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direttore Paolo Pagliaro

“Il compratore di tempo” e il senso dell’esistenza

Libri
Ogni settimana uno scaffale diverso, ogni settimana sarà come entrare in una libreria virtuale per sfogliare un volume di cui si è sentito parlare o che incuriosisce. Lo "Speciale libri" illustra le novità delle principali case editrici nazionali e degli autori più amati, senza perdere di vista scrittori emergenti e realtà indipendenti. I generi spaziano dai saggi ai romanzi, dalle inchieste giornalistiche, alla storia e alle biografie.

“Il compratore di tempo” e il senso dell’esistenza

NE “IL COMPRATORE DI TEMPO”, UNA PLAYLIST PER LA GENERAZIONE Z

Che senso ha il tempo? A cosa serve davvero la scuola? Può l’amore avere età, confini o condizioni? È quello che scopriranno Lucia e Alessandro, due adolescenti al terzo anno di liceo, nel libro “Il compratore di tempo” di Ramiro Baldacci edito da Il Seme Bianco. La storia dei due protagonisti sembra simile a quella di tanti altri ragazzi della loro età, con una rabbia manifesta verso i propri genitori e i disagi di un periodo della vita che non sarà mai compiutamente compreso. A un certo punto, nello scorrere della loro vita ordinaria, accade qualcosa di imprevisto. Lucia affronta l’abbandono di un’amica, la delusione di relazioni tutte uguali, la paura di sentirsi sola, con la dolorosità di un trauma vissuto due anni prima che riaffiora e condiziona tutte le sue relazioni. Alessandro invece parte per un viaggio, dentro il tempo e dentro la vita di Lucia: attraverso le materie scolastiche su cui si sviluppa la storia (filosofia, matematica e latino) vedrà mondi ed epoche sconosciute, vivrà situazioni nuove e impreviste, conoscerà i grandi personaggi della storia nella loro realtà di vita, si perderà, ma alla fine troverà se stesso, l’amore di Lucia e il senso della sua esistenza: “È questa dimensione dell’amore – capace di donarsi – che fa la differenza tra un pavido e un eroe”. Il libro è adatto a tutte le età ma si rivolge in particolare ai ragazzi della generazione Z: iperconnessi, distratti, fragili nelle relazioni eppure capaci di creare legami forti e grandi mobilitazioni; indecifrabili se guardati dall’esterno, da piattaforme che pretendono di rappresentarli, ma ne catturano solo la superficie. Per sentirne le voci autentiche e catturare la vera essenza dell’immagine, serve abbassare il volume dei like e dei selfie, come avviene al protagonista Alessandro, che viaggia nel tempo e si ritrova in epoche in cui la globalizzazione digitale è inesistente, e ascoltare il loro vero cuore, pieno delle paure e delle incertezze tipiche dell’adolescenza ma anche di entusiasmo e voglia di assumersi grandi responsabilità. Il libro contiene spunti utili a stimolare le riflessioni di tutti e dei ragazzi della Generazione Z in particolare. Il tema portante della narrazione è il senso della scuola, su cui spesso si interrogano i personaggi, che va a intrecciare ed evocare domande sul senso della vita più in generale. Il libro accetta la sfida della frammentarietà del racconto strutturandosi su 3 “episodi”, come fosse una serie TV. Per ciascuno dei 12 capitoli viene poi proposto l’ascolto di un brano musicale attinente ai temi trattati, fino a creare una vera e propria playlist che accompagna il lettore tra le pieghe del tempo e della storia. Parallelamente alla pubblicazione de “Il compratore di tempo” si propone di dare avvio a un progetto, in collaborazione con gli Istituti didattici, che possa coinvolgere i ragazzi della Generazione Z attraverso contest specifici e crossmediali. L’obiettivo è di stimolare tutti gli studenti delle scuole secondarie di secondo grado a raccontarsi attraverso testi, video, foto e iniziative multimediali, guidati sui temi specifici che emergono dal libro e che vengono rilanciati sui vari canali social oggi disponibili, in modo che non sia sempre il mondo degli adulti a definire questa fascia d’età, ma siano loro a dare il taglio con cui vedono i grandi temi della scuola, del rispetto, dell’amicizia e dell’amore.

