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direttore Paolo Pagliaro

Perché Putin
odia anche Greta

Perché Putin <br> odia anche Greta

di Paolo Pagliaro

Vladimir Putin non ha mai amato Greta Thunberg, la ragazzina svedese in impermeabile giallo che sta sensibilizzando il mondo sulla necessità di liberarsi dalla dittatura dei combustibili fossili. L’ha spesso schernita, e si capisce: decarbonizzare il pianeta significherebbe infatti mettere a rischio l’economia della Russia, che dipende in buona parte dalla vendita di idrocarburi.
Domani gli attivisti del movimento creato da Greta - Fridays for future - tornano a scendere in piazza, questa volta anche per chiedere la fine della guerra in Ucraina. La questione ambientale e dunque quella energetica hanno molto a che fare con quanto sta accadendo. Putin finanzia la guerra vendendo il suo gas, e i grandi clienti – a cominciare da Germania e Italia – non sono nelle condizioni di farne a meno. Gli diamo del criminale ma compriamo la sua merce, ora addirittura pagandola in rubli.
La guerra darà un grande impulso allo sviluppo di fonti alternative, a cominciare dalle rinnovabili. In Italia si sta tornando a investire, grazie anche ai fondi del Piano nazionale di ripresa. Ma per l’autosufficienza serviranno anni.
Quanto all’Ucraina, i bombardamenti hanno distrutto almeno la metà delle strutture costruite nell’ambito della transizione ecologica voluta dal governo. L’89% della capacità energetica da fonti eoliche, il 48% delle centrali a biomassa e il 37% degli impianti solari sono concentrati nelle regioni meridionali dove il conflitto è più violento. Il consorzio di aziende che fa parte dell’Associazione ucraina per le energie rinnovabili ha già fatto sapere che si rivolgerà ai tribunali internazionali perché Mosca sia condannata a risarcire i danni. Nonostante tutto, anche a Kiev la convinzione è che ci sarà un futuro e ci sarà un giudice.

(© 9Colonne - citare la fonte)