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direttore Paolo Pagliaro

Voltarelli (Comites Bruxelles): Integrazione, sinergia e comunicazione al centro

Voltarelli (Comites Bruxelles): Integrazione, sinergia e comunicazione al centro

“Il Comites è un ponte umano, una struttura fatta da persone per le persone, uno strumento di accoglienza e di tramite per tutti gli italiani che vivono all’estero e hanno bisogno di punti di riferimento. Per me il lavoro dei Comites non può prescindere da un profondo senso civico del ruolo di questi comitati”. Nicoletta Voltarelli è uno dei dodici membri eletti nel Comites di Bruxelles-Fiandre-Brabante Vallone. Nata a Cosenza, madre insegnante e padre sindaco e uomo impegnato nella pubblica amministrazione, racconta a 9colonne come proprio in famiglia sia nato il coinvolgimento e la partecipazione alla vita pubblica, la dimensione dell’impegno e il senso civico di una cittadinanza attiva. Dopo la laurea in Lingue con tesi in Storia del teatro francese conseguita all’università di Firenze e un primo trasferimento a Roma, dove ha frequentato la scuola per interpreti e traduttori e ha avuto le prime esperienze lavorative, decide di cambiare rotta e trasferirsi all’estero. “Inizialmente avevo pensato di andare a Parigi, poi ho fatto uno studio di fattibilità: partivo per ricominciare, volevo mettermi in proprio in un posto che mi accogliesse. Bruxelles è il centro della comunicazione, dell’Europa, secondo polo congressistico al mondo dopo Washington DC: mi ci sono trasferita, ho aperto la mia agenzia di comunicazione e ho cominciato come imprenditrice di me stessa”. A Bruxelles le esperienze professionali si aggiungono come in un grande puzzle: “Ho iniziato interfacciandomi con il mondo istituzionale, delle associazioni, delle ONG, mi sono subito sentita viva e parte di una grande comunità. Ho lavorato come assistente parlamentare di un deputato belga al Parlamento europeo ma anche, a livello nazionale, al Parlamento Regionale di Bruxelles. Oggi lavoro nel ramo della migrazione: è un contesto interessante, constato quotidianamente l’impatto di quello che viene deciso”.

IL PRINCIPIO DI INCLUSIONE E LA SCELTA DI CANDIDARSI
A settembre 2021 arriva la “convocazione” per le elezioni al Comites, a farla è Claudio Vernarelli, anche lui eletto nel comitato lo scorso dicembre. “Sin dal mio arrivo a Bruxelles sono stata molto attiva e partecipe della vita sociale: conosco le associazioni italiane e belghe che operano sul territorio, dallo sport alle pari opportunità ai diritti civili. Per me è importante il legame e la conoscenza della realtà locali come i Comuni, con i centri del sussidio per chi ha perso il lavoro e ha bisogno di aiuto. La proposta dei Comites, però, non era inizialmente nei miei piani. Claudio stava lavorando a una lista civica, ‘Rete Italia’, mi inviò il programma e sono rimasta colpita dal principio di inclusione che la caratterizzava: sedici persone di età e provenienze diverse, militanti tra socialisti, liberali, professionisti della Camera di Commercio e imprenditori, avvocati, persone di ogni appartenenza. Mi piaceva questa diversità compatta: il covid ha complicato l’organizzazione elettorale ma abbiamo lavorato molto e Claudio da eletto è entrato a far parte dell’esecutivo con Benedetta Dentamaro e Massimo Romagnoli, io sono stata nominata segretaria generale nel Comites presieduto da Alessandra Buffa, di cui sono membri consiglieri, inoltre, Alessandro Pizzino, Giuseppe Volpe, Maurizio Boccia, Tina Gallucci, Fiorenza Lo Basso, Lapo Bechelli, Lodovico Benvenuto Arborio Di Gattinara”. Una prima riflessione maturata proprio nel contesto delle elezioni è la conoscenza della realtà dei Comites presso la comunità degli italiani all’estero su larga scala, come registrato in negativo nel rapporto tra italiani residenti nella zona di Bruxelles, iscritti alle votazioni ed effettivi votanti. “La comunità annovera circa sessantamila italiani ma soltanto 2670 persone si sono iscritte per votare e in 2000 hanno votato, i numeri sono decisamente bassi. Un punto programmatico per noi, quindi, importante è la semplificazione di alcuni aspetti burocratici che coinvolgono gli italiani all’estero, tra cui l’iter elettorale dei Comites e la conoscenza degli stessi Comites, che hanno un ruolo di mediazione cruciale tra i cittadini e le ambasciate. Noi lavoreremo perché gli iscritti all’AIRE possano partecipare alle elezioni in modo più semplice e immediato”.

MEDIAZIONE TRA GLI ATTORI SOCIALI
“Uno dei punti per i quali mi batterò, e che era inoltre tra i punti programmatici della mia lista, sarà la creazione di una Commissione delle donne nella quale coinvolgere donne di tutte le età e operanti in diversi ambiti lavorativi, incluse le studentesse Erasmus. Vorrei creare uno spazio di confronto, analisi, critica che ci possa portare a conoscere e migliorare la vita delle donne immigrate. Spesso si immagina Bruxelles in termini di istituzioni europee ed economiche ma c’è un mondo oltre le istituzioni. Tantissimi italiani lavorano nel mondo della cultura, sono artisti, scenografi, registi, curatori: il direttore dell’Accademia di Belle Arti di Bruxelles, ad esempio, è di Napoli. Nella commissione donne occorre coinvolgere le professioniste che lavorano in tutti gli ambienti, anche quante lavorano per la prima volta come cameriere nei ristoranti. Il lavoro dei Comites è essere presente sul territorio e fare mediazione, fare rete”. Un altro punto programmatico riguarda “il miglioramento dell’accesso degli italiani all’assistenza medica attraverso la creazione di una struttura che garantisca, ad esempio, la traduzione dei dossier medici nelle lingue ufficiali del paese, creando quindi documenti consultabili. Questo progetto si basa su capacità e sinergie comunicative che, oltre che per progetti pratici, devono essere trasversali a tutti gli impegni: i Comites devono comunicare se stessi ed essere mezzo di comunicazione tra i diversi attori sociali”. Ultimo punto, gli stati generali della cultura. “Vogliamo raccontare quello che facciamo, vogliamo portare avanti quello che è fondamentale per l’ambasciata: siamo italiani ma siamo italiani in Belgio, dobbiamo stringere e rendere sempre più forte e strutturato il rapporto con questo Paese che ci ha accolti per non diventare un’isola chiusa in se stessa, questo sarebbe un fallimento. Il discorso dell’integrazione è fondante. Gli Stati generali della cultura mi stanno particolarmente a cuore perché conosco la realtà della cultura in questo territorio, so bene quanto sia strettamente collegata a quella delle pari opportunità in un modo molto interessante. Abbiamo molti artisti ed è giusto che vengano messi in evidenza, sostenuti e riconosciuti per il loro grande lavoro”. (Ede – 21 gen)

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