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direttore Paolo Pagliaro

Quasi amiche apre
la stagione del Manzoni

Teatro
Dai palchi più prestigiosi agli spettacoli di provincia, lo "Speciale teatro" presenta ogni settimana le novità in cartellone in giro per l'Italia. Tra classici della commedia e della tragedia, opere, One man show, cabaret e "prime", le rappresentazioni teatrali vengono anticipate attraverso una descrizione sintetica dello spettacolo, della sua scenografia e dei suoi autori e interpreti, oltre a un piccolo vademecum con le date e gli orari.

Quasi amiche apre <br> la stagione del Manzoni

Si alza il sipario al Teatro Manzoni di Roma che riparte con la prossima stagione teatrale, arricchita da una nuova immagine e molteplici offerte culturali. A dare il via al nuovo ricco cartellone della Prosa saranno Paola Gassman e Mirella Mazzeranghi, giovedì 6 ottobre, con lo spettacolo Quasi Amiche, scritto e diretto da Marina Pizzi e prodotto dal Centro Teatrale Artigiano diretto da Pietro Longhi, in scena fino a domenica 23 ottobre. Sul palco anche Maria Cristina Gionta e Gabriele Granito. I costumi sono di Lucia Mariani. Divertenti, inaspettate e commoventi, Olga e Maria sono due “quasi amiche”, due donne mature e sole che cercano di farsi compagnia in una complessa coabitazione che ormai va avanti da qualche anno. Le loro storie, i loro rapporti con le rispettive famiglie, i figli, i nipoti, le vicine di casa, entrano ed escono dalla commedia raccontandoci squarci di vita autentica e di gradevole quotidianità. Amori, gioie, dolori, tenerezze. Allo spettatore - come diceva Eduardo - sembrerà di mettere l’occhio al buco della serratura. Tra risate ed emozioni in una trama che dal rosa si tinge di giallo, ognuna delle due “quasi amiche” ha il suo piccolo-grande segreto, e ognuna ha la sua insofferenza ad un futuro che sembra già scritto e ad un passato che non potrà più tornare. Quasi amiche è una commedia sulla natura umana e sulla famiglia, oggi vacillante ed incerta più che mai. Una commedia piena di interrogativi più che di risposte, ma soprattutto una bella e divertente storia di “quasi amicizia” che ci insegna che nella vita spesso non tutto è come sembra e che non bisognerebbe mai trarre conclusioni affrettate. A grande richiesta la programmazione del Teatro Manzoni di Roma proseguirà affiancando agli spettacoli teatrali una serie di eventi culturali già avviati nella precedente stagione. Ripartiranno così le iniziative Scrittori in Scena e Manzoni idee, dirette da Alessandro Vaccari, che hanno riscosso un grande successo lo scorso anno insieme a Manzoni Eventi con la serie teatrale Nascoste e Donne di carta. Completano l'offerta l'appuntamento con Manzoni da Favola, spettacoli per famiglie e Manzoni Danza.

