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ASS. ANTIGONE: CARCERI
A RISCHIO, MA NO INDULTO

ASS. ANTIGONE: CARCERI <br> A RISCHIO, MA NO INDULTO

Quello che bisogna fare innanzitutto è fermare le violenze: a memoria, è l’avvenimento più grave che riguarda le carceri almeno da 30 anni a questa parte, da un incendio nell’ala femminile del carcere di Torino nell’89. E’ la cartina di tornasole della difficoltà della situazione. Se non si fermano le violenze non si può neanche partire con la contrattazione delle rivendicazioni anche giuste dei detenuti”. Per Michele Miravalle, uno dei coordinatori dell’Osservatorio carceri dell’Associazione Antigone, che si occupa di giustizia, diritti umani e carceri, la situazione che si è venuta a creare nelle carceri dopo il decreto anti-coronavirus è davvero grave e preoccupante. Secondo Miravalle, intervistato da 9Colonne, “la gestione dell’emergenza è stata difficile, quello che i famigliari lamentano, e sono tantissimi in questi giorni a scriverci, è la mancanza di trasparenza. Ci si è trovato con un decreto che sospendeva fino al 31 maggio i colloqui visive senza garanzie chiare sulle alternative. Stesso stamattina molti parenti che si erano recati nelle carceri per le visite e non erano stati avvisati, non sono stati fatti entrare”. Il provvedimento, del resto, è dettato da una emergenza reale, a maggior ragione in luoghi chiusi come sono le carceri: “Il carcere è un luogo in cui, se parte, l’epidemia è difficile da fermare. Da tempo chiedevamo uno sforzo su telefonate e misure alternative per chi ne aveva diritto, chi ha patologie per esempio”. Il sovraffollamento, problema cronico del sistema penitenziario italiano, di certo aggrava la situazione, riducendo gli spazi vitali di ciascun detenuto. “Siamo intorno al 120% di sovraffollamento – spiega Miravalle - con alcune situazioni più gravi di altre, Modena è una delle situazioni che avevamo segnalato. Dal punto di vista sanitario questo influisce eccome, se dovesse arrivare il virus in carcere sarebbe quasi impossibile fermarlo, perché la quarantena come vuoi farla…”.  Tra le misure chieste dai detenuti nelle loro rivolte c’è anche quella dell’indulto, ma per Antigone è una soluzione non praticabile. “In una situazione di emergenza parlarne è off topic. Sono provvedimenti che banalmente  hanno bisogno di un iter costituzionale, se anche ci fosse la volontà politica che non mi pare ci sia servono tempi tecnici che non avrebbero effetto immediato. Non è la soluzione”.  IN questi giorni di paralisi quasi totale, l’Associazione Antigone comunque assicura di essersi immediatamente messa in modo: “Abbiamo sentito il dipartimento, il garante nazionale e quelli locali e le singole direzioni per valutare interventi di trasparenza”.  

(Sis)

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