Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

Sorpresa: il web
non è zona franca

Sorpresa: il web <br> non è zona franca

di Paolo Pagliaro

(13 gennaio 2020) E’ in corso un interessante dibattitto sull’espulsione di Trump dai social network. Chi è favorevole alla sanzione sostiene che i social non possono trasformarsi in amplificatori dell’odio e degli incitamenti alla violenza . Chi è contrario ribatte che le piattaforme digitali proprietarie dei social non possono limitare la libertà d’espressione dei loro utenti. Sono due approcci entrambi legittimi, ma chi ha avuto la responsabilità di un giornale o di un programma radiotelevisivo, sa perfettamente che la libertà d’espressione ha dei limiti che invece vengono in genere ignorati dai social.
Il web è zona franca. Sembrano non valere in Rete – nel senso che non vengono in genere fatti rispettare – una serie di articoli del codice penale che, quando vengono violati, possono invece portare in carcere un direttore di giornale. Per esempio l’art. 494 che vieta la sostituzione di persona o l’attribuirsi un falso nome, l’art. 656 che vieta la diffusione di notizie false o tendenziose che turbino l’ordine pubblico, l’art. 612 che vieta la minaccia e il 612 bis che vieta lo stalking, l’art. 595 che vieta la diffamazione, l’art. 660 che vieta le molestie, per non dire delle norme che fino poco tempo fa sanzionavano l’ingiuria, e delle norme a tutela della privacy. Di tutti questi reati si trova traccia ogni giorno, ogni ora e ogni minuto sul mitico web. Gran parte di essi resta impunito , nonostante l’impegno della polizia postale e di quale procura sensibile al problema. L’aver costretto Facebook a dichiararsi finalmente responsabile dei contenuti che esso veicola è, a pensarci bene, un grande servizio che Trump ha reso alla democrazia.

(© 9Colonne - citare la fonte)