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L’intervista / equo compenso, Stefani (Lega): cosi’ evitiamo corsa al ribasso per professionisti

Roma, 22 mar - “Partiamo da una premessa: da disposizioni di natura europea è sorto un grande dibattito sulle tariffe inerenti alle attività dei professionisti. L’equo compenso è una norma che è stata fortemente voluta da tutto il mondo delle libere professioni perché a volte è capitato che il professionista non avesse potere contrattuale nei confronti di grandi aziende. Parliamo di assicurazioni, banche, di finanziarie, di pubblica amministrazione”. Erika Stefani, relatrice del provvedimento sull’equo compenso approvato stamattina in Senato, fa il punto sul contenuto della norma e sul suo ambito di applicazione: i professionisti alla prese con pattuizione del compenso per un servizio reso a una pubblica amministrazione o una grande azienda.  La senatrice leghista ricorda che a causa dello scarso potere contrattuale dei professionisti, “sono sorte delle pratiche nel settore che sono venute a ledere anche la dignità dello stesso professionista”. Per questo la legge sull’equo compenso stabilisce “il compenso che si ritiene proporzionato all’attività svolta e che deve essere conforme a dei minimi previsti da alcuni parametri, che esistono per le singole professioni. La norma prevede che oggi tutte le nuove convenzioni che i professionisti faranno con questi gruppi dovranno rispettare questi parametri: se non li rispettano l’accordo sarà nulla e il professionista potrà adire al giudice, andare in tribunale e chiedere che venga riconosciuto un compenso equo”.  Al contrario di quanto sostenuto da alcune opposizioni, secondo cui il provvedimento rischierebbe di limitare la concorrenza, sottolinea Stefani, “l’obiettivo è proprio quello di assicurare una dignità ai professionisti e fare in modo che non vi sia una corsa al ribasso, che può anche far diminuire la qualità della prestazione resa”. La norma dovrà ora tornare alla Camera per un nuovo esame, perché nel frattempo c’è stata una modifica normativa che ha abrogato una norma richiamata nel testo, e dovendo espungere questo riferimento bisognerà ritornare alla Camera, ma si tratta di una modifica meramente tecnica”. In Parlamento infatti non vi sono dubbi sulla sua prossima approvazione definitiva, anche perché, ricorda la relatrice, “in Senato il provvedimento è stato votato all’unanimità”.

(PO / Sis)

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