Questa domenica il Brasile è diventato il paese del G-20, il gruppo delle 20 principali economie mondiali, con il più alto coefficiente di mortalità da Covid-19, con 613,46 morti per milione di abitanti, secondo i dati dell'Organizzazione mondiale della salute. Nono in questa classifica mondiale, il Paese ha superato il Regno Unito e si avvicina all'Ecuador (con 614,18 morti ogni milione di abitanti). Com’è facilmente intuibile, il coefficiente di mortalità viene calcolato dividendo il numero totale di morti per Covid-19 nel paese per il numero totale della popolazione. La prima morte da Covid-19 in Brasile è stata annunciata il 16 marzo. Dopodiché, il Paese ha già registrato 131.625 decessi e 4.330.152 infezioni. In questa tragica classifica, lo Stato di San Paolo è in testa con 32.606 morti e 892.257 casi confermati. In media, nella settimana appena conclusa si sono registrati, in Brasile, 711 decessi al dì. Si tratta di un dato certamente inferiore a quello di agosto, in cui ogni quasi ogni giorno si contavano oltre mille vittime, ma la quantità assoluta di decessi resta comunque abbastanza alta da spingere in su l’indicatore del tasso di mortalità, che è cumulativo, e può solo aumentare.
GLI SPECIALISTI. “Il numero di casi e decessi è rimasto ad un livello decisamente elevato dall'inizio di giugno. Inoltre, continuiamo a soffrire di una sottostima dei dati reali nonché di gravi ritardi nella registrazione e nell’analisi degli stessi”, afferma Domingos Alves, professore presso la Scuola di Medicina Ribeirão Preto dell'Università di San Paolo. Gli fa eco Pedro Hallal, decano dell'Università Federale delle Pelotas (UFPel) ed epidemiologo, per il quale “Il Brasile è uno dei pochi paesi del G-20 che non ha una politica efficiente per testare e monitorare i contatti delle persone infette”. A tale riguardo, sottolinea Hallal, L'Oms raccomanda che quando un paese inizia a controllare la situazione, in primo luogo attraverso il tracciamento delle persone che potrebbero essere entrate in contatto col virus, i test positivi dovrebbero essere mantenuti sollo la soglia del 5%. “Ma il Brasile – spiega Alves - ha una media del 30%. Nell'ultimo mese questa media è aumentata. Siamo al 40%. In alcuni Stati è superiore al 60%, come Tocantins”.
Entrambi gli specialisti stigmatizzano inoltre il fatto che nei momenti più gravi il Paese non abbia avuto un rigoroso lockdown e che non siano state abbastanza rispettati i cosiddetti gesti-barriera come il mantenimento della distanza interpersonale, l’uso delle mascherine e il frequente lavaggio delle mani. In quest’ottica, entrambi gli specialisti portano come esempio virtuoso quello dell’Italia, “uno dei paesi più colpiti al mondo dalla pandemia ma che a maggio ha già ricominciato la propria graduale riapertura registrando un marcato calo dei casi da Covid-19”.
IL BOLLETTINO. Domenica il Brasile ha raggiunto i 131.625 morti per Covid-19, facendo registrare ulteriori 415 nuovi decessi nelle 24 ore. Nel Paese sono stati inoltre registrati 14.768 nuovi casi di Covid-19, portando il numero totale di contagi a 4.330.455. Lo Stato più colpito dal Covid-19 nella federazione amazzonica è quello di San Paolo, che ha raggiunto i 892.257 casi totali e i 32.606 morti, secondo i dati diffusi dal ministero della Salute di Brasilia. Bahia si trova invece al secondo stato come numero di casi, con 282.517 infezioni e 5.961 morti. Il Minas Gerais ha finora accumulato 252.263 casi e 6.276 morti ma Rio de Janeiro, che ha il quarto maggior numero di infezioni, 242.491, è il secondo stato in quanto a vittime: ben 16.990. Ceará e Pará completano il gruppo di Stati con più di 200mila casi confermati di Covid-19 ciascuno. Il tasso di mortalità del covid-19 nel paese è del 3%. (14 SET / DEG)
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