di Paolo Pagliaro
Dove sarà sganciata l’atomica? si chiedeva giorni fa il quotidiano Italia Oggi, che – citando fonti americane - indicava un paio di possibili bersagli in Ucraina: un paesino a scelta, oppure una base militare. In entrambi i casi sarebbero da mettere nel conto migliaia di morti mentre il territorio colpito verrebb reso inospitale per molti anni. Una terza ipotesi, meno cruenta, sarebbe quella di un’esplosione dimostrativa sul Mar Nero. Tra i danni dell’invasione russa uno sembra insomma già irreversibile, e cioè il fatto che la bomba atomica venga considerata un’opzione possibile, per non dire normale. Tanto che siamo già passati ai dettagli. I meno giovani ricordano che una quarantina di anni fa qualcosa del genere era accaduto con le cosiddette armi nucleari di teatro, strumenti di deterrenza durante la guerra fredda; gli SS-20 sovietici contro gli americani Cruise e Pershing 2 . Missili nucleari a medio raggio, così vicini a noi da essere chiamati euromissili. Solo dopo lunghi negoziati e la sigla di uno storico accordo tra Reagan e Gorbaciov fu possibile smantellare quell’equilibrio del terrore basato sulla minaccia di reciproca distruzione. Ora che il mostro si è risvegliato diventa urgente innanzitutto ridare un significato alle parole, come ci invitano a fare il presidente dei Lincei, Roberto Antonelli, e il vicepresidente, il premio Nobel Giorgio Parisi., quando ricordano che “nonostante la denominazione tranquillizzante, le armi tattiche hanno ciascuna una potenza esplosiva paragonabile, e in molti casi superiore, a quella delle due sole bombe usate nel corso della storia, a Hiroshima e Nagasaki, che hanno causato centinaia di migliaia di morti”.
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