UN HAMLET# SENZA GENERI IN SCENA A TORINO
Gli allievi attori della Shakespeare School, condotta da Jurij Ferrini in collaborazione con Santibriganti Teatro e Progetto URT, portano in scena “Hamlet#STUDIO1”. Venerdì 7 e sabato 8 ottobre alle 21, domenica 9 ottobre alle 16.30 presso il Teatro Giulia di Barolo di Torino. Un percorso artistico intorno alla celebre opera di William Shakespeare, esito del quinto anno della scuola fondata dal maestro Ferrini. Uno studio sull’intera e nota vicenda, con un’attenzione particolare volta alle premesse del primo atto e alle principali conseguenze degli avvenimenti che ad esso seguono. Nell’opera sono stati composti alcuni personaggi per affidare in maniera più omogenea possibile la responsabilità dello spettacolo agli interpreti; non solo il personaggio di Hamlet, quindi, sarà interpretato da due ragazze e un ragazzo in tempi diversi dell’azione scenica, ma anche Ofelia, Re Claudio ed altri ruoli. “Un tema importante che si presentava - e che si unisce ad una riflessione sulla “irrilevanza di genere” degli interpreti, almeno in alcune opere del teatro classico – ha dato inizio ad una vera e propria ricerca: sono i personaggi ad avere un genere determinato dall’autore, ma non gli interpreti, che all’epoca di Shakespeare erano solo uomini”; un esperimento che, dalle parole del regista Jurij Ferrini, sembra funzionare egregiamente. La stessa qualità del linguaggio poetico e la sua semplicità si rivelano una guida sicura per l’immaginazione del pubblico; in uno spazio totalmente scarno nulla viene sottratto alla fantasia del pubblico, che può ritrovarsi di fronte ad un Re Claudio che è interpretato in parte da una giovanissima attrice e in parte da un attore più grande. Nel magico regno sacro del Teatro - tempio laico della dialettica e del pensiero - è possibile con la complicità del pubblico, far vivere tante storie diverse, quante sono le persone in sala.In scena Francesca Basso, Gaia Capelli, Luca Catarinella, Lorenzo Cencetti, Ariel Ciravegna Thedy, Emanuele Di Benedetto, Marita Fossat, Michela Gioiella, Maria Elena Iozza, Ilaria Marchisio, Gianandrea Nadiani, Claudia Pezzottini, Gaia Lucrezia Russo, Giulia Sferrazza.

SUL PALCO PER RACCONTARE GLI ULTIMI GIORNI DI VAN GOGH
11 date già in calendario nei mesi di novembre e dicembre. Per una tournée che continuerà per tutto il 2023 su tutto il territorio nazionale. Protagonista Marco Goldin ne “Gli ultimi giorni di Van Gogh. Il diario ritrovato” (che trae spunto dall’omonimo romanzo edito da Solferino, già alla sua seconda ristampa a 15 giorni dall’uscita in libreria). La serata “zero” della tournée - prodotta e distribuita da International Music and Arts - sarà il 5 novembre, al Teatro Nuovo di Salsomaggiore Terme (PR), mentre la prima nazionale sarà proposta l’8 novembre, a Trieste dal Politeama Rossetti. Seguono, Bologna, Verona, Ancona, Torino, Bergamo, Milano, Udine, Padova, San Donà. Con questo grandioso spettacolo, del quale è protagonista ma anche regista e ideatore, Goldin torna in teatro dopo la fortunata tournée del 2018/2019 con “La grande storia dell’impressionismo”. “Gli ultimi giorni di Van Gogh” fa parte di un vasto progetto dal medesimo titolo, costituito dal romanzo, dalle cinque puntate che inaugurano il canale podcast dello studioso trevigiano e ovviamente la rappresentazione teatrale con il contributo eccezionale determinato dalle musiche di Franco Battiato. Seguendo il ritmo del suo romanzo uscito da poco, Goldin sale sul palcoscenico per raccontare, con la sua consueta affabulazione appassionata e coinvolgente, le ultime settimane della vita di Vincent van Gogh. Nel libro alla base dello spettacolo egli immagina che Van Gogh avrebbe potuto tenere un diario proprio in quelle settimane finali e per questo gli presta la sua voce. Ovviamente mai staccandosi dai fatti realmente accaduti eppure dilatando molti vuoti e altrettanti silenzi del pittore. In quelle settimane conclusive l’artista olandese scrive tra l’altro un numero minore di lettere rispetto al solito e parla di meno della metà degli oltre settanta quadri che realizza. Il romanzo e lo spettacolo sono quindi un continuo gioco di specchi e di rimandi, tra i colori, le parole e i silenzi nei quali quasi si adagiano le musiche di Battiato.

