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Bicamerale per gli italiani nel mondo, Licata (Migrantes): Coinvolgere gli studiosi

L’istituzione di una commissione bicamerale per gli italiani nel mondo è da “salutare con vivo interesse”, a patto che non si compia l’errore di “lasciare da parte la comunità degli studiosi”. Lo ha detto Delfina Licata, della Fondazione Migrantes, curatrice del Rapporto Italiani nel Mondo, in audizione alla Camera nell’ambito dell’esame delle proposte di legge sull’istituzione di una commissione bicamerale per gli italiani all’estero. Secondo Licata “la base della Commissione deve essere la conoscenza”: ecco perché la bicamerale “deve lavorare in maniera coordinata, programmata, propulsiva e ragionata” e per fare questo occorre che “alla base di questo lavoro con queste caratteristiche ci debba essere l’analisi del fenomeno. È la conoscenza che deve orientare e sostenere i lavori della Commissione”. La Fondazione Migrantes auspica quindi “l’istituzione di una commissione scientifica permanente di esperti che sappiano riprodurre quelle caratteristiche di metodo e di approccio che occorre avere con il mondo complesso della mobilità italiana”. La “comunità” del Rapporto Italiani nel Mondo accoglie più di 700 studiosi in 15 anni operanti in tutto il mondo e nelle più diverse istituzioni pubbliche e private: “Come rete di intellettuali siamo stanchi di ripetere che vogliamo poter dar vita a una ricognizione corretta del fenomeno che riguarda il nostro Paese - ribadisce Licata -. Siamo stanchi di parlare di quanto sia necessario poter avere dati certi e al passo con i tempi, perché sia possibile effettivamente conoscere i numeri e le caratteristiche di chi da italiano è all’estero”.

Un’analisi del fenomeno che Licata evidenzia bene snocciolando i dati dell’ultimo Rapporto: da gennaio a dicembre 2018 si sono iscritti all’AIRE 242.353 italiani di cui il 53,1% per espatrio, il 35,9% per nascita, il 6,8% per reiscrizione da irreperibilità, il 3,3% per acquisizione di cittadinanza e lo 0,9% circa per trasferimento dall’AIRE di altro comune. Da gennaio a dicembre 2018, quindi, hanno registrato la loro residenza fuori dei confini nazionali per espatrio 128.583 italiani. Il 71,2% degli iscritti all’AIRE per solo espatrio da gennaio a dicembre 2018 è in Europa e il 21,5% in America (il 14,2% in America Latina). È proprio sull’Anagrafe degli italiani residenti all’estero che Licata si sofferma: secondo l’esperta “vanno ripensati i requisiti sui quali è stata costituita. La fluidità della mobilità, la libera circolazione, la globalizzazione del lavoro e dello studio, la complessità dei profili dei migranti italiani, la stessa Italia di oggi paese multiculturale e interetnico, nonostante il più delle volte non si riconosca tale, sono solamente alcuni degli elementi che obbligano al ripensamento dei criteri di iscrizione”. La curatrice del Rapporto Italiani nel mondo ripropone quindi “la possibilità di costruire un tavolo tecnico dove gli studiosi, lavorando accanto alle istituzioni, possano contribuire a determinare una riformulazione dell’AIRE rispetto alle esigenze e alle potenzialità dell’Italia all’interno di un’ottica di ottimizzazione e lungimiranza”.

Licata ribadisce poi un concetto sostenuto a più riprese dalle pagine del Rapporto italiani nel Mondo: “la mobilità in sé non è un male ma raggiunge la sua completezza solo quando è circolare, ovvero nel continuo e proficuo scambio tra realtà nazionali tutte parimenti attraenti – anche per motivazioni diverse – per i lavoratori di qualsiasi settore e di qualsiasi livello”. La mobilità verso l’estero è quindi, per l’Italia, “un fenomeno strutturale. Continuando in questo modo – soprattutto considerando l’età e la preparazione dei protagonisti di queste partenze – ad essere messo in forte dubbio è il futuro dell’Italia e della sua capacità di competizione – sociale, culturale, economica – in Europa e nel mondo”. La lettura proposta dalla Fondazione Migrantes è quella della “positività della mobilità sottolineando, ancora una volta, la necessità di lavorare per trasformare il processo di mobilità degli italiani da unidirezionale a circolare, ovvero che accanto alla scelta di partire ci sia la possibilità di scegliere di rientrare”. Dal 2006 al 2019 la mobilità italiana è aumentata del +70,2% passando, in valore assoluto, da poco più di 3,1 milioni di iscritti all’AIRE a quasi 5,3 milioni. “Considerare la scelta come punto di partenza del processo di mobilità significa lavorare per realizzare quanto di più prioritario si avverte oggi: restituire la centralità alla persona soprattutto quando si parla di migrazione. Le persone migranti, infatti, ricreano nello spazio comunità circolari e radiali dove la mobilità, per sua stessa natura, non crea sedentarietà ma produce partenze e ripartenze, rientri e ulteriori spostamenti in un gioco continuo che va oltre i confini e oltre il tempo”, conclude Licata. (PO / sip - 14 lug)

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