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LO VOI: SCELSI IO L’ABITO
PER LA SALMA DI FALCONE

LO VOI: SCELSI IO L’ABITO <BR> PER LA SALMA DI FALCONE

Il procuratore capo di Roma Francesco Lo Voi, in un colloquio con il Corriere della Sera, ricorda la sua attesa, insieme a Paolo il 23 maggio 1992 al pronto soccorso dell'ospedale Civico di Palermo dove era stato ricoverato Giovanni Falcone dopo l’attentato di Capaci. Con lui c'era Paolo Borsellino che “capì subito che non c'era più niente da fare. Dell'attentato l'avevo avvertito io, dopo essere stato avvisato dal mio agente di scorta che normalmente stava con Falcone. Paolo era dal barbiere, mi disse di passarlo a prendere e insieme andammo al Civico. Guidavo io, con l'agente affianco e Paolo seduto dietro, preoccupato perché andavo troppo forte. Aveva paura di un incidente, ma io volevo arrivare in fretta”. “Bisognava andare immediatamente a casa di Giovanni - prosegue - per cercare qualsiasi elemento eventualmente utile a indirizzare le indagini, e per prendere gli abiti necessari a vestire la salma. Anzi le salme, perché nel frattempo era morta pure Francesca”. Nell'appartamento di via Notarbartolo Francesca Morvillo, la moglie di Falcone, aveva lasciato tutto perfettamente in ordine prima di partire per Roma: “Non c’era uno spillo fuori posto, e non trovammo nulla di interessante. A quel punto mi misi a cercare una giacca e una cravatta per Giovanni, ho scelto provando a immaginare quello che potesse stargli messo addosso”. Un compito che mai il magistrato avrebbe immaginato di dover assolvere quando conobbe Falcone, 11 anni prima, muovendo i primi passi nel palazzo di giustizia di Palermo. Divennero amici, come con Borsellino che con Lo Voi condivideva anche la stessa corrente: Magistratura indipendente. Un legame forte, nel quale l'idea della morte era presente ma quasi esorcizzata. Fino alla strage di Capaci: “Da quel momento fu evidente a tutti che Borsellino sarebbe stato il prossimo a cadere. Lui si preoccupava per noi, e noi molto di più per lui. Lo pregavamo di muoversi il meno possibile, non parlare troppo al telefono, ma Paolo pensava a tutt'altro. Era totalmente impegnato a cercare uno spunto d'indagine, individuare nomi, attivare fonti: un qualsiasi indizio nel nulla informativo di quel periodo”. (22 mag – red)

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