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direttore Paolo Pagliaro

La libertà
di obbedire

La libertà <br> di obbedire

di Paolo Pagliaro

(25 marzo 2021) I medici che non si vaccinano, i ristoratori che non chiudono, i tizi che saltano la fila e quelli che non indossano la mascherina: le declinazioni della disobbedienza, nella stagione del covid 19, sono molteplici. Come da tradizione, in Italia le ribellioni sono di solito individuali, a differenza di ciò che accade nel resto d’Europa: nei giorni scorsi ci sono state manifestazioni e incidenti nel centro di Londra, marce in Bulgaria e Austria, migliaia di persone in piazza in Germania e in Svizzera. Ovunque i manifestanti hanno invaso le strade accusando i governi di aver usato metodi dittatoriali per imporre vaccini e restrizioni anti covid.
Questo raccontano le cronache, che tendono però a ignorare la vera notizia e cioè l’adesione disciplinata della stragrande maggioranza alle disposizioni e ai decreti delle autorità politiche o sanitarie.
A questa maggioranza è dedicato “Viaggio tra gli obbedienti”, libro della Nave di Teseo in cui il giurista Natalino Irti spiega come la libertà personale non sia affatto incompatibile con il rispetto degli ordini ricevuti. Obbedire significa anche accettare che qualcuno, facendosi carico di una situazione difficile, ci venga in aiuto e decida per noi, rompendo la solitudine che ci circonda e affrancandoci da un peso che ci schianterebbe. 
Ma occorre, avverte Irti, che la parola di chi gli ordini li impartisce non sia oscura o prolissa, vagante o incerta, perché in questo caso l’obbedienza conserverà il timbro del dubbio. E’ il linguaggio l’autentico strumento del comando, ed esso dev’essere sobrio e diretto. Difficilmente potrà essere ascoltato e obbedito un decreto di 123.000 parole, ossia tredici volte il testo della Costituzione, come è capitato di recente.    

 

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