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direttore Paolo Pagliaro

"Solennita’ e tormento": l'arte di Mario Sironi a Modena

Mostre
Le grandi mostre in programma in Italia e quelle che hanno l'Italia, attraverso i suoi grandi artisti, come protagonista nel mondo. Lo "Speciale mostre" è un viaggio tra capolavori, opere d'avanguardia e sperimentali, pittura e scultura, memoria e identità, storia e filosofia, un tributo all'arte e ai suoi protagonisti e un modo per scoprire quanto di buono fanno le istituzioni nazionali e locali per il nostro patrimonio culturale e di creatività.

Un’occasione unica per ammirare le opere di Mario Sironi: la Galleria BPER Banca ospiterà dal 15 settembre al 4 febbraio 2024, negli spazi della pinacoteca di Modena, il progetto espositivo “Mario Sironi. Solennità e tormento”, a cura di Daniela Ferrari. La mostra si inscrive nel calendario di appuntamenti di festivalfilosofia il cui tema per l’edizione 2023 è “parola” (dal 15 al 17 settembre a Modena, Carpi e Sassuolo). L’esposizione propone un corpus di 40 opere di Mario Sironi (Sassari, 1885 - Milano, 1961). Sono esposte per la prima volta fuori dalla Sardegna diverse opere datate tra il 1926 e il 1958 appartenenti a una ricca raccolta sironiana donata al Banco di Sardegna, parte del Gruppo BPER Banca, dalla compagna dell’artista Mimì Costa. Tra i lavori in mostra spicca il grande dipinto Allegoria del lavoro, studio preparatorio di un affresco oggi distrutto proposto con grande successo nel 1933 alla V Triennale di Milano. A questo nucleo si aggiungono importanti capolavori provenienti da prestigiose collezioni private, dall’Associazione Mario Sironi e dall’Archivio Mario Sironi. Il tema della “parola” è elemento portante della mostra che La Galleria BPER Banca dedica a Sironi: pagine di giornale, manifesti, buste con indirizzi, scritte che attraversano le immagini, la parola è stata spesso contesto e supporto del lavoro pittorico di Mario Sironi. Il progetto “Mario Sironi. Solennità e tormento” intende mettere in luce la grandiosità pittorica e grafica di questo maestro assoluto del primo Novecento, che ha saputo rappresentare i tormenti dell’uomo in un’epoca tragica e travagliata come quella del Ventennio. L’esposizione sarà accompagnata da un catalogo a carattere scientifico edito da Sagep Editori, che riprodurrà la totalità delle opere esposte con saggi della curatrice della mostra, Daniela Ferrari, e di Fabio Benzi, tra i maggiori studiosi dell’opera sironiana. Interprete autentico dei princìpi del ritorno alla classicità senza mai scadere nella sterile imitazione accademica, Sironi nei primi anni Venti dipinge figure silenziose dagli sguardi riflessivi, le cui pose compiute e i cui gesti statuari anche se pacati, si esprimono in ambienti dominati dal silenzio. Anche le sue nature morte sembrano provenire da un universo platonico, rarefatto, assoluto, con gli oggetti dipinti che hanno la funzione di simboli archetipici: il vaso, la colonna, il capitello, il canestro di frutta, la statua, la brocca, la tazza popolano le sue composizioni. Sironi è celebre per i suoi paesaggi urbani, carichi di desolazione e solitudine, con i quali l’artista riesce a esprimere quel senso di vuoto e di identità perduta tipico delle città metropolitane con le loro periferie in espansione, i corpi di fabbrica dalle architetture essenziali, le ciminiere, i gasometri e i camion che percorrono strade vuote. Negli anni Trenta Sironi esprime la vocazione sociale della propria arte in modi coerenti con gli aspetti corporativi e proletari dell’ideologia fascista, che egli condivideva. Il suo credo in un’arte costituita da un impianto compositivo rivolto alla classicità trova la sua massima espressione nei progetti di arte murale e in programmi decorativi dominati da forme salde, luci mielate, linee ferme, posture austere, ordine, gravità, rigore, disciplina e compostezza. (gci)

