Roma, 3 feb - “Abbiamo
creato un’autostrada per chi vuole conquistare i mercati esteri: il casello
d’ingresso saranno le camere di commercio locali, casello d’uscita le
ambasciate. Con l’ambasciatore a coordinare la squadra, addetti commerciali
compresi”. Lo afferma il ministro degli Esteri Franco Frattini in una
intervista a Sette, il magazine del Corriere della Sera nella quale illustra la
riforma del dicastero degli Esteri che ha trasformato le Direzioni generali da
"geografiche" a "tematiche", con l’avvento della
“diplomazia economica", spiega il ministro. “Abbiamo creato le Missioni di
Sistema - precisa -. C’era bisogno di coinvolgere anche le realtà regionali,
che agivano spesso in proprio. Con loro abbiamo dato vita a un coordinamento
organico. E poi le ambasciate: che diventeranno la ‘Casa’ dell`Italia nei vari
Paesi, lo ‘sportello unico’ attraverso cui passare - ed essere aiutati - per
agire sui territori stranieri”. E sulle Missioni di Sistema sottolinea: “Dal
2008 ne abbiamo già organizzate parecchie. Tra le altre, in Vietnam, Cina,
Brasile, India, fino all’ultima nei Paesi del Golfo. E’ il contenitore:
all’interno c’è la creazione di occasioni di incontro e di contrattazione, che
in molti casi hanno permesso migliaia di contratti a margine. Ecco perché i
sondaggi fra gli imprenditori che sono venuti dicono che la soddisfazione è
molto alta (oltre il 50%, secondo l’istituto Piepoli, ndr). Ora ne stiamo
preparando due, molto importanti: una in India (in ottobre, ndr), poi in Corea
del Sud (a fine anno, ndr)”. E prosegue: “Abbiamo capito che c’è la necessità
di programmare bene i settori di interesse e le presenze al loro interno. Per
esempio, c’è un settore in cui l’Italia poteva raccogliere un beneficio
importante, ma che finora era restio a essere coinvolto: quello bancario.
Eppure le banche avevano importanti presenze all’estero - basti pensare a un
istituto internazionalizzato come UniCredit. Bene, ora c’è addirittura un
diplomatico permanentemente distaccato a UniCredit, come avviene con Eni o
Enel. E la presenza bancaria italiana è importante laddove gli imprenditori vanno
a vendere, investire, produrre”. Frattini evidenzia che “c’era una tradizione
in cui ogni Regione si organizzava la sua micro-missione, il suo gruppetto di
cinque imprenditori accompagnati dall`assessore. Si spendevano un sacco di
soldi e non si arrivava a niente: in certi casi abbiamo scoperto che non
sapendo bene cosa andavano a fare, non riuscivano neanche a ottenere i visti.
Allora abbiamo coinvolto il sistema regionale nel sistema di coordinamento. In
molti casi, abbiamo nominato consiglieri diplomatici che assistono i presidenti
di alcune Regioni importanti in modo organico. L’ultimo è il governatore veneto
Luca Zaia. Alla laziale Renata Polverini daremo presto un consigliere.
Lombardia e Campania ne hanno già uno, solo per fare qualche caso”. E aggiunge:
“Manca solo il decreto legislativo. La rete diplomatica diventa la rete che sul
territorio dei vari Paesi coordina le iniziative d`internazionalizzazione. Nel
suo ambito, ovviamente, operano anche i funzionari dell’Istituto del Commercio
Estero, le camere di commercio all’estero, l’Enit per l’aspetto di promozione
turistica. Ma è chiaro che il punto di riferimento deve essere un desk
unificato per gli imprenditori. Il coordinamento dell’ambasciatore è quello che
garantisce il rapporto con i governi dei Paesi interessati”, “è la Casa
dell’Italia. Un luogo dove, anche fisicamente, gli imprenditori possano
chiedere le informazioni di cui hanno bisogno. Del resto, se un’azienda ha una
grana commerciale o contrattuale importante con la controparte locale, da chi
va già oggi? Dall’ambasciatore. Quando subiscono il blocco di un pagamento
vengono qui. E quando c’è un problema con il tribunale che sequestra un
cantiere? Sempre qui. E siamo noi che dobbiamo garantire, anche in fase
preventiva, il giusto accesso al mercato. Dire se realizzare un progetto di
diga in un certo Paese africano è sicuro o non lo è. Se realizzare un cantiere
in un talaltro Paese asiatico espone a problemi per quanto riguarda la
manodopera locale. Informazioni che già adesso vengono trasmesse a
Confindustria, e aggiornate costantemente”. Per i
tempi del decreto il ministro sottolinea che “la scadenza è il 30 giugno. Ci
stiamo lavorando, l’idea è di definire la sorte dell’Ice e dei suoi uffici. La
rete del Commercio Estero ha avuto finora un ruolo di supporto: in Italia credo
che si vada verso una soluzione che dà gradualmente alle camere di commercio
questa responsabilità. Per gli uffici all’estero, ci sarà appunto una struttura
nell’ambito dell`ambasciata che farà il coordinamento delle iniziative locali”.
