A Modica un'occasione unica per scoprire l'arte dell'Opera dei Pupi. Dopo il grande successo di pubblico e di stampa riscosso nel 2021 a Noto, Sikarte, associazione culturale siciliana che si propone come punto d’unione tra location d’eccezione e artisti storicizzati e contemporanei su scala nazionale, ripropone la mostra “Donne, eroine e dame all’Opera dei Pupi. I cento anni della Marionettistica dei Fratelli Napoli di Catania”, a cura di Alessandro Napoli, inaugurata lo scorso 29 aprile presso Palazzo De Leva a Modica e visitabile fino al 22 ottobre. Si tratta di un progetto espositivo che, sin dalla sua ideazione, si è proposto di celebrare a partire dal 2021 i cento anni della Marionettistica dei Fratelli Napoli con un programma di mostre itineranti in Sicilia. La seconda tappa è proprio quella a Palazzo De Leva di Modica, sede del Centro Studi sulla Contea di Modica, all’interno delle antiche scuderie scavate nel banco roccioso con scorci di architetture trecentesche, alle quali si accede attraverso uno splendido portale in stile gotico chiaramontano, il Portale De Leva. Il progetto gode del patrocinio del Comune di Modica, del Museo Internazionale delle Marionette Antonio Pasqualino di Palermo, che è anche l’editore del catalogo della mostra, e del Centro Studi sulla Contea di Modica. La Marionettistica dei Fratelli Napoli ha favorito la realizzazione del progetto prestando le opere e curandone la direzione scientifica, artistica e scenografica. L’esposizione, oltre a celebrare il centenario della compagnia, riserva un’attenzione particolare al ruolo delle donne nella tradizione catanese dell’Opera dei Pupi. Donne come personaggi delle storie rappresentate nel repertorio dei Fratelli Napoli, e quindi figure esemplari di regine, principesse ed eroine armate. Ma anche donne che prendono parte attiva a produzione e messinscena degli spettacoli, quindi parlatrici e costumiste. Particolare attenzione sarà, infatti, dedicata a Italia Chiesa Napoli, venuta a mancare nel 2018, grande interprete dei personaggi femminili delle storie dei pupi e instancabile compagna di vita e d’arte di Natale Napoli, scenografo e cartellonista. Parte dell’allestimento, dagli elementi espositivi ai pannelli didascalici, è ecosostenibile. L’organizzazione, molto attenta alla questione ambientale, ha affidato, anche per questa mostra, la realizzazione dei suoi progetti allestitivi a un partner tecnico del settore, Archicart, che ha modulato il cartone nei supporti tecnici e didascalici, mentre la realizzazione e riproduzione del tipico palcoscenico del teatro dei pupi presente in mostra come forte elemento scenografico è dell’azienda siciliana Sikaniawood. “Dal 2021 ad oggi, continuiamo a celebrare i cento anni della nascita della Marionettistica dei Fratelli Napoli di Catania - spiega Fiorenzo Napoli, il direttore Artistico della compagnia - fondata nel 1921 da don Gaetano Napoli. È ormai universalmente noto che la tradizione dell’Opera dei Pupi, di cui i Fratelli Napoli sono illustri e riconosciuti alfieri, sia una delle marche d’identità più rappresentative della cultura isolana. La Marionettistica dei Fratelli Napoli di Catania è rimasta attiva senza soluzione di continuità dal 1921 a oggi, superando la grande crisi che investì l’Opera dei Pupi negli anni Cinquanta-Settanta del secolo scorso. La compagnia, infatti, ha saputo adattare l’Opira catanese alle esigenze del pubblico contemporaneo, pur mantenendosi fedele ai codici e alle regole di messinscena della tradizione”. “La mostra ‘Donne, eroine e dame all’Opera dei Pupi’ - afferma la presidente dell’associazione culturale siciliana Sikarte, Graziana