In giacca e cravatta, ma senza rinunciare alle galosce da agricoltore: è l'outfit scelto da Aboubakar Soumahoro per il suo primo giorno da deputato dalla Repubblica, in cui il sindacalista di origine ivoriane si è presentato alla Camera accompagnato un gruppo di braccianti agricoli, simbolo delle sue battaglie, per lanciare un messaggio molto accorato. La presenza in Parlamento di Soumahoro, eletto nelle file dell'Alleanza Verdi Sinistra, sarà "per tutti noi" dice rivolto un po' ai cronisti, un po' ai ragazzi migranti che lo accompagnano: "Con dignità, determinazione e umiltà, poteremo dentro il Palazzo le nostre sofferenze" quello di una fascia d'Italia dimenticata: il Mezzogiorno, il lavoro nero, i diritti degli emarginati e dei più fragili. Le vite spezzate da ciò che dovrebbe essere un diritto il lavoro: "Siamo qui per tutti quelli che si sono dimenticati di noi, di Paola Clemente Soumaila Sacko, Luana D'Orazio, Lorenzo Parelli, Giuliano De Seta, per tutti quelli che non ce l'hanno fatta e per tutti quelli che vivono nella miseria della fame e della sete".
Saremo nel Palazzo, dice Soumahoro, "ma anche nel mondo reale. Noi non siamo poveri, la vera povertà è quella di chi non ha mai saputo interpretare le sofferenze di chi vive fuori. Questo Paese andrà avanti se si darà dignità al lavoro, daremo rappresentanza a tutti gli artigiani, gli esercenti, a chi non ha una casa, ai giovani che vivono con ansia". E ancora, in un crescendo di emezione, "pe le donne, per i servitori dello stato, per chi è morto per la mafia, gli schiavizzati, i giovani". Ma la commozione arriva nel finale, parlando di "tutti gli italiani che sono all'estero, che sono scappati perché non si è dato loro la possibilità di vivere qui. Questo è quello che noi faremo". Ma si parla anche di altri diritti: "quelli delle le persone discriminate per l'orientamento sessuale", quelli "degli invisibili che dormono nelle stazioni e a chi non riesce a vivere da italiano, nonostante siano bambini nati qui".
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