Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

La storia dei Nattino
dinastia di banchieri

Libri
Ogni settimana uno scaffale diverso, ogni settimana sarà come entrare in una libreria virtuale per sfogliare un volume di cui si è sentito parlare o che incuriosisce. Lo "Speciale libri" illustra le novità delle principali case editrici nazionali e degli autori più amati, senza perdere di vista scrittori emergenti e realtà indipendenti. I generi spaziano dai saggi ai romanzi, dalle inchieste giornalistiche, alla storia e alle biografie.

La storia dei Nattino <br> dinastia di banchieri

FINANZA: IN UN LIBRO LA STORIA DEI NATTINO, DINASTIA DI BANCHIERI

Sostenendo e dimostrando che il rapporto tra rendite da capitale e reddito da lavoro durante gli ultimi due secoli è stato sbilanciato a favore delle prime, l’economista francese Thomas Piketty ha recentemente tenuto impegnati in accese discussioni critica e pubblico di tutto il mondo. Certo è che se dopo due secoli attraversati da altrettante guerre mondiali, da sommovimenti politici, da crisi economiche verticali come quella del 1929, fino alle più recenti dei fondi americani del 2008, la rendita ha vinto sul reddito, questo lo si deve anche a chi i patrimoni li ha saputi gestire. Così Maura Liberatori e Paolo Pagliaro introducono il loro libro-intervista con Giampietro Nattino, presidente onorario di Banca Finnat, nipote del fondatore e artefice della crescita spettacolare di un gruppo che oggi ha raggiunto una raccolta globale di 18 miliardi di euro, di cui 7 nel private banking. Il libro di Nattino si intitola “Borsa e valori”, è edito da Franco Angeli e, come spiega nella prefazione Osvaldo De Paolini, racconta la storia di una famiglia che si incrocia con la storia della finanza italiana. Agenzia di cambio prima, poi società finanziaria, commissionaria di Borsa e in anni più recenti società di intermediazione mobiliare, infine banca, Finnat ha potuto contare su una clientela - "al netto di quella riservata al punto di non essere dichiarata, ma che si sussurra - scrive De Paolini - essere la parte alta della nomenclatura storica della capitale "- che va dall’Iri all’Eni, dalle Ferrovie dello Stato alla Sme, la grande Società meridionale elettrica, dall’Agusta a Finmeccanica, a Mondadori, a Cagiva, a Pirelli, a Erg, a Gabetti, a Einaudi Editore, alla Snia Viscosa, ad Astaldi, al Consorzio del Porto di Genova, fino all’Ilva, quando ciò che oggi è una realtà industriale tormentata rappresentava il principale gruppo europeo produttore di acciaio. Per non parlare del mondo bancario, tutto, indistintamente, presente nelle operazioni finanziarie realizzate attraverso i decenni e nelle società partecipate. Lo sviluppo di Banca Finnat accompagna la nascita della grande industria di fine Ottocento, attraversa due guerre mondiali, il ventennio fascista e successivamente gli anni della ricostruzione economica e politica dell’Italia dei “gloriosi trent’anni” seguiti poi da decenni di crescita più faticosa. Ma “Borsa e Valori. Storia della Finnat, dall’Ottocento ai giorni nostri” – in vendita da oggi nelle principali librerie italiane e in versione digitale su Amazon - è anche il ritratto non convenzionale di un uomo, Giampietro Nattino che dopo aver superato la boa degli 85 anni ha deciso di raccontare questo lungo percorso con una semplicità che potrà apparire disarmante a chi è abituato al lessico astruso della finanza. E che invece, in questo caso, è probabilmente il segreto del successo.

 

“I 50 ANNI (E PIÙ) DI CIÙ CIÙ”, "UNA STORIA DI VINO NELLE MARCHE”

"Il mio pensiero fisso era sempre lo stesso: poter tornare a lavorare le vigne. Ero pazzo per le viti, ero appassionato del vino”. Così Natalino Bartolomei, fondatore Ciù Ciù. Ciù Ciù non è solo un soprannome, un marchio identificativo, un’azienda sviluppatasi nel corso degli anni. Ciù Ciù è soprattutto storia, passione, vita. È la memoria di un territorio e di un’impresa vitivinicola. È il trascorso emozionante di una famiglia. È l’amore per le vigne e per il proprio territorio d’origine. È una realtà che emerge impetuosa dal racconto del suo fondatore Natalino Bartolomei. Di tutto questo si parla nel libro intitolato “Ciù Ciù, una storia di vino nelle Marche” (Capponi Editore). Pagina dopo pagina, Natalino Bartolomei si pone come un cantastorie che rievoca ricordi lontani, antiche usanze, vecchi saperi, usi e tradizioni che hanno caratterizzato l’economia agricola marchigiana degli ultimi decenni. È attraverso i ricordi delle proprie vicende familiari, infatti, che il fondatore di Ciù Ciù racconta curiosità sulla civiltà contadina, come la dura vita del mezzadro o le difficoltà di un’intera comunità alle prese con la quotidiana lotta per migliorare la propria condizione economica. Non mancano note di colore legate allo sviluppo dell’azienda e all’origine del soprannome di famiglia (Ciù Ciù) – un “nome strano” come lo definì un cronista locale – divenuto poi anche un marchio di successo che non ha mai smesso di destare interesse. Il libro è arricchito da una galleria fotografica d’epoca.