Papale - intende presentare e promuovere il grande patrimonio storico-antropologico rappresentato da pupi, cartelli, fondali e scenografie teatrali, che come vere e proprie installazioni artistiche, attualizzano e raccontano la forte identità storica e artistica dell’Opera dei Pupi. Un focus all’interno della mostra è dedicato alle donne protagoniste delle antiche storie cavalleresche, ma anche alle donne che partecipano attivamente alla produzione e alla messa in scena degli spettacoli, e quindi costumiste e parlatrici, tra cui spicca Italia Chiesa Napoli, straordinaria interprete che ha dato voce ai personaggi femminili delle storie di repertorio”. (gci)
PROROGATA “LA MEMORIA NEL GHIACCIO" A TRENTO
La mostra “La memoria nel ghiaccio. Archeologia della Grande Guerra a Punta Linke” allestita a Trento, nello Spazio Archeologico Sotterraneo del Sas, sarà prorogata fino al 7 gennaio 2024. Dedicata ad uno dei luoghi della memoria più alti d’Europa e realizzata dall’Ufficio beni archeologici della Soprintendenza per i beni culturali provinciale in collaborazione con il Museo “Pejo 1914-1918. La guerra sulla porta”, l’esposizione, a cura di Franco Nicolis, documenta con fotografie e reperti gli interventi di recupero dai ghiacci dell’Ortles-Cevedale delle strutture della Prima guerra mondiale, condotti dagli archeologi nel sito di Punta Linke a oltre 3.600 metri di altitudine. Gli interventi di recupero dai ghiacci dell’Ortles-Cevedale delle strutture della Prima guerra mondiale, condotti dagli archeologi nel sito di Punta Linke, a 3.629 metri di altitudine, sono documentati nella mostra attraverso fotografie, reperti e un breve video tratto dal documentario “Punta Linke. La memoria” del regista Paolo Chiodarelli. L’esposizione ripercorre le fasi delle ricerche effettuate da un'équipe multidisciplinare composta da archeologi, geologi, guide alpine, restauratori e personale volontario condotte sul fronte della Prima guerra mondiale. Il ritiro dei ghiacciai, a seguito dei cambiamenti climatici degli ultimi anni, ha fatto riaffiorare, dopo cento anni, la stazione di una teleferica costruita dagli austro-ungarici per collegare Cogolo di Peio con Punta Linke, Cima Vioz e gli appostamenti del “Coston delle barache brusade” nel cuore del ghiacciaio dei Forni e assicurare così i rifornimenti ad uno dei punti più alti del fronte. Nel sito sono stati messi in luce, ben conservati dal ghiaccio, la baracca che ospitava la stazione della teleferica con il motore e l’officina meccanica per la sua manutenzione e il tunnel, scavato per trenta metri nel permafrost, che si apriva sul ghiacciaio. Accanto alle fotografie è esposta una selezione di reperti rinvenuti durante le indagini nel sito, tra i quali alcuni soprascarponi in paglia di segale che venivano utilizzati dai soldati durante i turni di guardia per affrontare le rigidissime temperature, guanti, manopole, ramponi e occhiali per proteggersi dai raggi del sole e dal riverbero della neve e del ghiaccio. Altri oggetti raccontano la quotidianità in condizioni estreme all’interno della postazione, come gli utensili dell’officina per azionare il motore e per la sua manutenzione. In mostra anche alcune suppellettili e oggetti attinenti alla sfera personale dei militari tra i quali una cartolina postale e una pipa in ceramica. (Roc)
A VICENZA ALLA SCOPERTA DEL RAFFAELLO ARCHITETTO