GLI SCATTI DI TINA MODOTTI A PALAZZO ROVERELLA DI ROVIGO

Tina Modotti (1896-1942), dopo Robert Capa e Robert Doisneau, nel grande autunno della fotografia di Palazzo Roverella a Rovigo. L’appuntamento con la più leggendaria delle donne fotografe è, dal 22 settembre al 28 gennaio 2024, in una estesa monografica – più di 200 immagini insieme a filmati e documenti – curata da Riccardo Costantini con la collaborazione di Gianni Pignat e Piero Colussi. La mostra è promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e si avvale della collaborazione di Cinemazero e della segreteria organizzativa di Dario Cimorelli Editore. Donna che non ammetteva barriere o limiti, Tina affrontò la vita, dalla povera casa di via Pracchiuso 89 della natia Udine ad Hollywood, dove fu protagonista in tre film muti, e poi nella vivacità culturale di Città del Messico. Ad introdurla alla fotografia fu il grande fotografo americano Edward Weston, di cui fu modella e assistente, arrivando a costruire un suo personale percorso tematico e stilistico. Tina Modotti sperimenta l’uso della macchina fotografica, spaziando dalle architetture alle nature morte, per poi dedicarsi anima e corpo a raccontare la vita, il lavoro, la quotidianità dei ceti popolari, contadini e operai, cui lei sentiva di appartenere. L'esposizione documenta l’intera opera della Modotti, facendo perno sulla ricostruzione dell’unica mostra da lei direttamente realizzata a Città del Messico, nel 1929, dove furono esposte una sessantina di opere, oltre 40 delle quali saranno presenti a Rovigo. Tina Modotti partecipa alla vivacità culturale della città, frequenta lo scrittore John Dos Passos, l’attrice Dolores Del Rio e diventa amica di Frida Kalho e Diego Rivera, e di quest’ultimo fotografa i murales. L’opera di Tina Modotti fu per molti anni dimenticata fino alla sua riscoperta nell’occasione della mostra al Moma di New York, nell’inverno del 1977. Da quel momento la sua figura di donna intellettuale ed anticonformista, così come la sua opera fotografica, sono state oggetto di studi ed approfondimenti, confermandone il ruolo di grande protagonista del XX secolo. (gci)

"VOLTI": I RITRATTI DELLA PITTURA ITALIANA A BELLANO (LC) E TREMEZZINA (CO)

