“Il nostro obiettivo è chiaro e semplice. Uno: andare avanti con l’agenda Draghi. Due: andare avanti con il metodo Draghi, quello del buonsenso e del buongoverno. È la capacità di dire dei ‘sì’ e dei ‘no’ in modo netto. E possibilmente avere Draghi come presidente del Consiglio. Infine, il nostro programma è attuare le riforme previste dal Pnrr”. Così il leader di Azione Carlo Calenda, presentando in una conferenza stampa in Senato il programma elettorale della lista frutto dell’accordo tra Azione e Italia Viva, di cui è ‘front-runner’. Calenda conferma la sua candidatura a Roma e annuncia che che le liste saranno definite entro domani. “Chi dice oggi di voler cambiare il Pnrr sta dicendo di voler far saltare il Pnrr. E farlo saltare ha conseguenze che vanno oltre il Pnrr” sottolinea il numero uno di Azione, in una conferenza in cui non risparmia notazioni polemiche né verso il centrodestra né verso il centrosinistra: “In mezzo a proposte mirabolanti e assurde nessuno parla più del Pnrr, perché è ordinario – afferma - Noi promettiamo di non promettere: flat tax, presidenzialismo, 10 mila euro ai diciottenni, case, dentiere, pensioni anticipate: la proposta della Lega di quota 41 costa 65 miliardi di euro. Gli italiani sanno perfettamente che sono tutte balle”. Dall’altra parte “basta con i no a tutto: ai rigassificatori, alle infrastrutture, ai termovalorizzatori ma anche ai campi eolici offshore. Basta con un ambientalismo ideologico che spinge le aziende a trasferirsi nei paesi dove possono inquinare”. “La transizione ecologica - sottolinea Calenda - è una cosa seria, le rinnovabili non possono andare da sole perché sono intermittenti. E qual è l’unica energia costante che ha emissioni zero? Si chiama nucleare”. “Tutti i riferimenti all’agenda Draghi si sono dissolti, anche da parte di Letta che ne aveva fatto un cavallo di battaglia. Voglio dire agli elettori del Pd che 5 minuti dopo le elezioni si riaalleeranno con i 5 stelle” si dice sicuro Calenda, che lancia un messaggio a Giorgia Meloni: “Se non avrà il coraggio di chiudere completamente i legami con il passato il problema non sarà il fascismo in Italia ma che i leader dei grandi paesi europei non le stringeranno la mano”.
NE’ CDX, NE’ CSX. In sintesi, secondo il leader di Azione, “nessuna delle coalizioni di destra e di sinistra che si presenta alle elezioni sarà in grado di governare il Paese”. E rivolgendosi agli elettori dice: “Non esiste il voto utile perché sono in campo quattro coalizioni, non due”. “Italia Viva e Azione – assicura Calenda - oggi sono l’unica forza politica ad avere la stessa collocazione in Europa. Abbiamo fatto un accordo per costruire gruppi unici e avviare la costruzione di un grande partito liberale, popolare e riformista immediatamente dopo le elezioni”. In questo senso, spiega, le porte restano aperte per chi ha scelto altre strade come Bonino e Cottarelli.
BONETTI. Accanto al leader di Azione, diversi esponenti di spicco delle due forze politiche: “E’ urgente mettere in campo una proposta che voglia portare a compimento l’agenda Draghi, ovvero tutti quegli investimenti e quelle riforme che con il Pnrr hanno l’ambizione di cambiare il Paese” sottolinea la ministra per le Pari opportunità e la Famiglia Elena Bonetti.
CARFAGNA. La ministra per il Sud Mara Carfagna rivendica: “La nostra alleanza è la vera e seria novità di questa campagna elettorale, una novità che scommette non sulle paure degli italiani ma sulle loro energie e sul loro coraggio”. Per poi avvertire: “Ogni ritardo nella realizzazione del Pnrr rappresenta un macigno sulla strada per recuperare ritardi storici e abbattere quel muro invisibile che divide in due l’Italia”.
GELMINI. La ministra per gli Affari regionali Mariastella Gelmini ha invece affrontato il tema delle riforme: “A differenza del centrodestra e del centrosinistra non riteniamo che si possano affrontare le riforme a colpi di maggioranza o solo attraverso degli slogan. Ecco perché vogliamo proseguire con il metodo Draghi. Non pensiamo che il presidenzialismo rappresenti un rischio di deriva autoritaria ma riteniamo che oggi, dopo la caduta del governo Draghi, se c’è una figura di cui gli italiani si fidano questa è il presidente della Repubblica e Sergio Mattarella, e quindi non dobbiamo cominciare da lì. Forse il problema di questo Paese è la governabilità, la scarsa durata dei governi. E guardando al modello dei sindaci crediamo che con l’elezione diretta del presidente del Consiglio si possa raggiungere l’obiettivo”.
MARATTIN. Di temi economici ha invece parlato Luigi Marattin, deputato Iv: “Il fisco è lo specchio dei problemi del Paese, preda di una guerra tra bande di populismi, il terreno principe su cui si è visto il populismo”.
BOSCHI. Maria Elena Boschi, capogruppo dei renziani alla Camera, ha invece affrontato il tema giustizia: “C’è stata una sintonia naturale nello stendere le pagine del programma: per noi garantismo e giustizialismo non sono due facce della stessa medaglia, non stanno sullo stesso piano, per noi il giustizialismo è un’aberrazione. Per noi restano temi importanti la separazione delle carriere e riformare con più coraggio il Csm” conclude Boschi. (PO / Roc – 18 ago)
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