"LA RAGAZZA CON L’EUROPA IN TASCA” DI LAVINIA MONTI
“Che ci faccio qui?”: quesito semplice, risposta complicata. Se lo chiede spesso Ludovica, protagonista del romanzo “La ragazza con l’Europa in tasca” (editore Bookabook, pagine 240, prezzo euro 17), opera prima di Lavinia Monti che conduce il lettore in un viaggio di emozioni e ricordi attraverso uno stile ironico, brillante e ben ritmato, un racconto che prende pagina dopo pagina più sapore, arricchendosi del valore delle persone conosciute e delle situazioni vissute, incorniciate da riferimenti letterari, cinematografici e musicali. Un percorso di crescita e formazione alla scoperta di sé, delle proprie capacità e dei propri limiti che prende inizio dai primi anni dell’infanzia fino all’età adulta: Ludovica nasce alla fine degli anni settanta in un elegante quartiere romano con un papà professore universitario, affettuoso ma sempre in ritardo e una madre in carriera con una forte impronta catto-socialista che la mattina la spedisce a una scuola popolare di borgata e il pomeriggio la trasporta in un quartiere alto borghese, prima a un corso di catechismo snob e poi da un gruppo di scout vetero-comunisti. Ludo cresce e le sue peripezie si snodano veloci tra due licei romani, l’Università, i primi intrighi sentimentali, le vacanze, l’Erasmus e gli stage all’estero. Tanti sono i luoghi narrati tra vacanze e viaggi studio e di lavoro, che fanno da sfondo alla narrazione: in dialoghi ed esperienze il Vecchio Continente è sempre presente, compagno fisso delle avventure di Ludovica, che partono e tornano a Roma ma la vedono passare per Grecia, Inghilterra, Francia, Spagna, Norvegia, Austria e Belgio, arricchendo la propria esperienza di tutte le persone incontrate sul suo percorso. La protagonista si ingarbuglia più volte, indecisa tra due amori, ma non si scoraggia e continua a cercare il suo posto nel mondo. La ragazza con l’Europa in tasca ha varie anime: è un romanzo di formazione, è un ritratto familiare, è una storia di amori e di amicizie, è una cronaca, ironica e a tratti emozionale, delle difficoltà giovanili di conoscersi e di farsi conoscere.
"UNA VITA IN ALTO": SARA SIMEONI SI RACCONTA A MARCO FRANZELLI
Sara Simeoni è amata come pochi altri campioni della storia italiana. Per i risultati che ha saputo raggiungere nella sua lunga carriera, per aver aperto la strada alle donne nello sport ad alto livello, combattendo per far cadere tabù e pregiudizi, per l’atteggiamento sorridente che nasconde una forza di carattere che le ha permesso di superare non solo l’asticella in pedana ma anche le piccole e grandi difficoltà della vita. Un personaggio, quello di Sara, che è prima di tutto persona. Lo ha dimostrato riscuotendo grande favore di pubblico per l’allegria e l’autoironia che ha mostrato a milioni di telespettatori nella trasmissione di Rai 2 “Il circolo degli anelli” dedicata la scorsa estate all’Olimpiade di Tokyo. È sempre lei, l’eterna ragazza di Rivoli Veronese, ma è tornata popolarissima sui social e sulle prime pagine dei giornali, così come le accadeva quando vinceva negli anni 70 e 80. In “Una vita in alto” (in uscita il 6 settembre per Rai Libri), con la stessa divertita leggerezza, Sara Simeoni si racconta in prima persona a Marco Franzelli, storico giornalista sportivo Rai, attraverso i retroscena, molti inediti, di una carriera che l’ha portata ad essere eletta “Atleta del Centenario” nel 2014 in occasione dei 100 anni del Coni. E poi aneddoti imprevedibili, comici, bizzarri; insospettabili curiosità e originali ritratti dei personaggi dello sport, e non solo, le cui storie sono intrecciate alla sua.
Il successo del talk olimpico di Rai 2, il "Circolo degli Anelli" , ha regalato una ondata di popolarità alla campionessa di salto in alto e medaglia d'oro a Mosca nel 1980. Con questo libro, Sara Simeoni racconta la sua incredibile vita di atleta, donna e madre. Sara Simeoni (Rivoli Veronese, 1953) ex atleta italiana, medaglia d'oro ai Giochi olimpici di Mosca 1980. È stata primatista mondiale del salto in alto con la misura di 2,01 m stabilita due volte nel 1978, anno in cui vinse il Campionato Europeo. Ha vinto inoltre due medaglie d'oro alle Universiadi, altrettante ai Giochi del Mediterraneo e quattro titoli di campionessa europea indoor. Quattordici volte campionessa italiana, ha detenuto il primato italiano per 36 anni dal 12 agosto 1971 all'8 giugno 2007, quando fu superato da Antonietta Di Martino. Nel 2014 fu eletta "Atleta del Centenario", insieme ad Alberto Tomba, in occasione dei 100 anni del CONI. Marco Franzelli, nato a Roma, alla Rai dal 1980, ha seguito da inviato le olimpiadi e i principali avvenimenti sportivi internazionali. È stato telecronista dell'atletica leggera, capo delle redazioni società, servizi speciali e cultura e spettacolo del Tg1. Attualmente è vice direttore di Rai sport.
