonte)