“Il proliferare di partiti politici, la corruzione e l'inclinazione a chiacchierare della gente rendono l'Italia attraente per lo spionaggio russo”. Lo afferma, in una intervista a La Stampa, Yuri Borysovych Shvets, ex maggiore del Kgb che ha operato, fra l'altro, a Washington sotto copertura come corrispondente dell'agenzia Tass. Tornato in patria, a causa di dissidi con l'intelligence, gli è stato impedito di recarsi all'estero. Nel 1993 è riuscito però a tornare negli Stati Uniti, dove ha ottenuto la cittadinanza. Di cosa vanno a caccia gli 007 russi in Italia? “Tutto ciò che riguarda l'Alleanza, il concorrente più temuto a Mosca dopo gli Stati Uniti. Fanno gola tutte le informazioni sui sistemi di armamento e ogni tipo di sviluppo riguardante il comparto di alta tecnologia, soprattutto quello con doppio utilizzo, civile e militare”. Si concentrano sull'Italia perché lo giudicano il ventre molle dell'Occidente? “Lo è sempre stato dalla Seconda guerra mondiale. L'Italia è differente dagli altri Paesi, gli italiani sono persone aperte, amichevoli e parlano tanto. Sia chiaro, sulla carta si tratta di pregi, ma sono vulnerabilità quando si tratta di sicurezza nazionale. Con loro è più facile allacciare rapporti di amicizia e coltivarli nel tempo”. Ci sono anche responsabilità politiche? “Si certo, un vantaggio per gli agenti stranieri è data dalla molteplicità di partiti e politici che offrono una vasta gamma di opportunità per chi vuole incassare informazioni. Si può andare dall'uno o dall'altro a seconda della necessità o dell'opportunità. É più facile che si creino vulnerabilità e chiavi di accesso, a volte pagando, o ventilando opportunità politiche od affari. E poi, la corruzione nel vostro Paese è un problema così come in Russia, e questo rappresenta un terreno fertile per l'intelligente di Mosca”.
Nella foto: Walter Biot, il militare italiano arrestato a Roma con l’accuda di aver passato dei segreti allo spionaggio russo. (4 apr – red)
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