 

 

L’IRA NOTTURNA DI PENELOPE DI ANTONELLA SICA

“L’ira notturna di Penelope” di Antonella Sica (Prospero Editore, 74 pp., 8 euro) è un libro di poesie che ha vinto un premio ancora prima di essere pubblicato, giudicato Miglior Silloge al XX Premio di scrittura femminile “Il Paese delle donne”. Pubblicato da Prospero Editore, sarà presentato per la prima volta mercoledì 6 aprile (ore 18) 2022 al Bistrot Sivori di salita Santa Caterina a Genova, secondo appuntamento della rassegna “Zibaldone Pop” a cura del blog letterario The MeltinPop. A parlarne sarà Antonella Grandicelli e all’incontro, oltre naturalmente all’Autrice, sarà presente Donatella Bisutti, che ne ha curato la preziosa prefazione. Proprio Bisutti, notando come la frequente ambientazione in “interni” rimandi a Emily Dickinson per una ricerca raffigurata nella “stanza” così cara a Jane Austen, scrive: «I versi di Antonella Sica si rivelano […] essere soprattutto un’esplorazione in chiave anche mitica e simbolica del Femminile», e conclude: «Accettazione e silenzio sembrano il punto di arrivo di questa scrittura di esplorazione esistenziale, punto di arrivo insieme della vita e del linguaggio». Tanta attenzione in poco tempo si è meritato questo nuovo libro, che non è la prima ma la terza silloge di Antonella Sica. Una scrittura diventata nel tempo matura e sicura, in cui l’Autrice mette a nudo una passione coltivata nel corso degli anni, mentre era più evidente la sua attività di manager culturale. A Genova, la sua città natale, ha fondato e diretto il Genova Film Festival, manifestazione che per vent’anni ne ha animato la vita culturale. È stata attrice con Bloko Teatro, filmaker premiata al Torino Film Festival per “Ballata Trash” realizzato con la collaborazione di Edoardo Sanguineti e Andrea Liberovici, direttrice artistica non solo del Genova Film Festival ma anche di altre manifestazioni cinematografiche. Il cinema è stato ed è lo specifico ambito culturale in cui si è visibilmente manifestata la sua attività. Ma nel frattempo, in una dimensione inizialmente più privata e necessariamente più solitaria, si è affermata un’altra esigenza espressiva: la scrittura e in particolare la poesia. La prima raccolta, “Fragile al mondo”, è stata pubblicata da Prospero Editore nel 2016, cinque anni dopo le prime esperienze di lotta e liberazione attraverso la parola scritta sulla carta. Oppure sul computer posato sul tavolino davanti all’unica finestra della casa genovese da cui si vede il mare. Lì vicino, da qualche parte, sarà forse esposto il Premio Internazionale di Poesia “Città di Milano”, vinto nel 2017 con la seconda pubblicazione, “La memoria nel corpo”, edita da Rayuela. Recentemente, per due poesie inedite, ha ottenuto la menzione di merito alla X edizione del concorso di poesia contemporanea “Bologna in lettere” e l’ingresso come finalista al concorso “Poeti oggi” 2022.  “L’ira notturna di Penelope” prosegue un percorso che si rivela fertile come la poesia sa diventare e severo come la poesia richiede. I cinquantanove componimenti sono divisi nelle sei sezioni “L’ira notturna di Penelope”, “Corda”, “Nessuna”, “Transitorio porto sicuro”, “La vita semplice delle ombre” e “Poetica”. Sulla copertina, in un tondo, c’è la fotografia di una gabbia scassinata, dettaglio dell'opera “Damen” dell'artista e fotografo Pietro Mari. Dentro la gabbia, inutile, c’è l’astina colorata su cui si è posato per chissà quanto tempo un uccellino evaso. Fuori è rimasta una targa di latta con scritto “Damen”, cioè donne. Penelope se n’è andata. È lei la donna che ha indirizzato la sua ira calmierata verso un lavoro notturno, durante il quale ogni punto disfatto è diventato la sfida per un nuovo ricamo in cui riflettere un’identità vera da ricercare tanto quanto il vero amore. Questo percorso ha significato partenza, dolore, creazione. Antonella Sica con la sue poesie lascia un segno concreto nella discussione sul femminile. Si ribella al lascito ancestrale dell’educazione patriarcale come dice il verso “Pelle su pelle cucita/troppo stretta ai fianchi”, incipit del componimento che dà il titolo alla raccolta. Descrive il desiderio inespresso e frustrato: “Ho lasciato sempre/qualcosa nel piatto/pur avendo ancora fame”. Esprime il coraggio di affrontare l’ignoto per scoprire una notte bambina che “mi scivola al braccio, tenera ombra,/mi chiede di tenerle la mano/perché, dice, ha paura del buio”, spostando l’angoscia fuori di sé. Definisce la funzione della scrittura: “C’è questo labirinto di parole/e io sono al centro che cerco/l’uscita scrivendo”. Abbandona sentimenti usati “Quando l’amore diventa/polvere addosso,/basta un soffio leggero”, per trovare dentro di sé una cima da vero approdo “Sciogliere ogni legame eppure restare,/volare senza scordare/ché l’unica corda è nel petto che batte/è l’unico modo, questo, di amare”. Le parole sono lavorate tanto quanto basta per essere esatte e segnare una strada che ora tutti possiamo percorrere. La creatività di Antonella Sica ha avuto un ulteriore slancio con la videopoesia, attività in cui parola e immagini si fondono generando nuovi spiragli di senso. Non solo esistono versioni video dei suoi componimenti, ma sulla rivista di poesia “Versante ripido” è titolare della rubrica “Lanterna magica” in cui pubblica letture per immagini di poesie scritte da altri. «Non si tratta – spiega lei stessa – di illustrazioni del verso, ma di una nuova risonanza. Non sono oggetti promozionali per il poeta, ma creazioni artistiche che mettono in relazione il testo con le immagini. Scelgo immagini di alta qualità libere da diritti che trovo in rete. Sono nate per altri usi e le piego a nuovi sensi come fa il poeta con la parola». Ad ogni videopoesia, inoltre, Antonella Sica regala la sua stessa voce, in un ulteriore livello di interpretazione.