Tutti conoscono il Raffaello pittore, ma non tutti sanno che è stato un grandissimo architetto, uno dei più influenti di tutto il Rinascimento. È Raffaello a definire lo status teorico e pratico del disegno architettonico, con cui si sono progettati gli edifici per i cinque secoli successivi, fino all’attuale rivoluzione del disegno al computer. È Raffaello a trasformare il modo di studiare l’architettura romana antica, facendone il punto di partenza nell’elaborazione di forme e decorazioni della nuova architettura rinascimentale. È Raffaello il primo a costruire palazzetti per gli alti funzionari della ristretta cerchia del papa Leone X, che sono veri e propri “ritratti in muratura”, in grado di esprimere sulla scena urbana le passioni e le ambizioni dei suoi clienti. Al tempo stesso è Raffaello a far rinascere la tradizione romana antica della vita in campagna, costruendo la prima villa pienamente rinascimentale, villa Madama, sulle pendici di Monte Mario a Roma. Tutto questo è raccontato dallo scorso 7 aprile fino al 9 luglio al Palladio Museum di Vicenza, nel decennale della sua fondazione, dalla mostra “Raffaello. Nato architetto”, curata da Guido Beltramini, Howard Burns e Arnold Nesselrath, promossa dal CISA - Centro internazionale di studi di architettura “Andrea Palladio” nell’ambito delle iniziative del Comitato nazionale “Raffaello 1520-2020”. Un architetto come Palladio ha profondi, e malvolentieri riconosciuti, debiti con Raffaello: nel modo di disegnare, nel modo sistematico di indagare l’antico, nel concepire ville e palazzi “personalizzati”, e anche in elementi del linguaggio come la grande finestra termale di villa Malcontenta, copia letterale di quella di villa Madama. La mostra percorre venticinque anni della vita di Raffaello, decisa a dimostrare una tesi radicale: che Raffaello non nasce pittore e poi diviene architetto, quando gli viene affidato il cantiere dell’enorme basilica di San Pietro, dopo la morte di Bramante nel 1514. Non solo le sue prime opere edilizie, per il banchiere senese Agostino Chigi, risalgono a tre anni prima, ma Raffaello architetto lo è sin dall’inizio della propria attività di artista. Lo provano indizi concreti nei suoi disegni e dipinti a partire dal 1501, e nelle sue opere figurative vive da subito una nuova e innovativa idea di spazio, alimentata dallo studio e dall’imitazione dell’architettura della Roma antica. In mostra disegni originali, fra cui preziosissimi autografi di Raffaello, provenienti dal Royal Institute of British Architects di Londra e dagli Uffizi, taccuini e manoscritti dalla Biblioteca Centrale di Firenze, sculture antiche e libri rinascimentali, che presentano non solo le architetture costruite da Raffaello ma anche quelle, non meno affascinanti, rimaste sulla carta o andate distrutte, come palazzo Branconio dell’Aquila. Due riproduzioni ad altissima fedeltà degli enormi, intrasportabili cartoni per gli arazzi della Cappella Sistina, come il “Sacrificio di Listra” e la “Predica di San Paolo ad Atene”, porteranno in mostra l’intreccio inscindibile del Raffaello pittore e architetto, realizzati dalla celebre Factum Arte di Madrid, il leader internazionale di queste produzioni in bilico fra tecnologia e arte. Ad accompagnare la mostra, un catalogo scientifico che raccoglie gli esiti delle nuove ricerche sulle architetture costruite e dipinte di Raffaello. In particolare, il volume, che riunisce i contributi dei curatori e di tutti gli specialisti che hanno partecipato al gruppo di lavoro, vede per la prima volta pubblicate le ricostruzioni dei progetti perduti di Raffaello. La mostra è curata dagli storici dell’architettura Guido Beltramini (Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio, Vicenza), Howard Burns (Scuola Normale Superiore di Pisa, emeritus) e Arnold Nesselrath (Antiquitatum Thesaurus - Berlin-Brandenburgische Akademie der Wissenschaften). Accanto a loro, il progetto