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direttore Paolo Pagliaro

Tregua fiscale
ma la guerra dov’è?

Tregua fiscale <BR> ma la guerra dov’è?

di Paolo Pagliaro

Il governo è al lavoro per mettere a punto i dettagli della cosidetta pace fiscale, che ora per prudenza viene declassata a tregua ma che in ogni caso resta un concetto sconosciuto al resto del mondo, dove a nessuno viene più in mente di presentare le tasse come il bottino di una guerra tra lo Stato e i cittadini.
La pace fiscale, ora tregua, è in realtà un condono, e cioè – per ursare la definizione proposta dal Fondo monetario - “un’offerta fatta dal governo ai contribuenti per pagare una parte del debito verso il fisco, in cambio di uno sconto e della libertà da eventuali iniziative legali”.
L’Italia come sappiamo ha una lunga tradizione di condoni fiscali, chiamati con i nomi più fantasiosi: scudi, sanatorie, rottamazioni, strappacartelle eccetera. In comune hanno che i molti cittadini che le loro tasse le pagano tutte, fino all’ultimo centesimo, ogni volta si sono sentiti traditi. Ora si annuncia un colpo di spugna per le cartelle esattoriali fino a 5 mila euro e gli illeciti di natura amministrativa. Ma molte tasse che saranno cancellate o ridotte sono di competenza dei Comuni, come le addizionali o le concessioni. E i Comuni, già con l’acqua alla gola, vedono così svanire una parte significativa dei loro potenziali introiti.
Per risolvere i suoi problemi di bilancio, ieri la Gran Bretagna ha deciso di seguire un’altra strada. Le imposte societarie passeranno dal 19 al 25%, le tasse sui profitti straordinari delle imprese del settore energia aumenteranno dal 25 fino al 45%, l'aliquota massima sui redditi dei privati, che è anch’essa del 45%, sarà applicata a chi guadagna più di 125 mila sterline invece che 150 mila, le tasse di successione – risibili in Italia – saranno più severe. A Londra la destra al governo pensa che le tasse vadano non condonate, ma pagate.

(© 9Colonne - citare la fonte)