Pubblicato in Italia per la prima volta nel 2003, “Whatever you say i am” di Anthony Bozza è la biografia definitiva su Marshall Bruce Mathers III, in arte Eminem. Se da un lato lo ha consacrato come nuovo fenomeno del rap al pubblico italiano, dall’altro ne ha benedetto le gesta ai fan della prima ora nell’era pre social. Il volume, ormai introvabile, è tornato dall’8 marzo nelle librerie e nei digital store pubblicato da Il Castello marchio Chinaski. Eminem, da oltre due decenni è una delle star della musica più grandi e controverse del mondo. Il volume con una nuova veste grafica e una traduzione rivista e aggiornata, è basato su interviste esclusive con i membri della famiglia dell’artista, dichiarazioni di figure chiave nel mondo della musica, sociologi e diverse fotografie inedite, è il primo e unico libro che rivela senza filtri né censure l'uomo dietro il microfono. Tra oltre 200 fonti tra articoli, libri e documenti inediti, Bozza, anche grazie ai numerosi incontri con Eminem, è riuscito a raccontare la vita, i demoni e la sua straordinaria ascesa alla celebrità da una posizione privilegiata. Un punto di vista esclusivo che il rapper non concederà più ad alcun giornalista negli anni a venire. Sullo sfondo uno spaccato della società americana e dell’Hip-Hop dei ’90, l’evoluzione di un artista e il background socio familiare così importante nella sua biografia. Dal primo album “Infinite” del 1996 alle accuse di omofobia, dalla Eminem mania con il film “8 Mile” fino al definitivo successo internazionale. Antnony Bozza è uno scrittore e giornalista nativo di New York City; penna storica di Rolling Stone USA e altre riviste, è autore di bestseller su Eminem, AC/DC e Artie Lange nonché delle autobiografie di Slash, INXS e Tommy Lee. (red)
SEPARAZIONE, DIVORZIO, FINE CONVIVENZA? L’AVVOCATO DICE COSA FARE
Il 28 febbraio 2023, giorno in cui sono entrate in vigore le nuove norme in materia di diritto di famiglia, è uscito il libro dell’Avv. Giorgio Aldo Maccaroni, Presidente AIDIF – Avvocatura Italiana per i Diritti delle Famiglie, “Cosa fare in caso di separazione, divorzio o fine convivenza”, edito da Aidif Editore. Già disponibile in tutti gli stores online, dall’8 marzo il libro è acquistabile attraverso un nuovo link Amazon ed è disponibile anche in versione cartacea in libreria. Terza edizione aggiornata con la riforma del diritto di famiglia (Legge n. 206/2021 e D.Lgs. n. 149/2022), il libro esamina la normativa più recente e la giurisprudenza più interessante, proponendosi di offrire risposte concrete a quanti decidono di lasciarsi (coppie sposate e conviventi) e agli operatori del diritto che si occupano del settore. La frase riportata in evidenza sulla copertina del libro costituisce un’importante raccomandazione per tutti: “Non bisogna dimenticare che un ex coniuge o un ex convivente rimane sempre uno dei due genitori di quei bambini che si devono cercare di proteggere, per assicurare loro una crescita sana e possibilmente senza traumi”. “Cosa fare in caso di separazione, divorzio o fine convivenza” chiarisce i dubbi comuni, che spesso accompagnano la decisione di porre fine alla propria storia sentimentale affrontando le relative problematiche e indicando la strada da intraprendere a chi, partendo da una complicata situazione familiare, si trova nella condizione di affrontare le nuove leggi e una giurisprudenza in continua evoluzione. Dall’ affidamento dei figli minori alle le questioni patrimoniali; dall’assegno di mantenimento, all’assegnazione della casa familiare: utilizzando un linguaggio chiaro, adatto tanto alle persone comuni quanto agli addetti ai lavori, il libro è una bussola in grado di orientare le scelte più difficili, in presenza di una normativa spesso altrettanto difficile da interpretare. (red)
I TÊTES DE BOIS RACCONTATI DA MASSIMO PASQUINI
Tre volte Targa Tenco Interpreti (2002, 2007 e 2015), con all’attivo nove dischi e prestigiose collaborazioni, da Francesco Di Giacomo a Joan Baez artefici di una rinnovata primavera in Italia di Leo Ferré e della chanson française, presenti da protagonisti a rassegne e festival oltre che per piazze e appuntamenti emblematici, dalla Festa della Musica di Parigi al G8 di Genova, i Têtes de bois in trent’anni di attività hanno animato e promosso una serie impressionante di progetti innovativi e originali che, all’ombra di tanta, ottima musica, hanno mosso sogni e aspirazioni e delineato i contorni di possibili utopie, richiamando l’attenzione generale su quel ciglio di strada dove non arriva la luce dei riflettori: e sono soprattutto queste vicende, con connesse peripezie, ad essere al centro del libro di Massimo Pasquini, La strada, il palco e i pedali. Trent’anni di storie dei Têtes de bois, in uscita il 24 marzo per Squilibri editore (f.to 14x19,5, pp. 128, 20 foto a colori). Gruppo musicale raffinato, organizzatore di eventi mastodontici o interstiziali, creatore di capovolgimenti estetici e linguistici, inventore di marchingegni ecosostenibili, la band romana è stata in effetti in grado di animare stadi olimpici e stradine di paese, auditorium e cantine, mezzi di locomozione e pompe di benzina, ferrovie abbandonate e campi di pomodoro. Tutto è iniziato su un camioncino Fiat del 1956, acquistato da un rigattiere e trasformato poi in palco mobile per portare la loro musica e le loro provocazioni ovunque fosse necessario, tra strade e svincoli, capitali europee e periferie urbane, circhi e stazioni ferroviarie. Il racconto inizia con il loro primo concerto nella centralissima Campo de’ Fiori a Roma, ai piedi della statua di Giordano Bruno, e termina trent’anni dopo sulle selle dello stupefacente palco a pedali della recentissima Retromarcia su Roma. In mezzo, le visionarie, ironiche, commoventi, sorprendenti iniziative disseminate in giro per l’Italia e per l’Europa. Senza ritegno i quattro componenti della band confessano le loro sconclusionatezze, raccontano gli esordi squattrinati, ripercorrono le vicende di Stradarolo, di Avanti Pop, dell’esibizione sul palco dell’Ariston a Sanremo, ospiti di Paolo Rossi, degli spettacoli in metropolitana, dei raduni in bicicletta, degli incontri e le collaborazioni con i grandi della cultura e dello spettacolo internazionale. Grande amico di ciascuno di loro, oltre che giornalista e scrittore, nonché inventore del personaggio di Eros Greco cui ha dedicato una trilogia letteraria, Massimo Pasquini ha ascoltato i loro racconti e ha raccolto le testimonianze di quanti hanno incrociato il cammino delle quattro “teste di legno”, trasformando centinaia di storie in una storia sola: quella di quattro sperimentatori giocosi, poetici e graffianti della fantasia al potere. (red)
ECOVISIONI: SAGGIO DI MARCO GISOTTI SU CINEMA ED ECOLOGIA
Uscito da qualche settimana in libreria e negli shop online, il libro di Marco Gisotti “Ecovisioni. L’ecologia al cinema dai fratelli Lumière alla Marvel”, pubblicato da Edizioni Ambiente, rappresenta il primo saggio in Italia a raccontare la storia del cinema attraverso le tematiche dell’ambiente e del clima. Un volume che passa in rassegna 150 opere - 100 nel dettaglio e altre 50 più succintamente a uso e consumo di possibili usi didattici – in un excursus cronologico che parte da quello che Bertrand Tavernier definì “il primo film ecologista mai realizzato”, ovverosia Baku, prodotto dai fratelli Lumière nel 1987, per spaziare da Buster Keaton a Metropolis, da Bambi a 2022: i sopravvissuti, dal primo Avatar al più recente Siccità, includendo i grandi film e i registi più significativi che dalla nascita del cinema ad oggi hanno saputo descrivere o evocare con il proprio stile la crisi ecologica e le sue possibili (o impossibili) soluzioni. Pellicole che hanno rivelato pezzi di storia del nostro Paese anche indirettamente, come la vera tragedia del Polesine ne Il ritorno di Don Camillo, ma anche argomenti di specifica attualità, come gli speculatori sull’ambiente nemici di James Bond in “007 Quantum of Solace” o i film della Marvel nei quali la metafora dell’11 settembre è sostituita dalla preoccupazione per il futuro delle risorse e degli ecosistemi. Il libro rivolge l’attenzione anche agli impatti ambientali della filiera cinema, dalle produzioni fino all’efficientamento energetico delle sale e ai grandi Festival, tematica particolarmente sensibile a Claudia Cardinale che ha curato la prefazione del libro, come lei stessa afferma: “Nella mia vita ho girato più di 180 film. Sono convinta che ciò che facciamo e diciamo noi artiste e artisti del cinema possa avere un peso importante nello