di ricerca vede coinvolto un gruppo di specialisti internazionali: Simone Baldissini (CISA Andrea Palladio, Vicenza), Amedeo Belluzzi (Università di Firenze), Maria Beltramini (Università di Torino), Christiane Denker Nesselrath (studiosa indipendente), Pierre Gros (Institut de France, Académie des Inscriptions et Belles-Lettres, Parigi), Francesco Marcorin (CISA Andrea Palladio, Vicenza), Timo Strauch (Antiquitatum Thesaurus - Berlin-Brandenburgische Akademie der Wissenschaften). L’allestimento è affidato all’architetto, nonché regista teatrale, Andrea Bernard. La mostra è realizzata in sinergia con la Direzione regionale Musei del Veneto, guidata da Daniele Ferrara, nel quadro dell’accordo di valorizzazione di Palazzo Barbaran da Porto fra ministero della Cultura e Centro Internazionale di Studi di Architettura "Andrea Palladio". (redm)
ALLA SCOPERTA DEGLI SCATTI DI ROBERT DOISNEAU A MILANO
Uno dei luoghi più affascinanti di Milano è pronto a ospitare i famosi scatti del fotografo Robert Doisneau (1912-1994). Dal 9 maggio al 15 ottobre, infatti, il Museo Diocesano Carlo Maria Martini di Milano ospiterà l’antologica di Robert Doisneau, uno dei più importanti fotografi del Novecento. L’esposizione, curata da Gabriel Bauret, promossa da Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e prodotta da Silvana Editoriale, col contributo di Fondazione Banca Popolare di Milano e di Fondazione Fiera Milano, ripercorre la vicenda creativa del grande artista francese attraverso 130 immagini in bianco e nero, tutte provenienti dalla collezione dell’Atelier Robert Doisneau a Montrouge, nell’immediata periferia sud di Parigi. (gci)
IL MITO DI MEDEA INTERPRETATO DA 17 ARTISTI A SIRACUSA
Medea, icona tragica della condizione femminile, è la protagonista della mostra internazionale d’arte contemporanea “Medea”, proposta dall’Amministrazione Comunale di Siracusa e curata dal noto critico d’arte Demetrio Paparoni, ospitata negli storici spazi del loggiato dell’Antico Mercato di Siracusa dal 5 maggio al 30 settembre. La mostra comprende opere di 17 artisti realizzate espressamente sul tema di Medea, attraverso lo sguardo inedito di sensibilità del nostro tempo provenienti da aeree geografiche diverse, dal Nord Europa alla Cina, dalla regione del Caucaso al Sudest asiatico, oltre che dall’Italia. Inoltre, la mostra mette in evidenza il legame inscindibile tra Siracusa e il teatro antico. Per l’occasione saranno esposte opere di: Margaux Bricler, Chiara Calore, Cian Dayrit, Helgi Thorgils Fridjonsson, Francesco De Grandi, Rusudan Khizanishvili, Sverre Malling, Rafael Megall, Ruben Pang, Daniel Pitin, Nazzarena Poli Maramotti, Vera Portatadino, Nicola Samorì, Natee Utarit, Ruprecht Von Kaufmann, Wang Guangyi e Yue Minjun. Sempre a Siracusa, al Teatro Greco, una settimana dopo l’inaugurazione della mostra, il dramma di Euripide tornerà in scena (fino al 2 luglio) prodotto dall’INDA - Istituto Nazionale Dramma Antico, con la regia di Federico Tiezzi. Prodotta dall’Amministrazione comunale di Siracusa e organizzata da Aditus, "Medea" sarà accompagnata dalla pubblicazione di un catalogo edito da Skira. Oltre al saggio di Demetrio Paparoni, sono presenti in catalogo testi su Medea scritti per l’occasione da Roberto Alajmo, Tiziano Scarpa e dagli artisti, che riflettono in prima persona sui loro rispettivi lavori. Il catalogo comprende inoltre un ampio repertorio iconografico di opere del passato incentrate sul mito di Medea, con immagini di Artemisia Gentileschi, Peter Paul Rubens, Charles André van Loo, Eugène Delacroix, Anselm Feuerbach, William Russell Flint, George Romney, Frederick Sandys, Johann Heinrich Fussli, Gustave Moreau, William Turner, Christian Wilhelm Ernst Dietrich, John William Waterhouse e Paul Cézanne. (gci)
