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direttore Paolo Pagliaro

I migranti pagano
il prezzo più alto 

I migranti pagano <br> il prezzo più alto 

di Paolo Pagliaro

(27 novembre 2020) Scrive Neodemos che quest’anno – per la prima volta dal 1960 – diminuisce il numero di persone che vivono in un paese diverso da quello di nascita. L’anno scorso erano 272 milioni, ma nel 2020 la pandemia ha costretto milioni di emigrati a rientrare nei paesi di origine e ha bloccato chi intendeva partire. Anche in Italia ci sono evidenti segnali del rallentamento degli arrivi, circostanza che forse aiuterà a governare finalmente il fenomeno come auspicano amministratori e studiosi che in questi giorni a Modena e online danno vita al Festival della Migrazione. 
Sulle migrazioni, il coronavirus ha avuto un forte impatto. Le misure e le restrizioni messe in campo in oltre 220 paesi per contenere la diffusione della malattia hanno limitato, con gli spostamenti, anche le opportunità di lavoro e di guadagno, mettendo a dura prova la capacità dei migranti e degli sfollati di potersi permettere il cibo. I rapporti dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni sono drammatici. In Malesia e nei paesi del Golfo sono abbandonate a se stesse milioni di persone che lavoravano a giornata, con paghe basse e senza accesso a sistemi di protezione sociale. In tutto il mondo sono le crollate le rimesse degli emigrati, che rappresentano un elemento di stabilità e sviluppo economico per i paesi di origine, e un forte sostegno per le famiglie rimaste in patria.
Volendo trovare un aspetto positivo, possiamo citare Massimo Livi Bacci che su Neodemos osserva come l’opinione pubblica italiana si è resa conto che la pandemia non è conseguenza dell’immigrazione, e che è assai importante avere gli stagionali nei campi, del personale di servizio nelle famiglie, dei muratori sulle impalcature, dei mungitori nelle stalle, e del personale medico e infermieristico negli ospedali.

(© 9Colonne - citare la fonte)