Mosca potrebbe tentare di utilizzare l'imminente festa della Pasqua ortodossa del 16 aprile per ritardare le azioni di controffensiva ucraine chiedendo un cessate il fuoco “per rispetto della religione”. Lo si legge nell’ultimo rapporto dell’Isw, l'Istituto per lo studio della guerra con sede a Washington che fin dal primo giorno segue e analizza quotidianamente gli sviluppi della situazione in Ucraina. Gli esperti americani sottolineano che il Cremlino “ha chiesto selettivamente il cessate il fuoco durante le festività religiose per influenzare la situazione in prima linea. Mosca, ad esempio, ha rifiutato un cessate il fuoco durante la Pasqua ortodossa del 2022 ‘per non dare tregua ai nazionalisti di Kiev durante la battaglia di Mariupol’ come venne detto allora dalla propaganda russa”. Il Cremlino – a detta degli analisti dell’Isw – probabilmente rifiutò un cessate il fuoco perché all'epoca le forze russe detenevano ancora l'iniziativa in prima linea, ma cercò una tregua mesi dopo durante il Natale ortodosso per ottenere più tempo per organizzare le forze in vista dell'offensiva invernale. Il Cremlino, dunque, potrebbe chiedere un cessate il fuoco di Pasqua perché una tale pausa andrebbe a vantaggio delle truppe russe e consentirebbe loro di trincerare i costosi avanzamenti nella città di Bakhmut preparando al contempo le difese contro l’annunciata controffensiva ucraina di primavera.
PESKOV. Finora nessuno ha avanzato l'iniziativa per una tregua pasquale con l'Ucraina. Così il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. “Non è stata avanzata” alcuna proposta in tale senso, ha detto Peskov, confutando quindi l’ipotesi fatta dall Isw, l'Istituto per lo studio della guerra con sede a Washington, secondo il quale Mosca avrebbe invece intenzione di proporre una tregua per il periodo della Pasqua ortodossa per “tirare il fiato”. In ogni caso Peskov ha sottolineato che “la Settimana Santa è appena iniziata” aggiungendo: “Non dimentichiamo che Mosca stessa ha già presentato iniziative simili, ma ha affrontato la riluttanza del regime di Kiev ad aderire a tali proposte”. (10 APR - deg)
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