Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

Enea: l'ultimo
dei Troiani
il primo dei Romani

Libri
Ogni settimana uno scaffale diverso, ogni settimana sarà come entrare in una libreria virtuale per sfogliare un volume di cui si è sentito parlare o che incuriosisce. Lo "Speciale libri" illustra le novità delle principali case editrici nazionali e degli autori più amati, senza perdere di vista scrittori emergenti e realtà indipendenti. I generi spaziano dai saggi ai romanzi, dalle inchieste giornalistiche, alla storia e alle biografie.

Enea: l'ultimo <br> dei Troiani <br> il primo dei Romani

ENEA: L’ULTIMO DEI TROIANI, IL PRIMO DEI ROMANI

 

Quando Enea fugge dall’incendio di Troia porta sulle spalle il vecchio padre, Anchise, tenendo per le mani il figlio. È il simbolo della nostra civiltà, mai così attuale come in questi tempi.

Il mito di Enea, protagonista dell’Eneide, è uno dei racconti che hanno fatto la storia della cultura europea negli ultimi duemila anni, influenzando in modo determinante l’immaginario collettivo e alimentando innumerevoli riscritture, rivisitazioni, interpretazioni iconografiche e teatrali, oltre a una sterminata messe di studi. Mario Lentano nel saggio “Enea: l’ultimo dei Troiani, il primo dei Romani” (Salerno editrice) affronta per la prima volta questa figura centrale del nostro panorama culturale in chiave biografica, raccontando la sua vita come quella di un personaggio storico: nascita, infanzia e giovinezza, età matura, morte e apoteosi, se tale fu. Fonti letterarie, testi storiografici e raffigurazioni su marmo o su terracotta sono interrogati per ricostruire la parabola dell’eroe che i Romani consideravano come il proprio capostipite, il remoto

antenato dei gemelli Romolo e Remo, e che per questo tramite è diventato uno dei padri dell’Occidente. Un’avvincente scrittura narrativa, il tono accattivante e l’eliminazione delle note, supplite da una generosa bibliografia finale, rendono questa vita di Enea un libro accessibile a chiunque ami il mito antico e sia curioso di conoscerne un protagonista di primo piano, lo stesso che ha incontrato, da ragazzo, sui banchi di scuola. L’autore insegna Lingua e letteratura latina all’Università di Siena, dove è anche membro del Centro Antropologia e mondo antico. Le sue pubblicazioni recenti comprendono La declamazione a Roma. Breve profilo di un genere minore (Palermo 2017); Nomen. Il nome proprio nella cultura romana (Bologna 2018); Il re che parlava alle ninfe. Miti e storie di Numa Pompilio (Pisa 2019).

 

 

 

RUTELLI, “TUTTE LE STRADE PARTONO DA ROMA”

 

Partiamo dal chilometro zero, dalla statua di Marco Aurelio sulla piazza del Campidoglio, e proseguiamo per 28 secoli di storia. Camminando lungo le strade di Roma – dalle più antiche e celebri ai vicoli più nascosti – e attraverso stratificazioni e percorsi inattesi raggiungeremo presto ogni capo del mondo. Ad accompagnarci in questo viaggio è una guida d’eccezione con un libro, sorprendente e originale, che è al contempo una dichiarazione d'amore per la città. Francesco Rutelli è autore di “Tutte le strade partono da Roma”, con fotografie di A. Jemolo, pubblicato da Laterza. Su cosa camminiamo quando percorriamo le strade di Roma? “Sul tetto di case antiche” avrebbe risposto Montaigne, perché è l’unico luogo dove i resti sono “profondi fino agli antipodi”. Costruzioni, distruzioni, ricostruzioni, sovrapposizioni, riutilizzi. Strutture edificate e dissolte, mai scomparse seppure incendiate, ridotte a calce, annichilite o trafugate, perché trasformate, riemerse casualmente o reinventate. Se vogliamo conoscere Roma, la città dalle infinite stratificazioni, dobbiamo avvicinare la complessità. A chi vuole polarizzare e dividere, Roma ricorda che sono pluralità e diversità a fare la bellezza, la fierezza, la forza dell’esperienza umana. Rutelli ha svolto fino al 2013 funzioni politiche e istituzionali (in Parlamento, come vicepremier e ministro della Cultura). È stato il primo sindaco di Roma eletto dai cittadini (1993-2001) e il più votato. Oggi è presidente dell’Anica (industrie del cinema e dell’audiovisivo) e coordina associazioni e iniziative per il patrimonio culturale e l’ambiente. Ha creato il Soft Power Club e la Scuola di Servizio Civico per formare una nuova leva di giovani amministratori.

