“Il decennio trascorso a tassi bassi non ha “creato gli incentivi giusti nel Paese per risanare le finanze pubbliche, per investire in infrastrutture e in capitale umano e per ammodernarlo. I benefici dei tassi bassi sono andati a finanziare bonus, distribuiti in larga scala, spesso per guadagnare consensi. Un decennio perso. Il costo di questa occasione perduta viene rimandato al periodo più difficile che ci attende, che richiederà decisioni più coraggiose”. Così l’economista Lorenzo Bini Smaghi, presidente della Société Générale e già membro del comitato esecutivo della Bce - dopo l'intervento della Banca centrale europea sui tassi d'interesse - in una intervista a La Stampa. A fronte di prezzi ai massimi da 40 anni negli Usa e livelli mai osservati dall'introduzione dell'euro in Ue, sostiene che se l’operazione funzionerà “dipenderà da quanto rapidamente l'inflazione importata potrà scendere nei prossimi mesi e dalla misura in cui si trasmetterà ai prezzi interni e ai salari. In base alle ultime previsioni, l'inflazione dovrebbe calare al 2% solo nel 2024, il che significa che molto probabilmente ci saranno altri rialzi dei tassi verso la fine dell'anno e nel prossimo”. Le fiammate dei prezzi stanno diventando strutturali? “L'aumento dei prezzi importati è stato talmente violento da incidere anche sui prezzi interni, per cui la dimensione temporanea dell'inflazione si è allungata. Inoltre, alcuni ‘colli di bottiglia’ dureranno più a lungo del previsto”. Cosa significa la normalizzazione della politica monetaria per un Paese ad alto debito come l'Italia? “Significa che la Bce non acquisterà più i nuovi titoli di Stato emessi per finanziare il disavanzo pubblico, che d'ora in poi dovranno essere collocati sul mercato, ad un tasso d'interesse che rifletterà il ‘rischio Italia’. Non si può far finta che il rischio Italia non esista, dato il livello del debito e la deludente performance di crescita italiana del passato. Al contrario, si dovrà far di tutto per ridurre tale rischio percepito dai risparmiatori, per convincerli che i titoli emessi dalla Repubblica sono solidi”, “ci vogliono stabilità politica e impegni chiari sulla finanza pubblica, coerenti con un percorso di riduzione del debito. Da questo punto di vista non rassicurano certo le continue richieste di ‘scostamenti di bilancio’ - sinonimo di maggior debito - da parte delle forze politiche per cercare di ottenere consensi elettorali di breve periodo”. (11 giu – red)
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