DREAMSCAPE: NUOVA INSTALLAZIONE EVA FRAPICCINI A TORINO, NAPOLI, GENOVA
Un’immersione in un flusso sonoro per interagire con i sogni degli altri facendo i conti con i nostri, di sogni. È Dreamscape, installazione sonora immersiva di Eva Frapiccini, artista multimediale e ricercatrice particolarmente interessata al rapporto fra memoria, Potere e cambiamenti socio-politici. L’opera, realizzata con la curatela di Paola Ugolini e prodotta da AlbumArte, verrà ospitata dal 9 al 24 maggio al Polo del ‘900 di Torino per poi spostarsi dal 7 al 12 giugno al Museo Madre di Napoli e dal 6 al 16 luglio alla Fondazione per la Cultura - Palazzo Ducale a Genova (dal 14 al 16 nell’ambito del Festival Electropark). Dopo la precedente installazione audiovideo Dust of Dreams presentata nel 2022, Dreamscape è il secondo approdo di un progetto di ricerca internazionale sviluppato da Eva Frapiccini lungo il corso di ben undici anni dal titolo Dreams’ Time Capsule: dal 2011 al 2022 l’artista ha raccolto e registrato all’interno di una capsula itinerante il racconto dei propri sogni da parte migliaia di individui provenienti da tutto il mondo, facendo emergere – in occasione ad esempio del primo voto democratico in Egitto o subito dopo la Brexit – alcuni temi ricorrenti, parole chiave, archetipi. “Lo scopo dell’archiviazione era di realizzare un lavoro utopico, raggiungere le persone in diverse parti del mondo per registrare i loro sogni notturni, per capire se ci fossero delle immagini comuni, testando l’inconscio collettivo junghiano. Nel corso degli anni, durante votazioni storiche, pandemia, e referendum nazionali, a questa chiamata hanno risposto più di 2300 persone che sono entrate nella struttura itinerante a Bogotà, Il Cairo, Stoccolma, Genova, Berlino, Sharjah, Torino, Dubai, Riga, Bergamo” racconta l’artista. Un progetto di ricerca che si è tradotto prima nell’installazione video del 2022, cui è seguita anche una versione performativa su coreografie di Daniele Ninarello, per donare plasticità, corpo e immagine a questo straordinaria materia onirica; e adesso in una installazione sonora immersiva e interattiva che mette al centro della scena il pubblico pronto a (ri)scoprire e a (ri)percorrere le voci che costituiscono l’archivio dei sogni, secondo quella riflessione sul ruolo dello spettatore che, nell’era digitale, è anche creatore di contenuti, altro tema ricorrente nella ricerca artistica di Eva Frapiccini. Fra penombra e strutture luminose, la drammaturgia sonora della sound artist Sara Berts e i sistemi interattivi sviluppati da Emanuele Lauriola, Dreamscape sposta così l’attenzione da una visione a distanza a un’esperienza partecipativa live, in cui diventa fondamentale la relazione fra fisicità, opera artistica e spazio espositivo. Un’esperienza estremamente intima e collettiva al tempo stesso che rivela la dimensione universale dell’inconscio, poiché i sogni trascendono le culture di appartenenza di chi li genera. “Si può dire che le voci conservate nell’archivio appartengano ad un tempo sospeso, non sono nel passato e nel futuro, semplicemente sono, e ci parlino di qualcosa che è al di fuori del tempo: il viaggio onirico” afferma l’artista. Infine, ad accompagnare Dreamscape nelle tre tappe di Torino, Napoli e Genova, una serie di attività collaterali che coinvolgeranno le scuole secondarie di I e II grado, le Università e gli abitanti dei territori, fra workshop, panel, talk e pubblicazioni scientifiche.(red – 8mag)
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