 

 

 

 

BECCARIA ESPLORA IL PRIMO LEVI LINGUISTA

 

“I ‘mestieri’ di Primo Levi” di Gian Luigi Beccaria, pubblicato da Sellerio, è un’analisi letteraria, avvincente nella lettura e divertente nel contenuto, che intreccia in modo abile e lineare i testi dello scrittore e gli interventi di critica, e dentro cui perdersi alla ricerca di un narratore capace di uno scambio di sensi con il lettore. “Con curiosità e grazia, sottile sensibilità e dottrina, Levi praticò senza darlo a vedere, accanto ai veri (il chimico e lo scrittore), un terzo amatissimo mestiere. Le volte (troppo poche purtroppo) in cui sono stato a trovarlo, mi faceva capire che ‘l’altrui mestiere’ che più gli andava a genio era quello del linguista (‘Quello del linguaggio è un mio amore mancato. Avrei voluto essere un filologo e studiarlo sul serio, invece non è andata così [...] ho fatto un mestiere completamente diverso’)” scrive l’autore. Levi mostrava affabile simpatia per chi si dilettava a fare il mestiere altrui. Quanto a sé, dichiarava che, non fosse stato chimico e scrittore, avrebbe volentieri abbracciato il mestiere di filologo, e non c’è libro o articolo dove non traspaia questo desiderio. Poi se ne dedicava anche direttamente: divertendosi in scritti in cui rintracciava la storia e il posto nel costume dei modi di dire vari e comuni ma dagli altri lati ignoti, dalle parole della chimica, passando per le frasi del dialetto, e via via fino al brutale tedesco del lager. Con l’originalità e la cordialità ben nota, il linguista Gian Luigi Beccaria guida il lettore alla scoperta del ‘sorridente’ mestiere ufficioso dell’autore di “Se questo è un uomo”. Il mescolarsi di chimica e di scrittura troverà nel Sistema periodico una miracolosa soluzione, quando “le cose della tecnica” sono viste “con l’occhio del letterato, e le lettere con l’occhio del tecnico”. Beccaria (1936), linguista e critico letterario, collabora con diversi periodici e quotidiani. Ha pubblicato diversi studi sulla lingua e saggi che rivelano doti di fine lettore e interprete. È membro dell’Accademia della Crusca e dell’Accademia delle Scienze di Torino. Ha curato il Dizionario di linguistica e filologia, metrica, retorica (Einaudi).

 

 

 

UN VIAGGIO TRA I RACCONTI SPIRITUALI

 

