Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

ALLARME VARIANTE INGLESE
ISS INVOCA MISURE FORTI

"Nel nostro Paese, così come nel resto d’Europa (in Francia la prevalenza è del 20-25%, in Germania è sopra il 20%), c’è una circolazione sostenuta della variante, che probabilmente è destinata a diventare quella prevalente nei prossimi mesi. A livello nazionale la stima di prevalenza della cosiddetta ‘variante inglese’ del virus Sars-CoV-2 è pari a 17,8%".  Sono questi i risultati preliminari della "flash survey" condotta dall’Istituto superiore di sanità e dal ministero della Salute insieme ai laboratori regionali.  Per l’indagine - spiega l'Iss - è stato chiesto ai laboratori delle Regioni e Province autonome di selezionare dei sottocampioni di casi positivi e di sequenziare il genoma del virus, secondo le modalità descritte nella circolare del ministero della Salute dello scorso 8 febbraio. I campioni analizzati sono stati in totale 852 per 82 laboratori, provenienti da 16 regioni e province autonome, ripartiti in base alla popolazione.  Il risultato medio è in linea con quello di altre survey condotte in Europa. Il range di prevalenze sembra suggerire una diversa maturità della sub-epidemia determinata probabilmente da differenze nella data di introduzione della variante stessa. È presumibile pertanto che tali differenze vadano ad appiattirsi nel corso del tempo. "La necessità di monitorarne attentamente la prevalenza deriva dalla sua maggiore trasmissibilità rispetto al virus originale - si legge in una nota  -  Un attento monitoraggio ci consentirebbe, assieme al rafforzamento delle misure di mitigazione, di contenere e arginare gli effetti della nuova variante mentre si prosegue con le vaccinazioni, che restano comunque efficaci anche contro il virus mutato" precisa l'Istituto superiore di sanità.  "Nei prossimi giorni - spiega l'Iss - l’indagine sarà ripetuta, per verificare la velocità di diffusione della nuova variante. Il virus muta continuamente e sono già state isolate centinaia di varianti, anche se la maggior parte di queste non cambia le caratteristiche del virus. La vigilanza deve restare alta però per individuare, come viene già fatto, quelle che potrebbero peggiorare la situazione in termini di trasmissibilità, sintomatologia o sensibilità nei confronti di vaccini e anticorpi, tenendo presente che questi ultimi possono essere comunque modificati per adeguarli alle versioni più pericolose".

GIMBE. Intanto, intervistato a Radio Cusano Campus, il presidente della Fondazione  Gimbe Nino Cartabellotta si è espresso anche in merito all'allarme varianti:  "Sappiamo che attualmente le principali varianti circolanti sono tre: inglese, brasiliana e sudafricana. L'unica ragionevole certezza che arriva dal mondo scientifico è che la variante inglese è molto più contagiosa del virus tradizionale, circa il 50% più contagiosa, alcuni studi dicono addirittura 80%. L'altra cosa che sta iniziando a venire fuori è che la variante sudafricana sia più resistente al vaccino di Astrazeneca, ma servono ulteriori conferme. Bisogna ipotizzare lo scenario peggiore per evitare di farci trovare impreparate". Secondo Cartabellotta, inoltre, "dobbiamo programmare una strategia di controllo della pandemia con la progressione della campagna vaccinale. Dal punto di vista dell'indicatore principale, cioè la percentuale di popolazione vaccinale con due dosi, l'Italia si colloca terza nel mondo quindi in una posizione assolutamente di merito. Poi ci sono ovviamente delle differenze regionali non trascurabili: 2,13% di copertura a ciclo completo ma che va dall'1,4% della Calabria al 4,1% di Bolzano. Con la quantità di vaccini che abbiamo ricevuto la campagna è proceduta finora bene, con l'unico neo che abbiamo vaccinato ancora pochi ultraottantenni, perché si è scelto di vaccinare prima gli operatori sanitari anziché le persone più fragili. Ma il vero problema è quello delle forniture". (Roc -15 feb)

 

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