ArchiViVitali e FAI presentano, dal 21 luglio al 12 novembre, la mostra collettiva “VOLTI. La pittura italiana di ritratto nel XX secolo” in due sedi espositive, lo Spazio Circolo a Bellano (Lecco) e Villa del Balbianello, dimora del FAI a Tremezzina (Como), che per la prima volta apre a un progetto d’arte contemporanea. La mostra è a cura di Luca Beatrice, ideata da Velasco Vitali e prodotta da ArchiViVitali. “VOLTI” celebra la pittura di ritratto tra ‘900 e contemporaneità, tra committenza e libera interpretazione, attraverso oltre sessanta opere di artisti italiani realizzate dal 1910 a oggi, che testimoniano l'evoluzione del ritratto e riflettono sulla sua importanza storica e attuale. Tra gli artisti selezionati figurano: Gaetano Previati, Matteo Olivero, Evangelina Alciati, Anselmo Bucci, Felice Casorati, Giorgio De Chirico, Carlo Levi, Alberto Savinio, Italo Cremona, Alberto Ziveri, Ubaldo Oppi, Cagnaccio di San Pietro, Aroldo Bonzagni, Ernesto Thayaht, Pietro Marussig, RAM, Gigi Chessa, Francesco Menzio, Nella Marchesini, Jessie Boswell, Lalla Romano, Vittorio Matteo Corcos, Carol Rama, Mario Merz, Gisberto Ceracchini, Achille Funi, Pompeo Borra, Cesare Maggi, Ferruccio Ferrazzi, Enrico Baj, Giacomo Soffiantino, Giancarlo Vitali, Mario Ceroli, Giosetta Fioroni, Michelangelo Pistoletto, Giulio Paolini, Luigi Ontani, Salvo, Mimmo Paladino, Sandro Chia, Francesco Clemente, Enzo Cucchi, Vanessa Beecroft, Francesco Vezzoli, Luca Pignatelli, Corrado Zeni, Daniele Galliano, Giovanni Iudice, Stefano Arienti, Thorsten Kirchhoff, Daniele Vezzani, Velasco Vitali, Luca Caccioni, Valerio Berruti, Massimo Kaufmann, Bernardo Siciliano, Livio Scarpella, Andrea Martinelli, Enrico Tealdi, Andrea Barzaghi, Luca De Angelis e Davide Serpetti. Il progetto si sviluppa sulle due sponde del Lago di Como, mettendo in dialogo quella lecchese con quella comasca: un invito alla scoperta di due luoghi altamente rappresentativi, un piccolo viaggio lungo la via d’acqua che unisce due opposti tradizionalmente “lontani”, il ramo manzoniano e quello comasco, l’area manifatturiera e quella del Grand Tour, disseminata di ville neoclassiche. “VOLTI” si inserisce nell’ambito delle iniziative di approfondimento sul tema del ritratto nell’arte, promosse dal Comune di Bellano e dell’Assessorato alla cultura. Lo Spazio Circolo verrà allestito come una quadreria, una grande stanza dove i ritratti sembreranno vere e proprie presenze in stretto dialogo con il visitatore. A Villa del Balbianello i dipinti saranno allestiti negli ambienti adiacenti alla Loggia e integrati con l’attuale collezione di stampe e di libri, così da amplificare il senso d’identità e la tensione verso la bellezza che rende speciale questo luogo. Luca Beatrice commenta: “Nel corso della storia dell’arte il genere del ritratto ha ricoperto funzioni sociali, politiche e culturali: ha mostrato il potere, la bellezza, l’importanza, la ricchezza e persino idealizzato l’uomo comune. Con l’avvento della fotografia, divenuta in brevissimo tempo il mezzo più utilizzato per la ritrattistica, il XX secolo segna una svolta fondamentale. Gli artisti cominciano a esplorare nuovi approcci; molti cercano di raccontare il carattere e la sfera emotiva dei soggetti, altri di esprimere il rapporto tra pittore e modello. L’interesse sempre più forte per la psicologia, unito al desiderio di rompere con la tradizione del passato, porta questi artisti a compiere innovazioni formali che cambieranno per sempre il modo di rappresentare le persone”. (gci)

A SESTO SAN GIOVANNI (MI) GLI SCATTI CHE RACCONTANO IL MONDO DEI BAR

Tra birra e fotografia: Galleria Campari presenta “Bar Stories on Camera. Galleria Campari / Magnum Photos” dal 4 ottobre sino al 30 aprile 2024 presso gli spazi della Galleria Campari a Sesto San Giovanni, Milano. L’esposizione, curata da Galleria Campari, presenta 90 fotografie dagli anni Trenta agli inizi degli anni Duemila che raccontano il mondo del bar attraverso 48 immagini dall'Archivio Storico Galleria Campari e 42 scatti a firma di 24 fotografi internazionali dell'agenzia Magnum Photos, tra cui figurano Robert Capa, Elliott Erwitt, Martin Parr e Ferdinando Scianna. “Bar Stories on Camera. Galleria Campari / Magnum Photos” è la prima mostra realizzata da Galleria Campari in partnership con Magnum Photos. Suddivisa in tre sezioni tematiche - Sharing Moments, Bar Campari, The Icons - la mostra presenta immagini che costruiscono un racconto composto di storie, ritualità e personaggi dall’Italia e dal mondo. La raccolta di immagini dall'Archivio di Galleria Campari e gli scatti dei grandi fotografi di Magnum danno vita a una narrazione che esplora il tema a 360°, raccontato attraverso la lente del tempo. Mediante il dialogo tra media, supporti, epoche e immaginari diversi, viene restituita tutta la sfaccettata vitalità del mondo dei bar in un periodo storico unico, recente ma anche remoto, in un’esplorazione della sua connotazione sociale come luogo di incontro, aggregazione, svago e scambio culturale di cui Campari è protagonista dal 1860. L'allestimento presenta una quarta sezione espositiva, Campari Memories, che contiene una nutrita selezione di ricettari e libri sui cocktail da fine XIX secolo agli anni Duemila, oltre a oggetti ed ephemera originali legati al bar, alcuni dei quali mai esposti prima: menù, carte intestate, insegne di visibilità, bicchieri, attrezzi per la miscelazione, locandine e oggetti pubblicitari vintage. (gci)

