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SONDAGGI: CONSENSO
PUTIN IN RUSSIA AD 83%

SONDAGGI: CONSENSO <br> PUTIN IN RUSSIA AD 83%

"Sempre più gente sostiene l'offensiva in Ucraina. La percentuale di quanti credono che il Paese stia andando verso la giusta direzione è aumentata notevolmente". Lo sostiene, in una intervista a Repubblica, Lev Gudkov dell'istituto di sondaggi indipendente russo Centro Levada secondo cui in un mese il tasso di approvazione per Putin è balzato dal 71% di febbraio all'83%. E sulle immagini di Bucha sostiene: "La gente non protesterà per quello che è successo perché è stata convinta che non sia reale. Tutte le reti tv mandano in onda solo smentite. Dicono che si è trattato di una messinscena, di una montatura". Inoltre "per ogni moscovita ci sono circa 15-17 fonti d'informazione, un numero che, di per sé, crea una certa criticità nei confronti di ogni notizia. In provincia, dove vivono circa 2 russi su 3, ci sono solo due o tre fonti: un canale tv federale e un canale tv o una radio locale. Lì non hai scelta. Internet arriva a stento. E una famiglia dal reddito di 25-30 mila rubli non può permettersi un pc da 60 mila". Ma siamo lontani, dice, dal vedere "un effetto Crimea": "Allora ci fu un vero e proprio slancio, un'euforia, un'estasi nazionalista. Adesso lo sfondo emotivo è diverso: c'è paura, disperazione, depressione, smarrimento e persino indignazione. Ma la gente accetta quello che accade perché ha negli occhi solo il quadro che le mette davanti una macchina propagandistica e demagogica aggressiva e menzognera che opera 24 ore su 24". La "sindrome da fortezza assediata" però, conclude Gudkov, avrà un effetto temporaneo: "Le sanzioni finora sono state percepite solo nelle grandi città che in un mese hanno visto emigrare circa 200 mila persone. Un esodo mai visto. Ma presto ci sarà un effetto a catena: crescita della disoccupazione, inflazione, carenza di generi alimentari e farmaci, sospensione delle industrie, ritiro delle aziende occidentali con riduzione del personale. Le conseguenze non si manifesteranno prima della metà dell'estate. E ci vorrà del tempo perché la gente se ne renda conto. I russi, sotto questo punto di vista, sono inerti". Anche ai vertici: "Sono spaventati perché la repressione nei loro confronti si è fatta più dura. In passato veniva arrestato soltanto il 2 per cento dei dirigenti di alto livello: governatori, ministri e loro vice. Negli ultimi cinque-sei anni, invece, il 10-12 per cento della nomenklatura suprema. Perciò stanno zitti". (5 apr - red)

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