di Paolo Pagliaro
Se la popolazione fosse composta da persone che vivono sole avremmo il massimo numero di famiglie in senso statistico-anagrafico, ma nessuna famiglia in senso sostanziale. Per questo vanno sottoposti ad accurata verifica e manutenzione anche gli slogan che indicano nella famiglia – insieme a Dio e alla patria – uno dei valori fondanti della nuova contemporaneità.
Un aiuto decisivo per capire di cosa stiamo parlando viene dal Rapporto sulla Popolazione pubblicato oggi dal Mulino e curato da Cecilia Tomassini e Daniele Vignoli. Il libro ci dice tra l’altro che nel 2000 c’erano in Italia 21 milioni di famiglie, mentre adesso sono 25 milioni. Poiché il numero dei residenti è rimasto più o meno lo stesso, questo vuol dire che le famiglie si sono rimpicciolite. E infatti quelle con 4 o più componenti si sono dimezzate, mentre quelle con un solo genitore sono ormai il 10% di tutte le famiglie italiane. Il numero dei matrimoni si è drasticamente ridotto, e i bambini nati da genitori non sposati sono stati l’anno scorso il 36%. Erano il 2% cinquant’anni fa.
Crescono le unioni «miste» di italiani e stranieri; escono allo scoperto le famiglie composte da partner dello stesso sesso; sono sempre più numerose le coppie stabili che decidono di abitare in due luoghi diversi; e sono sempre più frequenti, anche alle età più avanzate, separazioni, divorzi e nuove unioni. La tesi del volume promosso dall’Associazione Italiana per gli Studi di Popolazione - è semplice ma di grande impatto: anche in Italia, come sta accadendo altrove, è giunto il momento di pensare a una nuova organizzazione della società, basata su un’idea diversa di famiglia.