Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

MALATTIE TROPICALI
“NEGLETTE” IN CRESCITA

Dalla strongiloidosi all’echinococcosi, dalla dengue alla chikungunya. Il 30 gennaio di ogni anno ricorre la Giornata mondiale delle malattie tropicali neglette, molte delle quali a carattere infettivo, causate da virus, batteri, funghi e tossine, che colpiscono principalmente tra le popolazioni povere e marginalizzate, che vivono in Paesi in via di sviluppo, contribuendo alla loro povertà endemica. "Neglette" perché non ricevono l'attenzione e i fondi necessari per la loro prevenzione e cura malgrado oltre un miliardo di persone nel mondo ne sia affetto, più della metà nel continente africano, causando oltre mezzo milione di morti l’anno. Ed anche l’Italia non è immune - in conseguenza della mobilità di persone, cibi, insetti e animali - con oltre 4mila casi l’anno, sottostimati rispetto alla reale incidenza, che è almeno 10 volte di più e colloca l’Italia al quarto posto per diffusione dopo Inghilterra, Francia e Germania. Le NTDs attualmente riconosciute dall’Oms sono venti, tra queste dengue, leishmaniosi, rabbia e oncocercosi, detta “cecità dei fiumi”, associata allo sviluppo della nodding syndrome, una sindrome epilettica degenerativa che si verifica principalmente nelle regioni dell'Africa Subsahariana in cui la “cecità dei fiumi” è endemica. Colpisce principalmente i bambini tra i 5 e i 15 anni e si caratterizza per episodi di improvvisi e ripetuti scatti della testa (da cui il nome "sindrome del dondolamento"), con effetti devastanti sullo sviluppo fisico e neurologico.  Tra i sintomi, convulsioni e sviluppo di gravi deformità, problemi comportamentali, disturbi psichiatrici e/o perdita delle facoltà cognitive. Infine, l’abbandono scolastico, l’emarginazione, i maltrattamenti, la malnutrizione emergono come alcune delle conseguenze a lungo termine della NS. Le organizzazioni umanitarie Amref e Cuamm ricordano che il Sud Sudan, protagonista di una delle peggiori crisi umanitarie di tutti i tempi, è uno dei Paesi più colpiti dalle NTDs. Le condizioni di insicurezza e instabilità politica che hanno accompagnato la guerra civile hanno ulteriormente compromesso la capacità del paese di affrontarle. E la mancata attenzione nei confronti delle patologie infettive dimenticate ne favorisce una sempre maggiore diffusione anche in Italia, dove già si sono verificate un’epidemia autoctona di dengue e due di chikungunya e dove nel periodo della pandemia è ricomparsa negli anziani la strongiloidosi, una parassitosi a cui è positivo circa l’1% degli over 65 italiani. Una patologia inserita nell’elenco delle malattie tropicali neglette grazie al contributo dell’IRCCS Negrar di Verona che negli ultimi dieci anni ha diagnosticato varie centinaia di casi, registrando la più alta casistica in Italia e una delle maggiori in Europa. Le persone positive al parassita responsabile di strongiloidosi sono in maggioranza anziani che vi sono venuti in contatto nei decenni scorsi, camminando a piedi scalzi in campagna o toccando terriccio contaminato da feci umane, due evenienze oggi molto meno probabili. “I sintomi possono essere banali come un semplice prurito, ma se il paziente è immunodepresso la malattia può peggiorare fino a diventare fatale: è il rischio che è stato corso da alcuni durante la pandemia, quando in molti anziani le terapie cortisoniche per Covid-19 hanno abbassato le difese immunitarie e ‘slatentizzato’ la strongiloidosi” spiega Dora Buonfrate, medico presso il Dipartimento di Malattie Infettive e Tropicali e direttrice del Centro collaboratore OMS sulla strongiloidosi e altre e altre malattie neglette. La malattia di Chagas è poi un “killer” silenzioso che uccide ogni anno 12.000 persone nel mondo contagiandone dai 6 ai 7 milioni. Una malattia presente soprattutto in America Latina e trasmessa anche per via materno-infantile e attraverso trasfusioni di sangue, che “in Centro America uccide più della malaria, ma non può essere considerata un pericolo lontano perché può arrivare ovunque con i viaggi internazionali”, spiega Andrea Angheben, medico responsabile clinico del Dipartimento di Malattie Infettive e Tropicali IRCCS Negrar dove domani si tiene un incontro internazionale del Gruppo tecnico informazione-educazione-comunicazione dell’OMS sul tema. (29 gen – redm)

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