E sulle sorti dell’Ice afferma: “C’è la tesi della soppressione toutcourt e c’è
quella dell’integrazione nel sistema dell’ambasciata. Non credo che si andrà
alla soppressione totale. E’ certo che il coordinamento sarà quello della rete
diplomatica, come adesso avviene di fatto, degli ambasciatori. I nostri
diplomatici, del resto, hanno competenza economica ma non sono promotori
commerciali. Hanno bisogno di personale specializzato. Penso a un meccanismo
‘britannico’, con l’addetto commerciale sotto il coordinamento
dell’ambasciatore”. “Per gli imprenditori medi e piccoli vogliamo creare
un’autostrada – afferma Frattini -. Se devo andare da una città italiana a
Seoul, la camera di commercio locale è il casello di ingresso dell’autostrada,
quello di uscita è l’ambasciata, che rappresenterà lo ‘sportello unico’ del
Sistema Paese, naturalmente seguendo le indicazioni della cabina di regia di
Roma. Ma non è facile far capire a tutte le amministrazioni coinvolte che non
ci si può ostacolare l’un l’altro. Il fine complessivo è quello di sostenere e
promuovere l’insieme delle realtà dell`Italia: quella produttiva, quella
culturale, importantissima, quella economico-industriale. Già oggi, d`altronde,
nelle ambasciate operano sotto il coordinamento dell`ambasciatore numerosi
rappresentanti di amministrazioni ed enti del nostro Sistema Paese”. E sulle
polemiche del passato Frattini commenta: “Oggi sono gli ambasciatori che
vengono a propormi di presentare l’ultimo modello di Ferrari per il 2 giugno
nei giardini dell’ambasciata. Di organizzare un’esposizione del calzaturiero
italiano in un certo padiglione. Prendono l’iniziativa, non la subiscono come
10 anni fa. Hanno capito che questo non toglie ma aggiunge alla loro missione.
Insomma, problemi superati”. “Le Regioni
- sottolinea Frattini - hanno capito che, mentre l’ambasciatore può incontrare
facilmente il ministro dell’Industria di un certo Paese, se loro vanno con la
diplomazia fai-da-te non ci riusciranno mai. Attenzione, però: il ministero non
è una merchant bank. Creiamo opportunità di incontri, il business poi se lo
fanno da loro. Ma essere messi in condizione di incontrare la persona giusta, è
decisivo. Pensi alla Cina o alla Russia: lì, senza un accredito dello Stato non
si va da nessuna parte”. E aggiunge; “Se uno entra una volta in una Missione di
Sistema, da quel momento è fidelizzato. Il piccolo che ha in testa il Distretto
di Timisoara, in Romania, dove è andato negli anni 90 con il figlio e ha fatto
l’aziendina come ce l’aveva a Vicenza, pensa che l’internazionalizzazione debba
essere ovunque così. Quello però era il Distretto di Timisoara, dove ci sono
3.000 piccole imprese italiane che stanno lì, tutte insieme, si collegano, e
lavorano insieme. Ma se dobbiamo andare in Vietnam, non è che il modello può
essere il ‘Distretto di Hanoi’. I Paesi dell’Est dove l`abbiamo fatto erano a
tre quarti d`ora di volo da Venezia. Non è immaginabile applicare lo stesso
principio in Paesi che richiedono tutt’altra progettualità. Questa mentalità
deve cambiare”. Frattini evidenzia che “abbiamo aiutato grandi imprese italiane
a far fronte in modo vincente a casi di concorrenza sleale o di imitazione dei
loro prodotti. Come Ferrero, con i Rocher copiati in altri Paesi: non nego di
avere chiesto personalmente ai ministri degli Esteri di quei Paesi
un’attenzione speciale per evitare prevaricazioni. Non per avere vantaggi
ingiustificati. E quei ministri hanno capito che se il ministro degli Esteri
italiano si spendeva, voleva dire che lo considerava un caso importante per il
Sistema nazionale. E’ questa la prova di come la sinergia fra privato e
pubblico in questi casi è fondamentale”. E conclude: “In un anno di inizio di
post-crisi come il 2010, un +17/18 di export è un segnale che ci pone subito
dietro la Germania. Le ragioni sono molteplici. Ma il fatto che il sistema
manifatturiero sia riuscito nella sua internazionalizzazione è il segno che
siamo sulla strada giusta”.
(red)
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