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GIORNO ALPINI, STORIA DEL CAPPELLO CON LA PENNA

GIORNO ALPINI, STORIA DEL CAPPELLO CON LA PENNA

La 93esima Adunata degli Alpini, iniziata giovedì 5 maggio, giunge oggi - domenica 8 maggio - al suo clou con la tradizionale sfilata: quest'anno le Penne nere, dopo due anni di stop a causa dell’emergenza covid, tornano infatti a sfilare sul lungomare di Rimini.

IL CAPPELLO CON LA PENNA, GLI ALPINI FRA CURIOSITÀ E MOSTRE Una delle domande che più in questi giorni a Rimini gli alpini da tutta Italia si sono sentiti rivolgere dai loro ospiti riguarda proprio la storia della cappello alpino. “In origine era una bombetta alla calabrese di feltro nero – racconta il tenente colonnello Mario Renna come si legge sul sito del Comune di Rimini - che sul lato sinistro portava una coccarda di lana su cui era innestata una penna di corvo, un po’ inclinata all’indietro. La penna diventa subito la bandiera degli Alpini, come recita una famosa canzone. Con lo sviluppo del Corpo e la creazione di battaglioni e reggimenti, gli ufficiali superiori vengono tratti da altre unità dell’Esercito: anche loro porteranno il cappello, ma ornato con una penna bianca, d’oca. La tradizione è rimasta fino ai giorni nostri, per cui dal grado di maggiore in su la penna cambia colore. All’inizio il fregio centrale del cappello è una stella a cinque punte di alpacca, ma nel 1880 diventa “alpino” con motivi che richiamano la montagna: un’aquila coronata con uno scudo decorato da una croce, e gli artigli che stringono una cornetta sovrapposta a due fucili, un’ascia e una piccozza sovrapposti. Il cappello nero è bello ma scomodo. Troppo rigido, impedisce i movimenti a terra. Passano alcuni decenni e cambierà foggia, assumendo più o meno la foggia attuale e il colore grigio-verde. Più leggero e morbido, ha la falda posteriore rialzata per facilitare la posizione di tiro.  Il nuovo copricapo è di feltro di pelo di coniglio e le penne possono essere di corvo, di pavone e di tacchino. C’è poi un accessorio colorato che funge da distintivo: la nappina, un ovale di lana di colore bianco, rosso, verde, turchino per distinguere i battaglioni da cui è formato il reggimento. Anche il fregio evolverà verso la forma attuale, ovvero un’aquila ad ali spiegate che sormonta una cornetta e due fucili incrociati. Il cappello alpino entrerà nella tradizione della Guardia di Finanza e pure la Legione cecoslovacca che combatte al fianco dell’Italia nella Grande Guerra lo indosserà, con un falco al posto dell’aquila”. Curiosità e soprattutto tante storie, si possono scoprire nella sede del Museo della città (in via Luigi Tonini, 1 a Rimini) attraverso le mostre scelte per il loro valore storico e didattico. Il museo è aperto da martedì a venerdì 10-13 e 16-19 / sabato, domenica e festivi 10-19.

IL MESSAGGIO DI MATTARELLA Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha inviato al Presidente dell’Associazione Nazionale Alpini, Sebastiano Favero, il seguente messaggio: «L’Associazione Nazionale Alpini celebra a Rimini la 93ª adunata nazionale, nella conferma del contributo straordinario sempre offerto, dalla sua fondazione, alle attività di volontariato, con quei sentimenti di fratellanza e solidarietà che hanno caratterizzato la presenza delle Penne Nere sul territorio. Le muove un forte sentimento di appartenenza mai venuto meno, con saldi legami tra i membri dell’associazione, risorsa preziosa anche nell’ambito del sistema della Protezione Civile della Repubblica. Gli Alpini in servizio e in congedo hanno partecipato, a buon titolo, alle iniziative di contrasto alla pandemia, collaborando con le articolazioni del Servizio Sanitario Nazionale e le istituzioni locali. L’occasione della sfilata di Rimini sarà un’opportunità per esprimere l’affetto e l’apprezzamento che l’intero Paese nutre nei loro confronti. L’adunata nazionale rappresenta, altresì, tappa della memoria della storia del Corpo, che tanta parte ha avuto nella realizzazione dell’unità nazionale, dalle battaglie sull’Ortigara, a Caporetto, al Monte Grappa. Rivolgo il mio pensiero a quanti “sono andati avanti” e rendo omaggio al labaro dell’A.N.A., testimone della dedizione e del coraggio degli Alpini. In queste giornate, caratterizzate dalla violenza e dalla brutalità della guerra scatenata dalla Federazione Russa nei territori dell’Ucraina, non possiamo fare a meno di ricordare in particolare i soldati italiani vittime della Seconda guerra mondiale. Alla loro memoria, al loro sacrificio e a quello di tutti i caduti delle nostre Forze Armate, ai sentimenti di pace che maturarono dolorosamente in quel conflitto e che ci hanno restituito un’Europa priva di guerre per oltre mezzo secolo, dedichiamo questo giorno, insieme all’augurio più intenso per il successo dell’evento».(red – 8 mag)

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