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direttore Paolo Pagliaro

L’evasione vale
quattro finanziarie

di Paolo Pagliaro

Gli evasori fiscali appartengono a due grandi categorie: quelli che dichiarano il falso e quelli che non versano quanto hanno dichiarato. Di entrambi si occupa la «Relazione sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva» che ogni anno viene messa a disposizione del parlamento e dell’opinione pubblica da una Commissione composta da 15 esperti presieduta da Enrico Giovannini.
L’edizione 2019 del rapporto  consta di 264 pagine e una grande quantità  di tabelle riassunte e rese  intellegibili  oggi dal Sole 24 Ore.
In un anno, questa è la sintesi, vengano evasi 37 miliardi di Iva, 32 miliardi di Irpef sul lavoro autonomo e le imprese; 8 miliardi e 200 milioni di Ires delle società di capitali, 5,6 miliardi di Irap, 5 miliardi e 300 milioni di Irpef sul lavoro dipendente, quasi 5 miliardi di Imu, 2 miliardi di accise sui prodotti petroliferi, più un altro miliardo e mezzo tra addizionali locali, affitti, Tasi e persino canone Rai,  dove l’evasione raggiunge i 200 milioni nonostante il pagamento avvenga in automatico con la bolletta della luce. Ci sono poi una decina di miliardi di evasione contributiva: 8 li dovrebbero pagare i datori di lavoro, 2 i dipendenti.
Il primato della tassa più evasa spetta all’Irpef su lavoro autonomo e reddito d’impresa dove ogni 100  euro dovuti, se ne sottraggono al fisco quasi 70. La somma di tante grandi e piccole evasioni fa sì che ogni anno allo Stato venga a mancare un gettito di quasi 110 miliardi. Più o meno quattro volte il valore della manovra economica su cui i governi si giocano credibilità e sopravvivenza.

(© 9Colonne - citare la fonte)