A VERONA LE SCULTURE DI KATJA LOHER E DARIO TIRONI

Dopo il successo riscosso al Castello Scaligero di Malcesine (VR), sarà allestita negli spazi di Kromya Art Gallery a Verona un’ulteriore sezione della mostra “Memorie dal Futuro”, curata da Marina Pizziolo, con opere scultoree di Katja Loher (Zurigo, 1979) e Dario Tironi (Bergamo, 1980). L’esposizione da Kromya Art Gallery, aperta al pubblico dall’8 agosto al 30 settembre, sarà ufficialmente inaugurata giovedì 7 settembre alle ore 18.30, alla presenza degli artisti e della curatrice. Visitabili in parallelo (la mostra promossa dal Comune di Malcesine prosegue fino al 29 ottobre), le due sedi offrono una diversa prospettiva sul lavoro dei due autori, accomunati dalla stessa appassionata battaglia per la difesa dell’ambiente. Se a Malcesine sono esposte opere a carattere monumentale, a Verona sono presentati lavori di dimensioni più contenute: sette video sculture in vetro soffiato di Katja Loher e sette sculture di Dario Tironi, capaci di stringere un confronto visivo ancora più diretto e coinvolgente. La difesa dell’ambiente assume nelle video sculture di Katja Loher le forme di un’ispirata magia. Partendo da verità scientifiche l’artista riesce a dare vita a opere d’arte che si servono di un linguaggio estetico magnetico e suggestivo, capace di far scivolare l’osservatore in un mondo di stupefacente bellezza. Per dare forma alle sue video sculture, un mix di vetro soffiato e monitor, Loher parte dall’osservazione di fotografie e visioni al microscopio del plancton, alle quali sovrappone complesse coreografie. I corpi di uomini e donne, ripresi dall’alto, danno vita a una danza che simula il movimento di elementi microscopici, fluttuanti e vivi. L’inaugurazione della mostra di Kromya Art Gallery, realizzata in collaborazione con il Comune di Malcesine, sarà anticipata dalla presentazione del catalogo, in programma sabato 2 settembre a Malcesine. Un libro aumentato, ossia digitale, ma arricchito da contenuti video, pubblicato da EdiXion, la casa editrice multimediale di Artconsulting.net. Scrive Marina Pizziolo: “Katja Loher e Dario Tironi, con linguaggi diversi, senza sit-in aggressivi, senza incursioni vandaliche, riescono a farci sentire che l’arte non è l’oggetto da imbrattare, il simulacro da violentare per ottenere più che altro i quindici minuti di notorietà profetizzati da Warhol, ma un canto prezioso che l’umanità può ancora elevare per raccontare la vita e il suo mistero”. “Katja Loher - si legge nel testo di Marina Pizziolo - ci conduce così in un viaggio incantato alla scoperta delle meraviglie della natura, di forme di vita invisibili ai nostri occhi, ma capaci di racchiudere in sé un mondo caleidoscopico, un 'miniverso' onirico e ipnotico”. Dario Tironi è un artista che lavora sulla poetica dei rifiuti, “facendoci scoprire la bellezza del dismesso, dello scarto, dell’inutile - scrive Marina Pizziolo - Gli oggetti più disparati, elettrodomestici, giocattoli, contenitori, composti in un mosaico tridimensionale che ripercorre le forme della statuaria classica, diventano nasi, bocche, braccia e gambe. Un coraggioso ‘Arcimboldo tecnologico’ che ci porta alla scoperta della vita segreta delle cose”. (gci)

NELLA FOTO. Mario Sironi, Allegoria del lavoro 1932-33, 202 × 271,5 × 4 cm, Olio su tela, Collezione Banco di Sardegna - Gruppo BPER Banca (dettaglio)

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