L’AUTRICE. Lavinia Monti è nata a Roma dove attualmente vive e lavora. Si è laureata con lode in Scienze Politiche con indirizzo internazionale all’Università di Roma La Sapienza e ha poi proseguito con un Master in European Union Policies presso il College d’Europe di Bruges e un Dottorato di ricerca in diritto internazionale e diritti umani e ambiente. Ha viaggiato molto in Europa, anche con soggiorni di studio e di lavoro: a Montpellier (Progetto Erasmus), Vienna (ONU), Bruges (Collège d’Europe), Bruxelles (Commissione europea). Dal 2004 al 2008 ha lavorato al Ministero degli Affari Esteri per la cooperazione allo sviluppo e l’ambiente. Nel 2008 è risultata vincitrice del corso-concorso per dirigenti dello Stato della Scuola Nazionale per la Amministrazione (SNA) di cui ha seguito la formazione biennale. Dal 2010 è dirigente di ruolo al Ministero dell’Economia e delle Finanze, dove ha svolto numerosi incarichi, al Dipartimento del Tesoro e al Gabinetto del Ministro, soprattutto nell’ambito dei rapporti internazionali. Tra il 2018 e il 2021 è stata direttore del Fondo per la prevenzione dell’usura. Attualmente dirige l’Ufficio per l’analisi delle riforme strutturali e la programmazione economica e si occupa di DEF, Recovery Plan e altri temi economici europei.
BIAGIO DE GIOVANNI, “FIGURE DI APOCALISSE” IN EUROPA
L’idea di Occidente è nata in Europa: il continente della libertà, dell’eguaglianza e del diritto; di Beethoven e di Goethe, ma anche di Auschwitz e di guerre distruttive che hanno devastato la Modernità, fino al nostro drammatico Novecento. L’Europa è anche la sua filosofia: e “la potenza del negativo”, nella sua complessa fenomenologia, l’ha attraversata per intero, fino a costituire la forza segreta del suo stesso divenire. Fondato su un’interpretazione audace e affascinante, “Figure di apocalisse La potenza del negativo nella storia d'Europa” del filosofo Biagio De Giovanni (Il Mulino, pp. 272, euro 16) riscrive la storia d’Europa da un punto di vista di assoluta originalità: del suo pensiero, della sua forza espansiva, delle sue contraddizioni, della sua vitalità sempre oscillante tra slancio creativo e spinta all’autodistruzione. Uno sguardo che va dalla Grecia classica alla metafisica del ventesimo secolo, ma aperto sul futuro: in cui si intrecciano, in un contrappunto ogni volta imprevedibile, pessimismo e speranza, e dove gli orizzonti di libertà si incrociano di continuo con le potenze che hanno in orrore la luce. Biagio de Giovanni è socio dell’Accademia dei Lincei e professore emerito di Filosofia politica nell’Università di Napoli «L’Orientale», di cui è stato rettore. Tra i suoi libri «Marx filosofo» (Editoriale scientifica, 2018) e per il Mulino «La filosofia e l’Europa moderna» (2004), «Libertà e vitalità. Benedetto Croce e la crisi della coscienza europea» (2018).