PRIMO MANUALE PER GIOVANI RAPPER 

Online e in libreria da giovedì 27 febbraio per Editrice Il Castoro "Te lo dico in rap", il nuovo libro di Francesco “Kento” Carlo. Il primo manuale di rap italiano per bambini e ragazzi con canzoni e basi musicali originali online su cui esercitarsi. Un libro per conoscere il rap e per fare rap partendo dalle basi, e dai trucchi e segreti del mestiere raccontati da uno dei più attivi rapper italiani e accompagnato dalle immagini dell'illustratore AlbHey Longo. Che cos’è il rap? E l’Hip-Hop? Ma soprattutto come si fa a fare il rap? Rabbia, gioia, coraggio, delusione, ribellione, speranza: i ragazzi provano mille emozioni forti, hanno mille cose da dire, ma spesso non sanno come tirarle fuori. Il rap può essere il modo giusto per farlo, e Kento li sfida a mettersi alla prova, accompagnandoli a scoprire il mondo dell’Hip-Hop e insegnando loro tutti i trucchi del mestiere. Per i ragazzi e per chi è curioso di capire e saperne di più, è il momento di entrare nel cerchio e buttarsi: coraggio, ditelo in rap. Nella sezione "Officina Rap" i consigli di Kento su: come avere la prima idea; come metterla in rima; come usare una base musicale; come dire proprio quello che si vuole. Il libro è accompagnato da sei canzoni scritte da Kento e dalle relative basi musicali originali (https://editriceilcastoro.it/telodicoinrap/), rese disponibili online gratuitamente, con cui esercitarsi.

 

RAMIRO PINILLA RACCONTA LA SPAGNA FRANCHISTA

All’indomani della vittoria di Franco, il piccolo paesino di Gexto, nei Paesi Baschi, è un luogo paralizzato dalla paura: rappresaglie ed esecuzioni da parte di “quelli della Falange” sono all’ordine del giorno, e poco a poco gli uomini stanno scomparendo: alcuni sono caduti in guerra, altri vengono portati via in passeggiate dalle quali non si fa più ritorno, oppure fucilati di fronte alle loro famiglie, fra le grida delle loro donne. Ma chi c’è dall’altra parte? Altri uomini. Questa è la storia di Rogelio Cerón, uno di loro, un falangista ventenne che fa quello che fa senza sapere bene perché. Una storia raccontata da Ramiro Pinilla in “L'albero della vergogna” (Fazi editore, raduzione di Raul Schenardi). Un giorno uccide un maestro repubblicano sotto lo sguardo del figlio, un bambino di dieci anni; per lui niente sarà mai più lo stesso, quegli occhi gli rimarranno impressi nella memoria per sempre: occhi fissi, freddi, che non piangono, ma che promettono vendetta. Trent’anni dopo, gli abitanti del paesino si chiederanno quale mistero si celi dietro la figura solitaria del “pover’uomo della baracca”, che da molto tempo conduce una vita da eremita prendendosi cura di un albero di fico, sopportando in silenzio l’assedio di un vicino convinto che sotto la pianta ci sia un tesoro. Cosa si nasconde, realmente, sotto quell’albero? Qual è il suo significato? Un romanzo magistrale sulla vendetta e sul perdono, sulle sconfitte e le umiliazioni, sulla memoria di un popolo, le ferite di un’intera generazione e la forza dirompente della Storia, che entra nella quotidianità e la stravolge. Nato a Bilbao, è considerato uno dei migliori narratori in lingua spagnola del Novecento. Paragonato in patria a Faulkner e García Márquez, ha scritto molti romanzi e racconti e ha vinto numerosi premi nazionali fra i più prestigiosi. La sua è una storia atipica. Ha svolto i mestieri più disparati, mentre viveva una vita parallela di scrittore: pagine e pagine scritte nei ritagli di tempo, quasi di nascosto, che negli anni Sessanta lo hanno però portato alla pubblicazione e ai primi riconoscimenti importanti. Ha poi deciso di ritirarsi dalla scena letteraria e vivere in solitudine, continuando a scrivere silenziosamente. Così ha fatto per trent’anni, finché non è tornato alla ribalta ormai ottantenne dopo che il suo lavoro è stato consigliato all’editore spagnolo Tusquets da Fernando Aramburu ed è immediatamente diventato un caso letterario. Da L’albero della vergogna è stato tratto il film La higuera de los bastardos.

