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DI MATTEO: VOGLIONO
ATTUARE PIANO P2

“C'è un disegno unico nelle riforme che attuano il programma fondativo di Forza Italia e affondano le radici nel disegno della loggia P2”, “il momento è delicato. Ora si può ridisegnare la magistratura spuntando le armi del controllo di legalità”. Lo afferma Nino Di Matteo, pm della Procura nazionale antimafia in una intervista a Il Secolo XIX. “Nel solco del programma dei governi Berlusconi, negli ultimi anni la politica è pervasa da una voglia di rivalsa nei confronti di una certa magistratura. Quella che, in ossequio alla Costituzione, ha esercitato il controllo di legalità a 360 gradi” e “le riforme Cartabia e Nordio vanno nella stessa direzione. Che non è rendere più veloce la giustizia, ma sdoppiarla. Implacabile sui reati comuni; lenta e spuntata verso le manifestazioni criminali dei colletti bianchi. Cartabia ha aperto il varco che Nordio percorre. Le sue riforme darebbero la spallata finale. Improcedibilità che fa svanire i processi in appello e cassazione, inducendo le procure ad atomizzare l'azione penale, tralasciando i sistemi criminali complessi. Previsione di querela per perseguire reati come sequestri di persona e lesioni gravi. Criteri di priorità dell'azione penale indicati dal Parlamento. Limitazioni al diritto di cronaca anche per notizie non più coperte da segreto. Fin qui la riforma Cartabia. Poi arriva il nuovo governo. Ampia liberalizzazione delle procedure di appalto. Abrogazione dell'abuso di ufficio. Limitazione del traffico di influenze. Ulteriore stretta sulla pubblicazione di intercettazioni non più coperte da segreto. Modifiche costituzionali su separazione delle carriere e obbligatorietà dell'azione penale. Non vedo discontinuità, ma un percorso unico, che tra l'altro affonda le radici in epoche lontane”. E sostiene che “in parte significativa queste riforme coincidono con i programmi dei primi governi Berlusconi. E per certi aspetti, anche piuttosto rilevanti su giustizia e informazione, con il piano di rinascita democratica della loggia P2” per “ridimensionare l'indipendenza della magistratura, controllarla direttamente e indirettamente. Questa è la posta. Il sistema di potere intende blindarsi, inattaccabile dal controllo di legalità”. Inoltre sottolinea che “negli ultimi quindici anni si è consolidata la tendenza di una magistratura dominata da carrierismo e burocrazia. Procure gerarchizzate e interessate più alle statistiche che all'approfondimento delle indagini”, “sta cambiando il Dna del giovane magistrato. Un tempo desiderava fare le indagini più complesse, anche correndo rischi. Oggi si preoccupa di non sbagliare, di non entrare in rotta col capo, di fare solo i processi facili per non ‘sporcare’ le statistiche”. Inoltre evidenzia che “oggi su oltre 57mila detenuti, meno di dieci scontano una pena definitiva per corruzione. In Italia la corruzione è stata debellata oppure, a me pare, è un fenomeno sostanzialmente impunito. Le riforme tendono ad allargare questa impunità”, “c'è un non detto di fondo. E mi fa specie, nel momento in cui esponenti del governo, a cominciare dal primo ministro, rivendicano l'adesione al modello ideale di Borsellino”. Ed infine sottolinea: “Non è stata la magistratura a invadere il campo della politica, ma la politica ad accollare alla magistratura il compito di risolvere casi di condotte incompatibili con il ruolo pubblico. Salvo poi lamentare che la magistratura fa campagna elettorale”. (14 lug – red)

 

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