Roma, 23 dic - "Tra il 2 e il 3 dicembre del 1984 una fabbrica, l'Union Carbide di Bhopal in India, che in passato produceva fitofarmaci, ma al momento della tragedia era ormai una fabbrica dismessa e conteneva ancora molte sostanze pericolose, sprigiona una nube tossica. Fu la più grande catastrofe industriale vissuta dall'umanità". Stefania Craxi, presidente della commissione Esteri del Senato, ripercorre le tappe della tragedia della regione dell'India centrale, conversando con 9Colonne.
"Si calcolò che nell'immediato furono 4000 le vittime e nel corso degli anni 560.000 persone subirono danni irreversibili, Dunque parliamo di una catastrofe di proporzioni enormi", prosegue. "Ancora oggi in quella regione, la regione di Bhopal, al centro dell'India, subisce conseguenze per quell'immane disastro, le falde acquifere sono state largamente inquinate e, nonostante interventi fatti sulla rete idrica, l'acqua potabile viene fornita solo 2 ore al giorno. Ancora oggi nascono bambini malformati e con malattie gravi", spiega la senatrice di Forza Italia. "L'Union Carbide non ha pagato mai fino in fondo per questo disastro e la Comunità Internazionale non se ne è mai occupata, né ha fatto in modo che le popolazioni di quelle regioni venissero risarcite", conclude Craxi. (po/sca)////
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