SIMEOLI PORTA IL PUBBLICO NEI RIFORMATORI DI NAPOLI
Debutta al Teatro de’ Servi a Roma, dal 4 al 16 ottobre, “E vissero felici e colpevoli”, spettacolo di Bernardino De Bernardis con la regia di Marco Simeoli. Napoli, inizi anni 2000, in un riformatorio della periferia della città, 5 ragazzi, un operatore sociale e un direttore dell’istituto di pena nel tentativo di dare risposte alle proprie aspettative saranno costretti a confrontarsi con i propri fantasmi. Gli obiettivi degli uni si scontreranno con gli obiettivi degli altri generando divertenti scontri che permetteranno ai protagonisti di superare i propri iniziali pregiudizi. I ragazzi, tra aspettative e voglia di riscatto, si troveranno alle prese con l’allestimento di uno spettacolo, la commedia di Aristofane “Gli Uccelli”, proposta dall’operatore sociale ma contrastata dal Direttore dell’istituto. Quest’ultimo, infatti, nella convinzione che la pena sia la giusta ed unica conseguenza di comportamenti illeciti, vede nell’allestimento dello spettacolo, non un percorso di riabilitazione, ma semplicemente un’occasione per ambire a promozioni ministeriali. L’operatore sociale, seppur promotore dell’iniziativa, dietro di essa nasconde il vero motivo che va ricercato in un passato ambiguo e conseguenti sensi di colpa mai rimossi. Infine, i ragazzi, seppur vedono in quest’occasione un modo alternativo di rapportarsi con la realtà circostante, dovranno comunque fare i conti con tendenze aggressive a cui sono state fino ad allora abituati. Una commedia inedita, giovane e attuale che si interroga su quanto si è veramente liberi di decidere l’esito della vita, che spinge a riflettere sui temi di destino, libero arbitrio, natura, e su cosa indirizza le nostre scelte determinandone i percorsi.

ALL’ALTROVE DI ROMA DEBUTTA “STRADA PROVINCIALE 33”
Debutta in prima assoluta dal 6 al 19 ottobre, all’Altrove Teatro Studio di Roma, nell’ambito della Rassegna di teatro under 35 “Cambiamenti” a cura di Khora Teatro e Compagnia Mauri Sturno, “Strada Provinciale 33”, il nuovo spettacolo scritto e diretto da Giulia Bartolini. Mary è cresciuta insieme alle sorelle, Olive e Irine, in un paesino di pochissime anime, disperso tra i monti. A 19 anni, improvvisamente, se ne va sparendo del tutto. Dopo undici anni, Mary si presenta di nuovo alla porta di casa: il comune vuole smantellare la Provinciale 33, la vecchia via del paese che dal bosco conduce al centro abitato: “La via per il purgatorio”, così la chiamano ancora gli anziani. Mary sa che quella strada non va toccata. Lo sa da quando ha visto, da quando è fuggita: sa che ci sono segreti nel paese che neanche i più anziani conoscono. In un contrappunto di comici clichès e silenzi pesanti; tra pettegolezzi, e oscure presenze, la provincia diventa il mezzo per parlare delle radici che crescono profonde in tutti, laddove ci sono colpe da espiare e dolori da dimenticare. Non esiste più la magia, né bianca né nera ma il male… quello dimora ovunque. Strada provinciale 33 è la storia d’una comunità così piccola e lontana da tutto da divenire un luogo onirico, magico, grottesco, oscuro; un testo che parla di un’Italia frammentata, spezzata, piena di luoghi dimenticati. Tre attrici, Grazia Capraro, Giulia Trippetta e Francesca Astrei, e una scena vuota, con un gioco di luci (quasi lucciole) a farla da padrone, raccontano una storia familiare di peccati, rimpianti, casa. Una nuova drammaturgia che sfiora alcuni colori della letteratura americana, in cui il paese è minuscolo in mezzo all’immensità delle foreste (la Tiffany Mcdaniel de L’Estate che sciolse ogni cosa, lo Stephen King de Le notti di Salem…) accarezzando con delicatezza e rispetto l’amaro tema del tempo de Le tre sorelle di Cechov; attingendo dal purgatorio Dantesco i rimandi pittorici, oscuri, delle cornici; il tutto per raccontare una realtà comune a tutto il mondo: il paese, in cui tutti si conoscono, pieno di segreti, di non detti, che cresce e si sviluppa come un’entità a sé stante, con i suoi cancri e i suoi legami quasi di sangue.

(© 9Colonne - citare la fonte)