di Paolo Pagliaro
La multinazionale farmaceutica Catalent avrebbe voluto installare nel suo stabilimento di Anagni, in provincia di Frosinone, otto bioreattori per la produzione di vaccini anticovid, con un investimento da 100 milioni e la creazione di un centinaio di posti di lavoro. Serviva il parere della cosiddetta conferenza dei servizi, che, richiesto due anni fa, non è mai arrivato. Poiché la tecnologia e gli affari vanno più veloci delle autorizzazioni ministeriali e regionali, Catalent la settimana scorsa ha rinunciato all’investimento nel Lazio e lo ha trsaferito, insieme ai nuovi posti di lavoro, in Inghlterra.
Per la serie “danni da elefentiasi normativa”, sempre in questi giorni si è saputo che giacciono in attesa di autorizzazione una quarantina di richieste per collegare alla rete elettrica altrettanti impianti eolici da costruire in mezzo al mare, lontani dalla costa e in grado di soddisfare una quota singificativa del nostro fabbisogno energetico. Non se ne fa nulla per gli ostacoli burocratici e i veti glocal. C’è stata una festa a Taranto dove la settimana scorsa è stato inaugurato il primo impianto eolico in un mare italiano. Ed è stato giusto festeggiare visto che il progetto era stato presentato 16 anni fa.
Il presidente della Corte Costituzionale, Giuliano Amato, ha pubblicato per il Mulino un breve saggio dedicato alla nuova stagione delle politiche pubbliche, con interventi a favore di imprese e famiglie che mai avevamo visto in passato . Già nel titolo del libro – “Bentornato Stato, ma” – si esprime però il timore che l’iper-regolazione, accompagnata da una frequente mutevolezza dei suoi contenuti, costituisca per il privato (e a volte per la stessa burocrazia applicatrice), il peggiore dei mondi possibili.