“COLPIRNE UNO”, MARIO DI VITO RACCONTA IL PROCESSO PECI
Quella raccontata da Mario Di Vito in “Colpirne uno. Ritratto di famiglia con Brigate Rosse” (Laterza, pp. 192, euro 19) è una storia vera incartata in un’altra storia vera. Il caso Peci, un episodio del lungo, sanguinario e, a tratti, malinconico crepuscolo delle Brigate Rosse, ma anche la storia del magistrato che seguì le indagini. Questo libro prova a guardare a quella vicenda e a quegli anni con uno sguardo nuovo, lo sguardo di chi ancora non era nato e che di quelle storie ne ha soltanto sentito parlare in casa, nei ricordi di famiglia o ne ha letto nelle pagine del diario della nonna. È l'inizio di giugno del 1981 e a San Benedetto del Tronto, all’estrema periferia della Repubblica, le Brigate Rosse rapiscono Roberto Peci, fratello di Patrizio, primo pentito della storia dell’organizzazione. Sottoposto a un terrificante ‘processo popolare’, sarà giustiziato poche settimane dopo in un casolare nella campagna romana. “Mario Mandrelli, il magistrato che segue le indagini e porta a processo i brigatisti responsabili dell'omicidio, è il padre di mia madre, mio nonno – spiega l’autore - Attraverso le carte giudiziarie, i giornali dell’epoca, gli appunti finali, i ricordi e i diari di famiglia, emerge il racconto di un episodio di storia italiana e delle sue ombre che si nascondono dietro ogni angolo, malgrado le apparenze. O forse proprio come le apparenze. Il tutto viene visto con gli occhi di chi da queste storie è sempre stato circondato, sentendole raccontare a pezzetti dai protagonisti. E ognuno ha una sua verità, un suo orgoglio da rivendicare, una sua cicatrice da nascondere. L’importante è tenere a mente che si tratta di una storia vera. Che non vuol dire che dentro ci siano solo verità̀. Le bugie, in fondo, non hanno meno valore”.
L’AUTORE. Mario Di Vito, giornalista, lavora per “il manifesto” ed è autore di documentari e programmi radiofonici e televisivi. Ha pubblicato il romanzo giallo Due minuti a mezzanotte (Fila 37, 2018), il reportage narrativo Dopo. Storie da un terremoto negato (Poiesis Editrice, 2019) e il libro-inchiesta Nostro Signore dell’emergenza. Dispacci dall’Italia dei disastri sulle tracce di Guido Bertolaso (Aut Aut, 2021).
“DI SANTA ROSALIA VERGINE PALERMITANA”, UN VIAGGIO ANTROPOLOGICO CON VALERIO PETRARCA
Pubblicato per la prima volta nel 1988, “Di Santa Rosalia Vergine Palermitana” dell’antropologo Valerio Petrarca (Sellerio, pp. 176, euro 16) è stato la prima indagine scientifica sugli aspetti monumentali e popolari del culto di santa Rosalia, ed è oggi un classico di cui non si può fare a meno per conoscere la storia antropologica di Palermo. La storia monumentale di santa Rosalia, vergine e romita palermitana, data dal 1624, quando è proclamata patrona principale e protettrice di Palermo assediata dalla peste. Nel volgere di qualche decennio, a lei e al suo culto l’intera società urbana consegna i simboli del suo destino, che cronisti, viaggiatori, artisti e agiografi cominciano a diffondere in tutta Europa. Ma il culto di santa Rosalia non nasce nel Seicento. Era già da tempo praticato da persone povere, emarginate, spesso immigrate. Nell’estate del 1624, questo culto periferico si impone come risposta istituzionale alle lacerazioni sociali prodotte dai lutti e dalle angosce della crisi epidemica. In quest’epoca si unificano in uno stesso culto due riti: il pellegrinaggio al Monte Pellegrino e il Festino in città, secondo un dispositivo simbolico destinato a scandire il tempo del mito e della storia di Palermo. Nella vicenda di un culto, nel suo passaggio dalla quasi clandestinità all’affermazione trionfale e istituzionale, si documentano in questo volume le dinamiche di aggregazione tra ricchi e poveri, letterati e analfabeti, istituzioni e popolo, attraverso il ricorso a vari linguaggi, oralità, scrittura, iconografia, musica, architettura, che raccordano tradizione e modernità nella lunga vita di un simbolo potente. E viene in luce la storia profonda della vita simbolica di Palermo.
L’AUTORE. Valerio Petrarca insegna Antropologia culturale nell’Università di Napoli Federico II. Le sue ricerche riguardano la storia delle tradizioni popolari in area mediterranea, i dinamismi sociali e religiosi dell’Africa a sud del Sahara e la vita dei migranti africani in Italia. Tra le sue opere: Demologia e scienze umane (Napoli 1985); Le tentazioni e altri saggi di antropologia (Roma 1990); Messia nero (Roma 2000), lavoro accresciuto e aggiornato per l’edizione francese Un prophète noir en Côte d’Ivoire (Paris 2008); Tessiture dell’identità. Lingua, cultura e territorio dei Gizey tra Camerun e Ciad (in collaborazione con L. Gaffuri e A. Melis, Napoli 2019). Con questa casa editrice ha pubblicato: Di Santa Rosalia Vergine Palermitana (1988, 2022), Pagani e cristiani nell’Africa nera (2000) e I pazzi di Grégoire (2008).
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