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Decreto sicurezza
un primo bilancio

Decreto sicurezza <br> un primo bilancio

di Paolo Pagliaro

(8 novembre 2019) Un anno fa, il 7 novembre 2018, il Senato votava la fiducia al primo dei due decreti sicurezza del governo Lega-5 Stella, quello che stabiliva norme più severe per l’accoglienza dei migranti, cancellando di fatto il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, Sprar,  e riducendo i servizi degli altri centri alla fornitura di vito e alloggio, senza attività di integrazione. La famosa battaglia contro la pacchia dei 35 euro.
E’ dunque tempo di un primo bilancio, cosa che con grande scrupolo stanno facendo tra gli altri  il sito Openpolis, il quotidiano Avvenire, il giornale digitale l’Inkiesta.
Sulla base dei dati resi disponibili da più fonti, cominciando da quelli del Viminale, possiamo dire che le principali conseguenze del decreto sicurezza sono  l’aumento degli stranieri irregolari, il sovraffollamento dei Centri di accoglienza straordinaria e un’ondata di  licenziamenti tra gli italiani impegnati nei servizi di integrazione: resteranno a casa circa 18 mila persone tra infermieri, assistenti sociali, psicologi, mediatori culturali e insegnanti, quasi tutti giovani e laureati.
Con la protezione umanitaria, è stato abolito il principale canale di accesso per ottenere il permesso di soggiorno. E dunque i 500 mila irregolari censiti dal governo del cambiamento, secondo i dati di Openpolis potranno arrivare a 680 mila entro la fine di quest’anno e superare i 750 mila a gennaio del 2021. Persone abbandonate a se stesse, prive di documenti e di prospettive di integrazione.   Il loro numero sta crescendo nonostante quello degli sbarchi si sia drasticamente ridotto, con soli 2.700 arrivi in un semestre.
Resta fallimentare anche la politica dei rimpatri: l’anno scorso ne sono stati disposti  27 mila ed eseguiti 5.600.  Piccoli numeri a fronte di un’emergenza che il decreto sicurezza ha aggravato.  (red)

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