LUCARELLI RACCONTA L’INVERNO PIU’ NERO

È il 1944, Bologna sta vivendo il suo “inverno più nero”, titolo del nuovo romanzo di Carlo Lucarelli in uscita il 3 marzo per Einaudi. La città è occupata, stretta nella morsa del freddo, ferita dai bombardamenti. Ai continui episodi di guerriglia partigiana le Brigate Nere rispondono con tale ferocia da mettere in difficoltà lo stesso comando germanico. Anche per De Luca, ormai inquadrato nella polizia politica di Salò, quei mesi maledetti sono un progressivo sprofondare all’inferno. Poi succede una cosa. Nella Sperrzone, il centro di Bologna sorvegliato dai soldati della Feldgendarmerie, pieno di sfollati, con i portici che risuonano dei versi degli animali ammassati dalle campagne, vengono ritrovati tre cadaveri. Tre omicidi su cui il commissario è costretto a indagare per conto di tre committenti diversi e con interessi contrastanti. Convinti che solo lui possa aiutarli. “Alle 17:10, al primo calare del sole, il coprifuoco avrebbe trasformato il suk dentro le mura di Bologna in una città fantasma, accecata dall’oscuramento e muta, a parte gli scarponi delle pattuglie o quelli dei partigiani. Ma fino a quel momento, quella casbah fradicia e sporca, che scoppiava di voci rombando sorda come un treno in una galleria, brulicava di gente che cercava qualcosa, la neve, il burro, una sigaretta, un attimo in più per superare quello che per tutti, dall’inizio della guerra, forse da sempre, era l’inverno più ruvido e freddo. L’inverno più nero”. Carlo Lucarelli (Parma, 1960) è autore di romanzi, saggi e sceneggiature. Tra i suoi ultimi libri usciti per Einaudi Stile Libero, Albergo Italia (2014), Il tempo delle iene (2015), Intrigo italiano (2017), Peccato mortale (2018) e L'inverno più nero (2020). Gli ultimi tre titoli hanno segnato il ritorno sulla scena del commissario De Luca, già protagonista di una trilogia (pubblicata in origine da Sellerio e ora da Einaudi Stile Libero) che comprende Carta bianca, L'estate torbida e Via delle Oche. Per molti anni ha condotto trasmissioni televisive in cui ripercorreva celebri casi criminali esaminandone gli aspetti rimasti oscuri.

 

“IO, IL POPOLO”, COME IL POPULISMO TRASFORMA LA DEMOCRAZIA

Nel saggio “Io, il popolo”, pubblicato dal Mulino, la professoressa  Nadia Urbinati  racconta “come il populismo trasforma la democrazia”. Che tipo di democrazia è la democrazia populista? Da non confondersi con i regimi dittatoriali e autoritari, il populismo – nella prospettiva dell’autrice – va considerato una variante del governo rappresentativo, basata sul rapporto diretto tra un leader e il “suo popolo”, rivendicato come “vero” contro l’establishment. Il rischio democratico non risiede allora nella domanda di espansione della democrazia, o nell’enfasi posta sul richiamo al popolo, ma nella selettività con cui il leader individua il suo popolo, facendone un’arma di parte da brandire contro l’altro. Il popolo dei populisti di fatto rifugge dall’inclusività e dalla generalità del popolo sovrano. Un contributo illuminante alla comprensione di un atteggiamento e di una prassi politica segnati da un crescente successo. Nadia Urbinati è professore ordinario di Teoria politica alla Columbia University di New York. Collabora a diversi quotidiani nazionali; tra i suoi libri ricordiamo “Democrazia in diretta. Le nuove sfide alla rappresentanza” (Feltrinelli, 2013), “Democrazia sfigurata. Il popolo tra verità e opinione” (Egea, 2014) e “Utopia Europa” (Castelvecchi, 2019).

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