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IIC Zurigo: la digitalizzazione al servizio della cultura

IIC Zurigo: la digitalizzazione al servizio della cultura

Diffondere e far conoscere al meglio la cultura italiana all’estero. È questo l’obiettivo degli Istituti Italiani di Cultura, enti del ministero degli Affari esteri dislocati nelle principali città del mondo. Attraverso attività culturali, corsi di lingua e ospiti di rilievo, gli IIC cercano di creare un ponte tra i cittadini delle città ospitanti ed il Belpaese, oltre a fornire uno spazio in cui gli italiani e gli italo-discendenti possano ritrovare un pizzico d’Italia. A Zurigo, città in cui la presenza italiana è molto forte, l’Istituto cerca di essere tra la gente, andando nei luoghi più frequentati per accendere l’interesse verso lo Stivale e proponendo anche diversi corsi di lingua. Per svolgere al meglio le proprie attività, l’Istituto sfrutta la natura smart della Svizzera e la sua vicinanza all’Italia, come spiega a 9Colonne Francesco Ziosi, direttore dell’IIC.

Francesco Ziosi, lei è direttore dell'Istituto Italiano di Cultura di Zurigo. La Svizzera è un Paese vicino: si tratta di una vicinanza che aiuta il suo lavoro o che, in qualche modo, lo rende più difficile?
“Sicuramente aiuta, per due motivi: il primo è che la Svizzera è l'unico paese, oltre all'Italia, ad avere l'italiano come lingua istituzionale; ci sono ogni giorno un milione di italofoni. Inoltre, è logisticamente molto pratico, perché ogni ospite che viene a Zurigo non perde più di 24 ore e questo non sconvolge particolarmente la sua routine. È sicuramente un vantaggio”.

Voi avete una comunità molto diversificata: ci sono quelli che lavorano periodicamente e che si sono trasferiti per questo motivo e quelli che hanno scelto quella città per una residenza più agevolata. A chi e con che differenze vi rivolgete?
“Zurigo è una città plurietnica e plurilingue: uno zurighese su due non è svizzero e anche dell'altra metà che ha passaporto svizzero spessissimo ci sono persone che hanno origini diverse. È una città che ama molto l'Italia, perché la comunità italiana fa parte della storia di Zurigo. Al contempo è una comunità che ha interessi verso l’Italia anche dal punto di vista internazionale: qui si lavora a volte in inglese, a volte in tedesco e ovviamente in italiano. Zurigo è anche una città di immigrazione spesso di seconda tappa: delle persone vengono a Zurigo, italiani e non, dopo essere stati in America o in Inghilterra. Vi sono anche immigrati che sono stati prima in Italia e dopo vengono in Svizzera. La prima cosa da pensare quindi è quella di una varietà di interlocuzioni: importante è mantenere sempre una qualità sostenuta, perché è questo che ci si aspetta sempre in Svizzera”.

La digitalizzazione è un aiuto, una sostituzione o un ostacolo per il vostro lavoro?
“È sicuramente un aiuto: la Svizzera è un paese decisamente smart da questo punto di vista. Va detto però che quest'anno abbiamo visto una grande voglia del pubblico di ritornare nelle nostre sale e nei teatri. Noi ci muoviamo molto in giro per la città e questo ci fa naturalmente piacere perché c'è un desiderio di riprendere a fare vita culturale. Essere parte della vita culturale zurighese è un privilegio e una responsabilità”.

Lei ha citato le caratteristiche multilingue e internazionale di Zurigo. C’è interesse verso i corsi d’italiano?
“L'italiano è appunto lingua nazionale e lingua di amministrazione; chiaramente ci sono persone che sono interessate sia per le classiche ragioni culturali che spingono le persone a studiare l'italiano, ma anche perché all'interno della vita sociale, amministrativa ed economica della Svizzera sapere questa lingua può essere una facilitazione. Quindi sì, c'è un interesse crescente per l'italiano, perché al contempo lo studio è diminuito nelle scuole e quindi c'è più spazio per corsi extra accademici”.

Avete delle offerte particolari per avvicinare i giovani?
“Quello che facciamo è cercare di andare a lavorare in posti che non sono l'istituto. L’IIC è molto piccolo: sono tre stanze dentro il consolato, anche se fra poco avremo una stanzetta dove potremmo fare qualcosa. Andare in luoghi che sono già frequentati dal pubblico permette di intercettare persone diverse e interessi diversi verso l'italiano. È molto bello questo perché permette di intercettare ed incontrare persone che vengono da tutti gli strati sociali e da tutte le componenti etniche della città: questa è l’attività principale che ho fatto quest'anno, andare in giro per la città”.
(sab - 27 set)

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