Esiste una soglia che separa il quotidiano da una dimensione sconfinata e forse inaccessibile, dove qualcosa che riverbera – di cui intuiamo appena il disegno – ci attrae senza sosta. Un soffio silenzioso, piú vivo che mai, che ci sorprende nel nostro agire, ci mette a fuoco dentro e fuori. Proviamo il desiderio improvviso di sbirciare al di là della nostra finitudine, dove l’esperienza umana e l’intangibile s’incontrano in forma di preghiera, di imprecazione furiosa, di boato assordante. Ecco cosa accade ai personaggi che abitano i racconti di questa raccolta. Cosí Maupassant ci mostra un prete dal cuore di pietra ammorbidito da una notte di luna, Hermann Hesse il sacrificio di un uomo mite che forse ha parlato con Dio, Giovannino Guareschi un professore trafitto dalla saggezza nascosta del suo peggiore studente. E mentre Olga Tokarczuk racconta come si possa continuare a prendersi cura anche di chi non c’è piú, Vasilij Grossman ci narra l’epopea di un mulo capace d’amore in un mondo in guerra, fino a Natalia Ginzburg che intravede il divino “sotto una coperta sudicia, piena di cimici”. Attraverso le loro parole, allora, riconosciamo come familiare quello che in noi non era ancora venuto alla luce, e percorriamo in punta di piedi il ponte tra ciò che si annida nel nostro cuore e ciò che, misteriosamente, lo trascende. Parole raccolte in “Racconti spirituali”, a cura di Armando Buonaiuto con contributi di Gabriella Caramore, pubblicato da Einaudi. Armando Buonaiuto è nato a Torino nel 1974. Curatore del festival Torino Spiritualità, collabora con la Fondazione Circolo dei lettori. Ha lavorato presso il Segretariato Sociale della Rai, occupandosi di tematiche no profit e insegnando comunicazione sociale nell'ambito di progetti di formazione giornalistica nei Balcani e in Africa. È stato tra i conduttori per Rai Radio3 della trasmissione di cultura religiosa Uomini e profeti. Gabriella Caramore è nata a Venezia e vive a Roma. Saggista, autrice di trasmissioni radiofoniche e di radio-documentari, dal 1993 ha curato e condotto Uomini e profeti. Ha diretto una collana di testi di spiritualità per la casa editrice Morcelliana. Ha insegnato Religioni e comunicazione all'Università La Sapienza di Roma. Tra i suoi ultimi libri: Pazienza (il Mulino 2014), La vita non è il male (con Maurizio Ciampa, Salani 2016), Croce e Resurrezione (con Maurizio Ciampa, il Mulino 2018) e La parola Dio (Einaudi 2019). Il suo sito è www.gabriellacaramore.it.

 

 

 

BARILLI RACCONTA LA NARRATIVA ITALIANA DEL PRIMO NOVECENTO

 

 Renato Barilli racconta “La narrativa italiana del primo Novecento” in un saggio pubblicato da Mursia. In anni recenti l’autore ha pubblicato presso questo editore una serie di saggi dedicati a grandi narratori internazionali e nostrani tra fine Ottocento e primi del Novecento. Nel presente lavoro egli concentra l’attenzione sulla nostra narrativa, passata in rassegna lungo la prima metà del Novecento. Nella sua intensa attività di critico letterario l’autore ha già avuto modo di occuparsi di un notevole numero di nostri narratori importanti di quell’epoca, quali Svevo, Pirandello, Moravia e altri ancora, ma intervenendo su di loro come “a macchia di leopardo”, lasciando sulla strada dei vuoti. Ora ha pensato di doverli colmare, e dunque di occuparsi anche di figure che aveva tralasciato in precedenza, a torto o a ragione, forse cedendo a pregiudizi. E dunque vengono sottoposti a esame i da lui trascurati Moretti, Bacchelli, Morante, su su fino all’aprirsi della questione del neorealismo, con protagonisti del calibro di Vittorini e Pavese, che pure costituiscono quasi un lascito con cui la prima metà del secolo si prepara ad affrontare la seconda metà, recependo e scavalcando i disastri della guerra mondiale. Renato Barilli (1935) ha distribuito la sua attività di critico e di saggista in numerosi fronti, nell’estetica, nella critica e storia dell’arte, di cui è stato docente presso l’Università di Bologna, e infine nella critica letteraria. Con Mursia ha pubblicato molti volumi, tra cui La narrativa europea in età contemporanea (2014) e Il simbolismo nella letteratura europea dell’Ottocento tra prosa e poesia (2018). Nel settore del visivo, ha scritto il riassuntivo Arte e cultura materiale in Occidente. Dall’arcaismo greco alle tendenze recenti (2011); sul fronte letterario, due ampi spaccati sulla narrativa di epoca moderna, rispettivamente in Italia (Dal Boccaccio al Verga, 2005) e in Europa (Da Defoe a Tolstoj, 2010).

 

 

 

 

(© 9Colonne - citare la fonte)