LIBRI, ANNA SEGRE: GUERRA, AMORE E PACE IN UNA RACCOLTA DI POESIE

"La pace costa / quasi quanto una guerra / L’ultimo grammo d’oro richiesto alla resa / era l’accordo sulla verità. / Meglio la pace della verità. / Non è sempre così che succede / quando la guerra è persa?". C'è una costante tensione tra amore e guerra, nell'ultimo libro di poesie di Anna Segre, medico, psicoterapeuta, 'ma anche ebrea, in più lesbica, perfino mancina' come si definisce lei stessa nelle note di copertina di "La distruzione dell'amore" edito da InternoPoesia e presentato alla Camera dei Deputati. Una raccolta di poesie in cui l'amore è una parola irta, pericolosa, e basata sulla diversità: una diversità come opposizione, in cui le parole non servono per comunicare o dialogare ma solo per ferirsi. Proprio come in guerra: "Amore e guerra sono collegati e nella mia vita è andata spessissimo che il conflitto fosse importantissimo all'interno della relazione – racconta l'autrice Anna Segre - La guerra è praticamente la metafora dell'amore" tanto che in Rulli di tamburo per Rancas "il sesso è visto come due eserciti che si incontrano". Alla fine di tutto c'è la pace, di cui Segre parla nella poesia 'Perdere (Lehafsid, in ebraico), che sembra parlare tanto anche dell'attualità e dell'Ucraina: "La pace può anche essere augustea, periclea, una cosa molto alta e spirituale – riflette l'autrice – Spesso invece è un compromesso, un armistizio, una resa. Ma per la pace si fa tutto, a un certo punto della guerra tutti sono disposti a fare moltissimo. Anche se poi spesso ti viene chiesto anche qualcosa in più…".



VALERIA FIERAMONTE CI PORTA SULLA "VIA" DI LAURA CONTI

Parlare di Laura Conti ai giovani di oggi "significa ricostruire per loro una storia politica importante, che ci eravamo quasi dimenticati. Nata nel '21 e morta nel '93, ha attraversato tutta la seconda metà del '900". Così a 9colonne Valeria Fieramonte, giornalista scientifica, a margine della presentazione alla Camera della sua biografia di Laura Conti. Il libro "La via di Laura Conti. Ecologia, politica e cultura a servizio della democrazia" (pubblicato da Enciclopedia delle donne) racconta la sua storia di impegno politico, che la vide giovane partigiana durante la Resistenza, prigioniera nel campo di concentramento di Bolzano e poi attiva nelle battaglie per i diritti umani, percorrendo la passione e la dedizione alla scienza, alla medicina, alla biologia, all’ecologia, dando conto del suo lavoro intenso di scrittrice e divulgatrice con 26 libri pubblicati e una sterminata quantità di articoli e saggi per riviste e giornali. "E' importante ricostruire - spiega l'autrice - la storia politica di questo periodo, la storia dei movimenti ambientalisti di questa epoca per capire meglio dove si è collocati in questo momento, perché dimenticare la memoria storica è molto pericoloso in quanto si rischia di ripetere gli errori fatti in passato, mentre conoscendola si possono evitare". Secondo Fieramonte "i giovani di oggi sono meglio di noi dal punto di vista della sensibilità ambientale, hanno la caratteristica di essersi indentificati come generazione, fattore che è molto importante e che rappresenta il primo passo per riuscire ad ottenere qualche cosa: quindi mi auguro che questi giovani, guidati da Greta Thunberg e sensibili alla tutela ambientale - conclude la giornalista - riescano finalmente a ottenere quello che noi non siamo riusciti a ottenere per decenni".

 

(© 9Colonne - citare la fonte)