spiegare questi problemi alle persone, per convincerle ad agire. A volte bastano poche azioni, spesso anche una sola, per ottenere grandi risultati. Il cinema non solo fa bene all’anima ma può fare bene anche all’ambiente”. “Cinema ed ecologia sono ‘invenzioni’ dell’Ottocento - scrive Gisotti - Se la prima proiezione pubblica dei fratelli Lumière risale al 1895, quasi trent’anni prima, nel 1866, il biologo tedesco Ernst Haeckel, avevo inventato la parola ‘ecologia’. Un secolo dopo l’Europa si è data come obiettivo il 2050 per uscire dalla crisi climatica. Anzi, si è data quell’orizzonte per diventare climaticamente neutra, altro che uscirne! Per arrivare al 2050 avremo bisogno di un cinema dell’ottimismo della ragione, ma che non nasconda la CO2 sotto il tappeto, che sfidi l’ignoranza scientifica ma senza diventare tecnocratico, che abbia la forza della denuncia senza far voltare altrove il suo pubblico, che proponga un nuovo patto fra uomo e natura. Soprattutto di un cinema che non abbia bisogno di diventare dottrina, propaganda o manifesto, ma che faccia quello che ha sempre fatto: intrattenere il suo pubblico. E, intrattenendolo, lasciare che si rispecchi nelle sue ecovisioni”. Dal libro, presente anche sui canali social, è uscita anche una webzine, in continuo aggiornamento con notizie su cinema ed ecologia, che comprende anche specifici podcast e playlist musicali. (red)
RENATA SEGRE, PRELUDIO AL GHETTO DI VENEZIA. GLI EBREI SOTTO I DOGI
Ha preso il via il 7 marzo a Parma la rassegna “Libri di storia – Incontri con gli autori”, organizzata dal Dipartimento di Discipline Umanistiche, Sociali e delle Imprese culturali dell’Università in collaborazione con il Comune. Al centro di ogni incontro c’è un libro, una novità editoriale d’argomento storico, intorno al quale si organizza la discussione alla presenza dell’autore o dell’autrice e di altri esperti/e: una riflessione a più voci che si propone sia di far conoscere più da vicino alla città la ricerca svolta all’interno dell’Ateneo sia, più in generale, di favorire la diffusione della conoscenza storica e delle sue tante potenzialità. Martedì 7 marzo è stato presentato il libro di Renata Segre, Preludio al Ghetto di Venezia. Gli ebrei sotto i dogi, 1250-1516 (Venezia, Edizioni Ca’ Foscari, 2021). Una storia della presenza ebraica a Venezia e nella Serenissima Repubblica prima dell’istituzione del Ghetto non era ancora mai stata scritta, in assenza di un’indagine nelle fonti documentarie degli archivi e delle biblioteche. Questo libro, frutto di una ventennale ricerca sistematica, intende smentire il mito di uno stanziamento degli ebrei a Venezia solo dal 1516. L’ambito documentario copre quasi trecento anni (tra metà del Duecento e secondo decennio del Cinquecento), ossia dalle prime sicure presenze di ebrei al loro definitivo insediamento nell’area urbana denominata Ghetto (nuovo), in un periodo particolarmente travagliato della storia veneziana. In questo quadro storico, un rilievo speciale va riconosciuto a Mestre, che, a ridosso del XV secolo, assurse a capitale dell’ebraismo veneto: non solo vi operavano i banchi di prestito feneratizio, ma vi trovarono sede l’unica sinagoga ufficiale, l’ostello e il cimitero. Nessuna di queste testimonianze si è preservata, e la stessa memoria di quella comunità si è presto cancellata. Una vicenda molto simile si è prodotta a Treviso, primario centro ashkenazita, scomparso a fine Quattrocento, a differenza di Padova, sola tra le maggiori e più antiche comunità ebraiche a superare i secoli, senza mai poter contendere la primazia al Ghetto di Venezia. Il volume ha vinto il premio «Federico Chabod» per la storia medievale, moderna e contemporanea. Renata Segre, storica dell’ebraismo tra Duecento e Settecento, ha studiato in particolare il Piemonte sabaudo, la Lombardia ducale e lo Stato pontificio; e, in Europa, Francia e Svizzera medievali. Per oltre un trentennio ha diretto la ricerca e l’edizione delle fonti raccolte da Shlomo Simonsohn nelle due serie Documentary History of the Jews in Italy e The Apostolic See and the Jews. In occasione del cinquantenario delle leggi antiebraiche e della Shoah, ha curato la mostra Gli ebrei a Venezia. 1938-1945. Una comunità tra persecuzione e rinascita, con relativo catalogo. (PO / red)